anche l’Italia ha avuto il suo undici settembre…



…il problema nasce dal fatto che purtroppo non se lo ricorda nessuno.
Forse potreste pensare che la penna si sia montata la testa, e per fare audience si sia buttata sui titoli scandalisti… Mi spiace deludervi, tenendo conto che l’Italia ha una popolazione di circa un quarto di quella degli Stati Uniti, millequattrocento morti rappresentano una strage di gran lunga superiore a quella dell’undici settembre. Se poi foste così cortesi da considerare che le povere vittime del crollo delle Twin Towers hanno avuto una fine di gran lunga più auspicabile di quella che ha portato alle morte i nostri trasfusi con sangue infetto, la bilancia pende ancor più dalla parte delle stragi autarchiche.
Forse può essere anche utile ricordare che gli Stati Uniti per farsi giustizia, e ovviamente nonostante il dissenso mio e di milioni di persone, hanno messo a ferro e fuoco mezzo mondo, mentre noi, che i colpevoli li avevamo a portata di mano, stiamo rischiando di far cadere in prescrizione un processo fermo da anni come una statua di sale di biblica memoria. Duilio Poggiolini gira tranquillamente per Roma, amareggiato dal fatto di aver dovuto scucire un paio di cuscini per procurarsi di che vivere, visto che gli undici miliardi del famoso pouf sembra gli siano stati proditoriamente sequestrati e, naturalmente lo stesso atroce destino è toccato in sorte ai vampiri delle case farmaceutiche che per anni si sono pasciuti col sangue altrui. E se la richiesta di trasformare l’imputazione da epidemia colposa a omicidio colposo plurimo dovesse essere rigettata, il tutto andrebbe in prescrizione in tempi brevissimi, col risultato di rendere “liberi tutti” gente che non si è dovuta nemmeno prendere la briga di giocare a nascondino.
Fatta eccezione per l’articolo de “La Repubblica” di oggi, i nostri mezzi d’informazione hanno assolto in maniera esemplare il loro compito: spremere una notizia come un limone e passare gli anni successivi a nascondere sotto il tappeto la buccia in modo da ottenere il plauso di chi ogni anno gli passa fior di milioni con cui andare a spremere qualcos’altro.
Possiamo quindi concludere. Possiamo anche noi accantonare le migliaia di vittime, tra cui molti bambini. Possiamo ignorare le migliaia di contagiati che da oltre vent’anni, invece di una vita, replicano le stazioni di una personale via crucis, senza aver ancora visto un centesimo di risarcimento per le loro sofferenze. Indubbiamente possiamo farlo. Basta ci si renda ben conto che, in un luogo dove non esiste né giustizia né informazione, in un luogo dove si è liberi di prendersi la vita altrui senza pagare dazio, non si può parlare di nazione, ma solo di un’accozzaglia di malfattori che hanno scelto di far riferimento a una bandiera e inzozzarla con i propri escrementi.
Quindi, tiriamo giù dai pennoni il tricolore e sostituiamolo con la bandiera col teschio e le tibie incrociate… credetemi sarebbe più giusto e più onesto.

<

14 commenti:

Anonimo ha detto...

è terribile.

riccardo gavioso ha detto...

@ alga: indubbiamente. Inserisco nell'articolo il link all'intervista di Repubblica con il presidente associazione vittime.

grazie della visita

Anonimo ha detto...

E ancora si permettono di brontolare, pontificare, talvolta dare lezioni.
E noi, che muti, abbiamo dimenticato.
benritrovato, Rick.
^_^
C.

Anonimo ha detto...

Hai messo il dito nella piaga, purtroppo peró fá male sempre alle vittime perché i colpevoli se né fottono,tanto hanno gli avvocati che parlano,loro non si disturbano nemmeno piú a rispondere di persona!!

GG ha detto...

Oh, c'è gente che sta peggio... pensa ai Savoia!


(humour nero, per non piangere)

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

O forse non meriteremmmo nessuna bandiera se non fosse che anche gli apolidi possono essere migliori di noi.

O forse..... di alcuni di noi..... mai generalizzare no?

Franca ha detto...

L'Italia rischia davvero di diventare il paese della giustizia negata.
Quante sono le stragi per cui i familiari delle vittime stanno ancora attendendo verità e giustizia?

riccardo gavioso ha detto...

@ lisa72: :) ho detto che avevo problemi di lavoro, ma in realtà stavo prendendo la rincorsa :)

Spero tu abbia visto anche il filmato likato, che trovo impressionante e tale da dare il senso della tragedia.

un buona domenica

riccardo gavioso ha detto...

@ comicomix: grazie, caro amico.
Purtroppo spesso reagiamo a torti e ingiustizie, poi coi tempi della "giustizia" italiana finiamo per dimenticare tutto. Altre drammi si aggiungono a quelli vecchi, e la senzazione è di un malessere diffuso, ma imprecisato.
Tra cinque anni, quanti, me compreso, si ricorderanno della Thyssen...

una buona domenica

riccardo gavioso ha detto...

@ doc63: il rischio che mettendo il dito nella piaga si faccia più male alle vittime che hai carnefici, hai ragione, è sempre presente. Ma forse quello che fa più male a chi ha sofferto è che nessuno ricordi le loro sofferenze.

una buona domenica

riccardo gavioso ha detto...

@ GG: hai ragione, pensa che quelli hanno bisogno di sangue blu, e a trovarne di non infetto con quella caratteristica.

una buona domenica

riccardo gavioso ha detto...

@ rockpoeta: hai ragione, mai generalizzare. Ma questo è un caso in cui le vittime non credo vadano fiere di come le ha trattate lo stato, i carnefici battono la bandiera del dio denaro, e tutti gli altri non ricordano se il verde sta attaccato all'asta o viceversa. Quasi tutti... via :)

una buona domenica

riccardo gavioso ha detto...

@ franca: mi rendo conto sia banale, ma mi chiedo quali siano quelle in cui l'hanno avuta anche solo in parte.
Ricordi le valvole cardiache brasiliane? ...come leggerai sotto, Di Summa, pur condannato per i miliardi intascati è libero e nullatenente.

una buona domenica

GattaNera ha detto...

L'intervista con il presidenta dell'associazione delle "vittime" è davvero toccante e va venire una gran rabbia!
Povera Italia... sommersa di gossip per non pensare alle cose serie...

Paola

Creative Commons License Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

disclaimer

questo sito viene aggiornato alla sanfasò, quindi senza alcuna periodicità, e non rappresenta una testata giornalistica, nè ci terrebbe a rappresentarla. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.
Dei commenti postati risponderanno i loro autori, davanti a Dio sicuramente, davanti agli uomini se non hanno un buon avvocato. In ogni caso, non il sottoscritto.
Le immagini presenti sulla Penna che graffia sono state in larga parte prese da Internet e valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarmelo e provvederò prontamente alla loro rimozione... quella degli autori, ovviamente!