il 17 gennaio di quest’anno Bobby Fischer ha perso una partita. La cosa non è capitata spesso al grande campione di Brooklyn, e credo che a tutti noi non possa non dispiacere che la partita in questione fosse quella con la vita.
Tutti di Fischer ricordano un immagine vincente, a tratti arrogante. Tutti ricordano la straordinaria vittoria contro Boris Spassky del 1972 nella “Partita del Secolo”, che più che una sfida di scacchi si era trasformata nella versione a tavolino della Guerra Fredda. Le richieste capziose di Fisher agli organizzatori, dopo l’incredibile sconfitta della prima partita, portarono alla perdita a tavolino anche della seconda, e diedero l’idea che il tutto dovesse chiudersi rapidamente in favore del russo. La rimonta che ne seguì e che lo portò alla vittoria finale, è rimasta leggendaria e fece di lui un eroe in tutto il mondo e lo strumento preferito della propaganda nazionale. Nel 1975, le sue nuove richieste regolamentari non furono accolte dalla federazione, e Fischer non si presentò a difendere il titolo che finì nelle mani di Karpov.
La parabola del campione iniziò la sua fase discendente e in breve tempo prese una dinamica rovinosa. Fischer si avvicinò a movimenti religiosi assai discutibili, prese assurde posizioni antisemite e di negazione dell’olocausto, e per errore finì in galera scambiato per un rapinatore. Riemerse dall’anonimato esattamente vent’anni dopo la sfida del secolo per replicarla con Spassky nell’ex-Jugoslavia che era sotto embargo ONU. Fischer sputò sul documento che doveva impedire la sua partecipazione e giocò la sfida, gli Stati Uniti emisero un mandato di cattura internazionale che impedì per sempre al campione di rientrare nel proprio paese.
Nel 2001 esultò dai microfoni di un'emittente radio filippina per gli attentati alle torri gemelle e tre anni dopo venne arrestato all’aeroporto di Tokyo per un irregolarità sul passaporto: in realtà le autorità nipponiche agivano su mandato americano. Il suo vecchio nemico Spassky tentò di intercedere presso la presidenza degli Stati Uniti, chiedendo la liberazione di Fischer, o in alternativa che fosse arrestato a sua volta, visto che si era macchiato delle medesime colpe: unica condizione, la stessa cella e una scacchiera. Ciononostante, Fischer conobbe di nuovo il carcere e, una volta rilasciato, ottenne asilo in Islanda, proprio il paese in cui si era svolta la sfida del secolo oltre trent’anni prima e dove è morto qualche giorno fa per una crisi renale. Quando scese la scaletta dell’aereo che lo portava a Reykjavík, le telecamere inquadrarono la sconfortante immagine di quello che sembrava un senzatetto e l’ombra dell’uomo e del campione che era stato.
La storia di Bobby Fischer suggerisce alcune conclusioni.
Anzitutto ci ricorda che il fatto di volare molto in alto con ali di cera può rendere oltremodo tragica la caduta, e ci conferma la pazzia che sembra affliggere quasi tutti i grandi maestri di scacchi, quasi che il cervello, costretto ad espandersi oltremisura, finisca per cannibalizzare se stesso. Ma soprattutto ribadisce la propensione degli Stati Uniti ad attribuire valore pressoché nullo all’esistenza di una persona, che come mito, consunto fino alla trama dalle lodi, può sempre essere rivoltato e servire altrettanto bene al dileggio: cosa che forse può offrirci una chiave di lettura per altre storie del grande paese crudele.
Per concludere, da questa partita durata una vita, pensate che sia uscito sconfitto Bobby Fisher o gli Stati Uniti d’America?
Tutti di Fischer ricordano un immagine vincente, a tratti arrogante. Tutti ricordano la straordinaria vittoria contro Boris Spassky del 1972 nella “Partita del Secolo”, che più che una sfida di scacchi si era trasformata nella versione a tavolino della Guerra Fredda. Le richieste capziose di Fisher agli organizzatori, dopo l’incredibile sconfitta della prima partita, portarono alla perdita a tavolino anche della seconda, e diedero l’idea che il tutto dovesse chiudersi rapidamente in favore del russo. La rimonta che ne seguì e che lo portò alla vittoria finale, è rimasta leggendaria e fece di lui un eroe in tutto il mondo e lo strumento preferito della propaganda nazionale. Nel 1975, le sue nuove richieste regolamentari non furono accolte dalla federazione, e Fischer non si presentò a difendere il titolo che finì nelle mani di Karpov.
La parabola del campione iniziò la sua fase discendente e in breve tempo prese una dinamica rovinosa. Fischer si avvicinò a movimenti religiosi assai discutibili, prese assurde posizioni antisemite e di negazione dell’olocausto, e per errore finì in galera scambiato per un rapinatore. Riemerse dall’anonimato esattamente vent’anni dopo la sfida del secolo per replicarla con Spassky nell’ex-Jugoslavia che era sotto embargo ONU. Fischer sputò sul documento che doveva impedire la sua partecipazione e giocò la sfida, gli Stati Uniti emisero un mandato di cattura internazionale che impedì per sempre al campione di rientrare nel proprio paese.
Nel 2001 esultò dai microfoni di un'emittente radio filippina per gli attentati alle torri gemelle e tre anni dopo venne arrestato all’aeroporto di Tokyo per un irregolarità sul passaporto: in realtà le autorità nipponiche agivano su mandato americano. Il suo vecchio nemico Spassky tentò di intercedere presso la presidenza degli Stati Uniti, chiedendo la liberazione di Fischer, o in alternativa che fosse arrestato a sua volta, visto che si era macchiato delle medesime colpe: unica condizione, la stessa cella e una scacchiera. Ciononostante, Fischer conobbe di nuovo il carcere e, una volta rilasciato, ottenne asilo in Islanda, proprio il paese in cui si era svolta la sfida del secolo oltre trent’anni prima e dove è morto qualche giorno fa per una crisi renale. Quando scese la scaletta dell’aereo che lo portava a Reykjavík, le telecamere inquadrarono la sconfortante immagine di quello che sembrava un senzatetto e l’ombra dell’uomo e del campione che era stato.
La storia di Bobby Fischer suggerisce alcune conclusioni.
Anzitutto ci ricorda che il fatto di volare molto in alto con ali di cera può rendere oltremodo tragica la caduta, e ci conferma la pazzia che sembra affliggere quasi tutti i grandi maestri di scacchi, quasi che il cervello, costretto ad espandersi oltremisura, finisca per cannibalizzare se stesso. Ma soprattutto ribadisce la propensione degli Stati Uniti ad attribuire valore pressoché nullo all’esistenza di una persona, che come mito, consunto fino alla trama dalle lodi, può sempre essere rivoltato e servire altrettanto bene al dileggio: cosa che forse può offrirci una chiave di lettura per altre storie del grande paese crudele.
Per concludere, da questa partita durata una vita, pensate che sia uscito sconfitto Bobby Fisher o gli Stati Uniti d’America?
33 commenti:
L'altro giorno, quando ho appreso della morte di Fischer ci sono rimasto male; le considerazioni finali che fai mi trovano entrambe pienamente d'accordo e mi causano dispiacere...
Da appassionato scacchista, "conoscevo" Fischer
ma non la sua drammatica storia.
Grazie Rick per avermela fatta conoscere
e averla riassunto in modo esemplare.
E' da anni che non gioco più a scacchi e
visto le tue premesse
("quasi che il cervello, costretto ad espandersi oltremisura, finisca per cannibalizzare se stesso"),
non me ne dolgo :-)
Non credo proprio che il caro Bobby sia stato sconfitto,
... sicuramente i "posteri" gli daranno la giusta e meritata "vittoria"!
Ciao Bobby. Ti sia lieve la terra.
:-(
C.
@ daniele md: credo che la foto dica veramente tutto... sembra anche lui un reduce di una delle tante guerre a stelle e strisce.
un saluto arroccato
@ gianni: caro Gianni, credo che la storia di Fischer ribadisca le immense lacune della nostra informazione: una storia dai mille risvolti interessanti, umani e politici, riscoperta solo dopo la morte del protagonista... un giornalismo fatto di coccodrilli... forse toccherebbe a noi fare il coccodrillo all'informazione.
grazie, e un saluto a fauci spalancate
... il coccodrillo che c'è in te la sta già facendo egregiamente.
@ comicomix: credo gli sia capitata una buona terra, certamente più accogliente di quella da cui veniva
un caro saluto
Una storia che non conoscevo, e che ti ringrazio di avermi raccontato.
Tragica e significativa
ti ringrazio molto, e ne approfitto per segnalare a tutti gli amici un paio di romanzi che trattano di scacchi:
"La novella degli scacchi" di Stefan Zweig
"La variante di Lunenburg" di Paolo Mauresing
Entrambi, oltre che di scacchi, fanno riferimento all'Olocausto, e visto l'approssimarsi del Giorno della Memoria, mi sento di consigliarveli.
in giornata vorrei anche lanciare un'iniziativa legata al Giorno della Memoria e ai libri
un caro saluto
articolo di primissima qualita' come sempre. grazie
come i tuoi due di oggi...
grazie, e grazie a te!
grazie, ma le mie sono mere traduzioni.
piuttosto, se hai tempo e se non l'hai visto prima, guardati questo: [www.amicidiangal.org] secondo me ti interessa. ciao!
amaramente,per me, non ha vinto ne Lui (visto le immagini ultime,non sembra vincitore e come abbia vissuto lo leggeremo quando qualcuno scrivera della vita e allora scopriremmo la verità) ma non ha vinto nemmeno la prepotente Nazione che contrariamente alla sua fama di Libero pensiero per ogni suo cittadino ,voleva imporre solo per mero tornaconto a Robby "Genio pazzo" la sua legge del più forte scontrandosi con le sue idee. un caro saluto e buona settimana Adriano
sicuramente la considerazione più giusta: chissà chi dei due se ne è reso conto?
una buona settimana anche a te
Forse entrambi
Gli USA certamente (tra l'altro io pur amando gli scacchi non conoscevo la vita di Fischer dopo il 1975) ma anche lui per certe scelte poco felici e per come purtroppo si era "ridotto".
Non condivido il passaggio dove sembri sostenere che per forza tutte le grandi menti possono poi arrivare a "cannibalizzare" se stesse.
Restando nel campo scacchistico vorrei citarti un altro grande del "settore" :-))) ossia Kasparov che uscendo da quel mondo a parte che è la scacchiera ha deciso di lottare per la libertà e la democrazia in Russia.
Ha scelto quindi la vita e la voglia di essere con gli altri per ottenere qualcosa per sè, il suo Paese e la sua gente.
E quel "qualcosa" è la libertà, libertà che forse Fischer lontano da quella geometrica e fantasiosa realtà che sono gli scacchi, non sapeva apprezzare e gestire.
Resta cmq un uomo eccezionale che ha sbagliato e che però non è certo stato aiutato per quello che poi ha anche rappresentato per il suo Paese.
Ciao Riccardo
Daniele
E' stato un uomo oltremodo contraddittorio che ha fatto anche della sua stessa vita una contraddizione...
Gli Stati Uniti ne escono sconfitti, ma il governo ne esce vittorioso, perché ha ottenuto quello che voleva (purtroppo).
Credo che le persone molto più intelligenti della media si trovino a disagio in un mondo come il nostro e che per questo alcuni finiscano addirittura per uscire di testa.
Simone
Non saprei dire chi abbia vinto o perso, né in che modo.
Comunque gli USA non ci fanno una bella figura, come non ce la fanno ogni volta che si mettono contro UN essere umano, con tutta la loro potenza e il loro peso. (Mi viene in mente quanto successe a Charlie Chaplin durante il maccartismo, ma lui era inglese e poteva infischiarsene).
Conoscevo la sua storia, sebbene, non essendo appassionata di scacchi, la conoscevo solo superficialmente. Da persona che ama le storie ti ringrazio per questo appassionato ricordo.
Io non conoscevo la sua storia e riconosco che la tua è una preziosa testimonianza, sono certa che dai giornali non l'avrei mai saputa.
Grazie, Riccardo, un caro saluto.
Cris
@ daniele: quella considerazione era contenuta ne "La novella degli scacchi" di Zweig, ed era quindi più che altro una citazione. Sicuramente ammirevole Kasparov, per i motivi da te ricordati, ma anche lui non se la passa benissimo visto che la gioventù putiniana usa la sua immagine per il tiro al bersaglio.
Fischer ha sicuramente sbagliato, ma credo abbia pagato un prezzo davvero molto alto.
una buona settimana
@ franca: hai ragione, ma la sua storia lascia comunque l'amaro in bocca.
una buona settimana
@ lupo sordo: da quelle parti capita purtroppo abbastanza spesso... in un modo o nell'altro :)
un saluto sotto scacco
@ simone: certamente un'intellingenza fuori dal comune è un bel fardello da portare...
un saluto, senza problemi di quel tipo
@ uyulala: e io ringrazio ti molto per aver ricordato la storia di Chaplin, e per averci portato a riflettere come certe cose forse facciano parte di un nuovo maccartismo.
un caro saluto
@ cristina: qualche giornale l'ha riportata, ma è stata necessaria la sua morte perchè la storia venisse fuori.
grazie a te, e una buona settimana
Due o tre mesi fa, La7 ha trasmesso un documentario sulla vita di Fischer... sono rimasto molto colpito dal personaggio. Temo purtroppo che il suo sia il destino che tocca a molti autentici geni in un mondo come il nostro. I governi li usano, non capiscono e non vogliono capirne la logica, trasformandoli in bombe ad orologeria perchè credono sempre di poterli piegare alla ragion di stato... per poi reagire male quando esplodono, quando questi cercando di affermare se stessi per quello che sono... non semplici strumenti, ma esseri superiori. Anyway... Bobby non ha perso, è andato a giocare a scacchi altrove.
@ llancalot: mi fa piacere scoprire che esite ancora qualche emittente che trasmette cose interessanti e mi spiace essermelo perso. E ti ringrazio per l'ottimo commento che ha colto il mio intento di stigmatizzare lo sfruttamento "selvaggio" da parte dei governi di personaggi come Fischer.
grazie anche della visita
Io penso che in Italia si sarebbero comportati pressapoco.
O forse anche peggio.
mi auguro di no, ma visto i tempi non mi sento di escluderlo.
una buona settimana
Solito antiamericanismo da due lire. Era un povero squilibrato anche se geniale a suo modo. RIP
Quoto. Se c'è un paese che esalta i veri talenti...
Si continua a non capire la diversa percezione di questioni a noi lontane, tra le ultime righe si parla di 11 settembre
al cambio attuale meglio l'americanismo da due lire che quello da due dollari ;)
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