ormai da qualche anno vige un tacito patto di non aggressione al Festival.
Chi ne parla male viene guardato con una certa sufficienza, come sparasse sulla Croce Rossa o spacciasse ovvietà. Siccome ho sempre pensato che la mia tendenza naturale è quella di appartenere a una minoranza, rompo l’accordo e invado la Riviera dei Fiori.
Anzitutto trovo sorprendente che si possa riempire il Maracanà in ogni ordine di posti per scoprire che si gioca la “scapoli-ammogliati” del comune di Passerano-Marmorito. Fatico anche a comprendere come uno debba sorbirsi dozzine di brani orripilanti per ascoltarne un paio passabili cantati da ospiti che si fanno pagare cachet vergognosi: un po’ come scorrere le trenta pagine del programma del PD per trovarci un paio di righe accettabili. E visto che ci siamo, l’assommarsi della campagna elettorale e di quella nazional-popolare potrebbe ingenerare confusione su chi faccia spettacolo pietoso e chi spettacolo pietistico.
Unica speranza è ovviamente che Giuliano Ferrara si cali come deus ex-machina sul palco e, schiacciato il povero Vessicchio, lo occupi interamente in difesa di quegli attempati embrioni cinguettanti che da circa tren’anni vengono all’uopo scongelati e ricongelati al termine della kermesse.