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la vignetta di Giulio Laurenzi - " Un Triste Natal "




Mi piacerebbe che gli amici contribuissero con una breve riflessione a spiegare perchè sentono questo Natale meno lieto di quanto imponga la tradizione...

inizio io:

Difficile non pensare a quasi centomila persone che hanno perso il posto di lavoro. Difficile non pensare a molti di noi che temono di aggiungersi ad una lista di proscrizione che continua ad arricchire i compilatori. Difficile non pensare alle due hostess che nel giro di pochi giorni si sono tolte la vita, certamente per motivi personali, ma...

le case senza il Natale



qualche anno fa, il grande Dino Buzzati ci raccontava di una casa costruita in quella che allora era la periferia di Milano. Gli appartamenti erano dotati di tutti i confort e i prezzi erano incredibilmente convenienti, tanto che tutti si chiedevano quale fosse il difetto occulto della costruzione. Quelli che l’andarono ad abitare rimasero stupiti: si aspettavano di scoprire che qualcosa non andava, e finirono per constatare che tutto funzionava a meraviglia.
Ma la notte della vigilia, con orrore, si resero conto che la casa era assolutamente impermeabile all’atmosfera natalizia e che quello era il difetto che avevano a lungo cercato.

Purtroppo ci sono altre case come quella di via Ventilabro.

Case in cui dolori passati o recenti si sono addossati a porte e finestre per impedire all’atmosfera natalizia di penetrare. Case in altri continenti in cui il Natale non è ospite atteso, e case in cui il Natale busserà con discrezione, povero e autentico, come povero e autentico era il luogo che lo ha generato. E case in cui chi dovrebbe portare il Natale, sfonderà la porta con un calcio, e in mimetica e con le armi spianate, sarà ben poco credibile come ambasciatore di pace e fratellanza.

Ma ci sono altre case senza Natale, semplicemente perché il Natale non andrà a bussare alle loro porte.

Il Natale non busserà alla porta di una grande casa bianca, tanto da esserla per antonomasia. Attraverserà il giardino, si ricorderà che qualche mese prima su quel prato per tradizione è stato graziato un tacchino, mentre appena più in là della stessa magnanimità non vi è traccia quando si tratta di salvare migliaia di uomini da morte o da orrende mutilazioni, e tornerà sui suoi passi.
Sorvolerà senza fermarsi anche Rio de Janieiro, non riuscendo a comprendere come gli stessi uomini che hanno eretto quell’enorme Cristo Redentore abbiano intriso del sangue di parecchi ninos i gradini di quella piccola chiesa che la statua pare fissare con muto atto d’accusa.
Il Natale si terrà alla larga anche dalla Birmania. Il suo messaggio di pace potrebbe essere ben compreso dai tanti che hanno fatto della spiritualità la propria vita, ma suonerebbe come una provocazione nei palazzi di chi sta ammassando oro nero e rubini.
Sempre di fretta e senza fermarsi passerà davanti alle sfavillanti vetrine di Hermes, di Vuitton e di Cartier: quelle non sono case, quelle sono maisons.
E giunto in Italia preferirà ignorare le dimore di molti individui. Sa che gli orchi abitano le caverne, e che dalle case che frequentano qualsiasi gioia è stata strappata dalle radici.
Ma si terrà lontano anche da sei case della mia città. Non riuscirebbe a vincere l’imbarazzo davanti a chi ha perso i propri cari, divorati dal fuoco, mentre cercavano di concludere la dodicesima ora di straordinario per rendere più lieto il Natale della propria moglie e dei propri figli.

(l'immagine è quella di Mr. Scrooge
)

che fatica impedire ad una penna di graffiare! (i miei auguri a tutti voi)




- non se ne parla nemmeno!
- ma perché?
- perché io graffio!
- d’accordo, ma è Natale.
- e allora?
- a Natale dobbiamo essere tutti più buoni…
- l’ho già scritto ieri: è una pretesa assurda. A Natale ci si dovrebbe accontentare di essere un po’ meno cattivi.
- stai invecchiando! ti ripeti.
- senti da che pulpito…
- ma, dove stai andando? …vieni subito qui!
- facciamo a modo mio?
- no! Facciamo a modo mio!
- se non la pianti ti lascio aperta, senza cappuccio!
- un po’ d’aria fa bene…
- sì, ma troppa asciuga l’inchiostro.
- siamo alle minacce?
- sì, siamo alle minacce.
- sentiamo: e cosa dovrei scrivere?
- te l’ho detto: dobbiamo fare gli auguri di Natale a tutti gli amici.
- quindi vorresti farmi parlare del Natale… dovrei intingere il pennino nel miele e non fare neppure un cenno a quelli che invece che serenità a Natale, come tutti i giorni avranno …
- esatto!
- senza un cenno a tutti quei bambini…
- no!
- senza un pensiero per quegli operai…
- ho detto, no!
- ma…
- sono amici, queste cose le sanno bene!
- sicuro?
- sicuro!
- avanti, detta…
- avanti, scrivi!
- sei TU quello buono: TU quello che scrive cose educate nei commenti, TU quello che tratti bene anche quelli che non condividono le cose che IO scrivo negli articoli…
- …
- allora?
- non è mica facile… dammi una mano…
- non mi vengono in mente cose del genere, però in quella lettera che hai ricevuto ieri c’era una bella frase…
- quella che è arrivata dal Mozambico?
- sì, quella.
- allora scrivi!
- allora detta!
- “A tutti gli amici che chilometri di distanza rendono più vicini, a quelli che ci sono famigliari più per un nick che per un volto, a quelli che hanno letto molto di quello che abbiamo scritto e a quelli che hanno dato un’occhiata solo a poche righe, Auguro che la semplicità del Bambino appena nato riempia il cuore di Pace e di Gioia.”
- bella!
- molto bella!
- ma se aggiungessi un graffiettino per quelli che non saranno in grado di apprezzare neppure parole come queste?
- nooooooooooooooooooo!!!
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