una breve premessa per chi non fosse a conoscenza degli antefatti.
Il quotidiano più letto della Germania, il “Sueddeutsche Zeitung”, pubblica un lungo articolo di accusa alla stampa italiana rea di utilizzare clichè nazisti nel narrare le vicende del tragico rogo alla Thyssenkrupp di Torino.
Avendo pubblicato ben sei articoli che fanno riferimento ai trascorsi nazisti delle famiglie Thyssen e Krupp, e pur conscio del rischio di dar vita alla curiosa figura del “millantato discredito”, mi sento chiamato in causa, e rispondo al quotidiano tedesco con questa lettera aperta, che prende le mosse proprio dal termine clichè.
La parola stereotipo venne inventata da Firmin Didot ed usata nella stampa; era in origine una impressione duplicata di un elemento tipografico originale. Nel tempo, questa divenne una metafora per un qualsiasi insieme di idee ripetute identicamente, in massa, con modifiche minime. Infatti, cliché e stereotipo erano in origine entrambe parole usate in ambito tipografico, ed avevano il medesimo significato. In particolare, cliché era un termine onomatopeico derivato dal suono prodotto durante il processo di stereotipizzazione, quando la matrice colpiva il metallo fuso.
CLI…
(testimonianza di un prigioniero italiano, costretto al lavoro forzato in un acciaieria tedesca durante la seconda guerra mondiale)
“Dopo un soggiorno di circa un mese a Meppen, sono stato portato, sempre in vagone piombato, a Bochum (Vestfalia) nella Rhur, in un lager situato all’interno del recinto della Eisen und Huttenwerke. Il lager della fabbrica dipendeva dallo Stalager VI C di Dortmund.
Le condizioni di lavoro erano tremende: anche applicandosi scrupolosamente, con un serpente di fuoco che ti passava, a grande velocità, vicino alle gambe fino ad avere, senza sufficiente protezione, le tibie arrostite dal fuoco e tutto ciò sempre in equilibrio instabile sul ponte di lavoro, quando non avevi la forza di reggerti in piedi e che ti girava la testa e che potevi cadere come una pera cotta, là sul posto di lavoro! Lavoro inumano, senza la necessaria alimentazione e senza tutela fisica adeguata!”
…CHE’
(documento sequestrato dall’autorità giudiziaria e riconducibile ai vertici della Thyssenkrupp italiana, ovvero all'amministratore delegato Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, già iscritti per omicidio e disastro colposo nel registro degli indagati)
“Gli operai sopravvissuti al rogo e i compagni di lavoro delle vittime “passano di televisione in televisione” e vengono rappresentati “come degli eroi”. Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole, che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive.”
Cari colleghi tedeschi, ogni popolo deve reggere il peso di un clichè.
Quello tipico degli italiani, ovviamente, mafia a parte, è :“pizza, spaghetti e mandolino”.
Sarà forse questo nostro orecchio, così musicalmente affinato, a percepire un suono simile nei due estratti riportati sopra?
Se è così, ovviamente, chiedo venia…
un ringraziamento speciale alle amiche Lisa e Mtmura che con le loro segnalazioni hanno contribuito a questa lettera. Se qualcuno avesse piacere a controfirmarla, prima che venga spedita al quotidiano tedesco, può aggiungere nei commenti il proprio nome o il proprio blog. Grazie!
Il quotidiano più letto della Germania, il “Sueddeutsche Zeitung”, pubblica un lungo articolo di accusa alla stampa italiana rea di utilizzare clichè nazisti nel narrare le vicende del tragico rogo alla Thyssenkrupp di Torino.
Avendo pubblicato ben sei articoli che fanno riferimento ai trascorsi nazisti delle famiglie Thyssen e Krupp, e pur conscio del rischio di dar vita alla curiosa figura del “millantato discredito”, mi sento chiamato in causa, e rispondo al quotidiano tedesco con questa lettera aperta, che prende le mosse proprio dal termine clichè.
La parola stereotipo venne inventata da Firmin Didot ed usata nella stampa; era in origine una impressione duplicata di un elemento tipografico originale. Nel tempo, questa divenne una metafora per un qualsiasi insieme di idee ripetute identicamente, in massa, con modifiche minime. Infatti, cliché e stereotipo erano in origine entrambe parole usate in ambito tipografico, ed avevano il medesimo significato. In particolare, cliché era un termine onomatopeico derivato dal suono prodotto durante il processo di stereotipizzazione, quando la matrice colpiva il metallo fuso.
CLI…
(testimonianza di un prigioniero italiano, costretto al lavoro forzato in un acciaieria tedesca durante la seconda guerra mondiale)
“Dopo un soggiorno di circa un mese a Meppen, sono stato portato, sempre in vagone piombato, a Bochum (Vestfalia) nella Rhur, in un lager situato all’interno del recinto della Eisen und Huttenwerke. Il lager della fabbrica dipendeva dallo Stalager VI C di Dortmund.
Le condizioni di lavoro erano tremende: anche applicandosi scrupolosamente, con un serpente di fuoco che ti passava, a grande velocità, vicino alle gambe fino ad avere, senza sufficiente protezione, le tibie arrostite dal fuoco e tutto ciò sempre in equilibrio instabile sul ponte di lavoro, quando non avevi la forza di reggerti in piedi e che ti girava la testa e che potevi cadere come una pera cotta, là sul posto di lavoro! Lavoro inumano, senza la necessaria alimentazione e senza tutela fisica adeguata!”
…CHE’
(documento sequestrato dall’autorità giudiziaria e riconducibile ai vertici della Thyssenkrupp italiana, ovvero all'amministratore delegato Harald Espenhahn, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, già iscritti per omicidio e disastro colposo nel registro degli indagati)
“Gli operai sopravvissuti al rogo e i compagni di lavoro delle vittime “passano di televisione in televisione” e vengono rappresentati “come degli eroi”. Un fatto, quest'ultimo, particolarmente sgradevole, che impedisce ogni possibile misura di censura o di richiamo a questi testimoni, che sono ancora e a tutti gli effetti dipendenti della società, ma che in questo momento sarebbe inopportuno colpire sul piano disciplinare, anche se non si esclude di poter prendere in considerazione questa ipotesi per il futuro, dopo un'attenta analisi degli aspetti formali e delle rassegne stampa cartacee e televisive.”
Cari colleghi tedeschi, ogni popolo deve reggere il peso di un clichè.
Quello tipico degli italiani, ovviamente, mafia a parte, è :“pizza, spaghetti e mandolino”.
Sarà forse questo nostro orecchio, così musicalmente affinato, a percepire un suono simile nei due estratti riportati sopra?
Se è così, ovviamente, chiedo venia…
un ringraziamento speciale alle amiche Lisa e Mtmura che con le loro segnalazioni hanno contribuito a questa lettera. Se qualcuno avesse piacere a controfirmarla, prima che venga spedita al quotidiano tedesco, può aggiungere nei commenti il proprio nome o il proprio blog. Grazie!
una preziosa testimonianza
36 commenti:
La lavorazione dell'acciaio mi ha sempre affascinato. Forse per deformazione professionale. Ma morire per creare reddito agli altri, no. Guadagnava il padrone, sulla loro povera pelle, ma guadagnava anche lo Stato, sul loro PIL. Uno stato che non li sapeva difendere e li lasciava in mano ai predoni del lavoro a basso costo. In Germania non è così. L'industria è governata da Maneger che garantiscono profitti adottando strumenti da industria ottocentesca. Mi auguro che le eventuali pene (se mai in Italia ce ne saranno) superino abbondantemente i costi necessari per mettere in sicurezza l'azienda Thyssen e che i responsabili paghino non in solido, ma di tasca propria.
La lavorazione dell'acciaio mi ha sempre affascinato. Forse per deformazione professionale. Ma morire per creare reddito agli altri, no. Guadagnava il padrone, sulla loro povera pelle, ma guadagnava anche lo Stato, sul loro PIL. Uno stato che non li sapeva difendere e li lasciava in mano ai predoni del lavoro a basso costo. In Germania non è così. Qui l'industria è governata da Maneger che garantiscono profitti adottando strumenti da industria ottocentesca. Mi auguro che le eventuali pene (se mai in Italia ce ne saranno) superino abbondantemente i costi necessari per mettere in sicurezza l'azienda Thyssen e che i responsabili paghino non in solido, ma di tasca propria.
13 gennaio 2008 6.16
che dire? Si commenta da solo< il commento dei manager della fabbrica inferno.
Sottoscrivo con piacere questa lettera aperta, l'orecchio musicale è una caratteristica di famiglia.
Uno è lieto di poter servire (cit)
Ciao Maria Teresa
..che dire: un tema così fortemene articolato , due Nazioni con un dramma che le unisce ed al contemo le divide.
Nella mia famiglia un partigiano che si costituisce per far si che vengano liberate decine di persone: questo avveniva in un piccolo paese del bergamasco nella val seriana. Deportato a Dachau ([it.wikipedia.org])
non farà più ritorno.
Come definire la dirigenza: sicuramente discriminatoria,il loro operato, il loro modo di organizzare il lavoro,che era sotto gi occhi di tutti,non ha fatto altro che alimentare quel significato negativo del termine che tu dai a clichè: il pregiudizio nei loro confronti.
A pesto, Tizy
Come giá detto,ribadisco che la veritá fá male e come noi italiani, siamo amareggiati per la nostra mafia loro sono toccati nel profondo dal loro ESSERE NAZISTI,ora che vivo in Repubblica Ceca,ed essendoci quí parecchie fabbriche Tedesche,sento i cechi lamentarsi del fatto che gli sembra di entrare in un lagher e non in una fabbrica!
Ma purtroppo mafiosi,nazisti e brigatisti la fanno sempre franca....
sottoscrivo
(anche se non ho capito bene come dovrei fare, ci pensi tu???)
anche io soffro di pregiudizi, ogni volta che vedo un tedesco lì per lì mi irrigidisco, poi piano piano cerco di sciogliermi
avete sentito i manager Tysse che accusano gli operai di "protagonismo". Siamo alla follia pura, il mondo va proprio a rovescio!
Eccomi!
@ anonimo: difficile essere ottimisti, specie pensando a come sta finenedo una storia con 1300 morti: articolo appena più in basso.
grazie della visita
@ anomino: dura dover rinunciare alla punizione, o dover attendere momenti più propizi...
grazie della visita
@ lisa72: grazie per il supporto e per la preziosa segnalazione!
una buona domenica
@ mt: ti ringrazio molto per il prezioso spunto, e complimenti al tuo orecchio musicale :)
una buona domenica
@ tizy: credo che il modo migliore per evitare clichè e pregiudizi, sia tenersi lontani anni luce dai comportamenti che li hanno generati.
Del tipo: invece di fare la vittima, fai in modo che di vittime non ce ne siano altre.
Gli uomini giusti sono quelli che citi nella tua famiglia: solo loro potrebbero dare giudizi a ragion veduta.
una buona domenica
@ doc63: indubbiamente la verità fa male e anche una penna è in grado di combattere le sue battaglie... spero se ne ricordino quelli dotati di una grande visibilità.
una buona serata
@ zefirina: ultimamente non stanno facendo molto per combattere questo riflesso condizionato... tranne lamentarsi dello stesso.
Domattina la lettera verrà spedita al quotidiano tedesco, facendo riferimento al numero generico dei blogger che l'hanno sottoscritta (meglio generico, onde evitare problemi)
una buona serata
@ davide: il tuo riferimento a un dato indiscutibile è quanto mai opportuno (franchigia assicurativa alzata da 30 a 100 milioni), e dovrebbe far riflettere chi parla di fatalità.
una buona serata
@ nicola: esatto siamo alla follia pura, e alla stupidità distillata.
una buona serata
@ narcomatra: ti ringrazio molto, e una buona serata
Apponi anche la mia firma.
http://apiedinudi.wordpress.com
http://spirtules.blogspot.com
Donatella
(mi dirai tu come mettere nome e cognome nella lettera)
Sottoscrivo, naturalmente.
@ uyulala: ti ringrazio molto. Nulla di complicato, spedisco semplicemente la lettera e cito in calce i blog che l'hanno sottoscritta.
una buona settimana
@ lameduck: ti ringrazio molto, e ti auguro una buona settimana
Firmare questa lettera è doveroso da parte mia,poichè mio padre è stato vittima anch'esso in un campo di prigionia militare,con mansioni di lavoro forzato a Berlino dal 1943 al 1945,tornato in Italia con il peso forma "ragguardevole" di 38 kg,la sua testimonianza l'abbiamo voluta documentare con uno spazio,intitolato per non dimenticare,chi volesse visitarlo lascio la stringa.
http://aldoserentha.spaces.live.com
Detto ciò le responsabilità dei titolari,dirigenti d'azienda della casa madre sono sotto gl'occhi di tutti, soprattutto per la differenze palesi di norme di sicurezza negli stabilimenti in Germania, a prescindere delle parentele con quel criminale potere,uno dei più vergognosi comportamenti di tutti i tempi, senza dubbio del secolo scorso.
Firmiamo la lettera
Serenthà Ivo e Serenthà Aldo
Dimenticavo la risposta ai tuoi commenti sul mio spazio.
Thinking blogger award
Di nulla Riccardo, le valutazioni sono naturalmente soggettive, anche se non credo molto a queste soluzioni selettive, ma ho voluto ugualmente riconoscere interesse e impegno nelle realtà che ho scelto.
Michele Serra
Bucate come la padella per le caldarroste, il sistema che hai scelto effettivamente ha la bontà nel dimenticare chi ha vinto,in effetti non sarebbe male.
Buon inizio settimana,Ivo
@ ivo: grazie Ivo, se non ti spiace, potrei riportare il link della preziosa testimonianza di tuo padre in fondo all'articolo.
a lui un saluto con affetto, e un grazie per le sue parole
Riporta quello che ritieni necessario,link del suo spazio,il racconto della sua testimonianza.
Purtroppo all'epoca aveva solo 19 anni ed è la triste realtà.
Ciao,Ivo
Mi unisco agli altri e sottoscrivo in toto questa tua lettera
Firmato
Daniele Verzetti, Rockpoeta.
@ rockpoeta: ti ringrazio molto per l'adesione.
una buona settimana
Ci sono anch'io!
Sottoscrivo!
Quando ho sentito della notizia del "dossier segreto" dei dirigenti della Tyssen mi è venuta subito in mente la polemica che il settimanale tedesco aveva espresso... vediamo che cosa risponde ora?
Paola
ci sono dei dirigenti in italia che fanno paura quanto arretratezza culturale e mascherano la loro incapacità a gestire quanto gli affidano padroni o azionisti vari dietro un atteggiamento di onipossenza .. in questo caso è un aggravante molto ...grave spero che influisca sulla quantità di anni di galera che senza ombra di dubbio ora è evidente si siano meritati
@ butred77: grazie per l'adesione e per la visita
@ gattanera: invio la lettera stasera, e vediamo se si degnano di rispondere... qualcuno che sa leggere l'italiano dovrebbero avercelo, visti i precedenti
un saluto
@ ce li siamo cercati: gli farebbe bene un po' di galera, ma temo che anche questa volta troveranno un sitema giudiziario pronto a dare una mano con la sua lentezza.
grazie della visita
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