A tutti noi sarà capitato di avere la necessità di ridipingere casa, e a molti sarà capitato che, affidatisi ad un’impresa e lasciato asciugare il colore, abbiano fissato le pareti con amarezza, concludendo che avrebbero potuto fare meglio loro. Ad altri sarà invece successo di avere bisogno di un parere medico, e dopo aver consultato un paio di specialisti, ritrovarsi con due pareri diametralmente opposti. Inevitabile che molti abbiano sbottato: “ ma c’è ancora qualcuno in grado di fare il proprio mestiere? “
Ecco da dove nasce la mia ammirazione per i generali birmani. Il mestiere di dittatore non è certo di quelli più semplici. Richiede doti naturali e grande dedizione. Come non ammirare, dunque, chi ci ha fornito un saggio del proprio incommensurabile talento.
Ritrovatisi di fronte a una insurrezione, che per le carismatiche figure dei monaci buddisti ha avuto un impressionante eco internazionale, non si sono fatti prendere dal panico. Hanno aspettato un paio di giorni, lasciando libero sfogo ai manifestanti e all’orgia mediatica che li incoraggiava, poi hanno iniziato a darsi da fare. Hanno imbrigliato le principali fonti d’informazione, internet per prima, facendo capire che se qualcuno voleva sottrarsi alla censura, un proiettile vagante non sarebbe mancato. Hanno abbozzato ai rimbrotti della comunità internazionale, accogliendo l’inviato dell’ONU con sufficienza, ma senza aperta ostilità. Non hanno ceduto alla tentazione del bagno di sangue, né a quella di fare di Aung San Suu Kyi un martire: ben sapendo che i martiri hanno la curiosa inclinazione a trascinarti con loro nella tomba. E per concludere qualche silenziosa deportazione, qualche omicidio così mirato da non finire nel mirino di qualche freelance.
Di fronte a tanta professionalità, i nostri professionisti dell’informazione sono entrati in crisi: privati d’immagini spettacolari o truculente, in balia di informazioni scarne, incerte e contraddittorie, hanno battuto in ritirata, pensando che tra le uscite di un Mastella e di un Padoa Schioppa si poteva anche rabberciare l’edizione del giorno dopo. Così la Birmania è scivolata verso le pagine interne, e dopo un breve momento di gloria, sta ritornando nella serie cadetta degli oppressi del globo.
I nostri politici hanno seguito l’informazione, e sballottati da grilli, magistrati e leggi elettorali, si sono limitati a invocare le sanzioni di prammatica, facendo finta di non aver ancora capito che queste finiscono per danneggiare proprio quelli che vorrebbero difendere.
Ancora qualche giorno di sofferenza, poi Bush s’inventerà qualcosa, i nostri Prodi lo seguiranno a ruota e i generali si saranno assicurati un’altra ventina d’anni di dittatura… petrolio, teck e rubini compresi.
Ecco da dove nasce la mia ammirazione per i generali birmani. Il mestiere di dittatore non è certo di quelli più semplici. Richiede doti naturali e grande dedizione. Come non ammirare, dunque, chi ci ha fornito un saggio del proprio incommensurabile talento.
Ritrovatisi di fronte a una insurrezione, che per le carismatiche figure dei monaci buddisti ha avuto un impressionante eco internazionale, non si sono fatti prendere dal panico. Hanno aspettato un paio di giorni, lasciando libero sfogo ai manifestanti e all’orgia mediatica che li incoraggiava, poi hanno iniziato a darsi da fare. Hanno imbrigliato le principali fonti d’informazione, internet per prima, facendo capire che se qualcuno voleva sottrarsi alla censura, un proiettile vagante non sarebbe mancato. Hanno abbozzato ai rimbrotti della comunità internazionale, accogliendo l’inviato dell’ONU con sufficienza, ma senza aperta ostilità. Non hanno ceduto alla tentazione del bagno di sangue, né a quella di fare di Aung San Suu Kyi un martire: ben sapendo che i martiri hanno la curiosa inclinazione a trascinarti con loro nella tomba. E per concludere qualche silenziosa deportazione, qualche omicidio così mirato da non finire nel mirino di qualche freelance.
Di fronte a tanta professionalità, i nostri professionisti dell’informazione sono entrati in crisi: privati d’immagini spettacolari o truculente, in balia di informazioni scarne, incerte e contraddittorie, hanno battuto in ritirata, pensando che tra le uscite di un Mastella e di un Padoa Schioppa si poteva anche rabberciare l’edizione del giorno dopo. Così la Birmania è scivolata verso le pagine interne, e dopo un breve momento di gloria, sta ritornando nella serie cadetta degli oppressi del globo.
I nostri politici hanno seguito l’informazione, e sballottati da grilli, magistrati e leggi elettorali, si sono limitati a invocare le sanzioni di prammatica, facendo finta di non aver ancora capito che queste finiscono per danneggiare proprio quelli che vorrebbero difendere.
Ancora qualche giorno di sofferenza, poi Bush s’inventerà qualcosa, i nostri Prodi lo seguiranno a ruota e i generali si saranno assicurati un’altra ventina d’anni di dittatura… petrolio, teck e rubini compresi.
20 commenti:
Fondamentalmente fa comodo che certe realtà non si smuovano troppo...
ricordo sempre che cina e India hanno votato contro risoluzioni che potessero danneggiare il loro orticello Birmania...
indubbiamente le cose stanno in questi termini, e ormai l'esame fondamentale per chi voglia occuparsi di storia è diventato "economia politica"
Basta prendere 2 paesi
Cuba e Cina
Con la prima gli USA fanno la voce grossa ( e nonostante tutto continuano a sbatterci la testa )
Con la seconda.... conviene tenerseli buoni... e vai con le olimpiadi
Senza nemmeno preoccuparsi se poi in Cina vige la pena di morte, la repressione politica e culturale e la censura di stato...
A volte mi chiedo se la mia visione fantascientifica del futuro non sia poi tanto veritiera!
Lo scontro tra il Dio Denaro e gli Dei religiosi...
vedo leggermente favorito il primo... come quota, a quanto me lo dai?
Effettivamente... A proposito delle sanzioni sono d'accordo con te. E' incredibile come ancora si possa ricorrere ad un mezzo del genere, quando è dimostrato che a rimetterci è sempre la gente. Che dovrebbe fare di più di quello che sta facendo?
Loro non possono fare nulla. Noi possiamo fare poco: se non cercare di mantenere alto l'interesse su queste vicende
Hai proprio ragione ;)
grazie, purtroppo temo di avere ragione ;)
Certo per chi vota leggendo solo il titolo,sarà dura capire :-))) ma leggendo il post non posso che darti pienamente ragione!Aggiungento che è una vergogna l'ignavia totale di Onu e EU!!!
il titolo: rischio calcolato... come quello dei generali birmani
in realtà sarebbe interessante aprire un dibattito su quali siano i sitemi d'intervento più efficaci - ammesso che ne esistano - in queste situazioni...
E' vero è difficile ma la repressione con vittime civili non va tollerata.La tolleranza verso questi fenomeni ha portato all'avento di dittature disastrose.
Penso che tu abbia scritto un ottimo post e che sia anche molto realistico... visto che la risuluzione Onu sulla Birmania sembra sia già stata molto annacquata rispetto all'idea iniziale... :-(
Un saluto, Lisa
credo sia un dovere per i blog pungolare sulla Birmania, visto che la grande informazione sembra aver già ficcato tutto nel dimenticatoio.
Ti ringrazio, e ricambio il saluto.
È vero, e non sarebbe neanche la prima volta, ma non bisogna perdere la speranza. Prima non si parlava della Birmania. Adesso sappiamo. Le cose si evolvono. Come la storia dimostra, un popolo non può essere oppresso indefinitamente. Quelli che non imparano nulla della storia non ci avranno mai posti privilegi e notevoli. Se rimanesse alcuni ricordi di loro, sarebbero soli negativi.
hai ragione: prima non si parlava della Bimania, anzi, come scritto in un altro articolo, molti avrebbero scambiato il Myanmar con uno stabilimento balneare di Alassio. Ecco perchè il dovere di chi fa blog è di non lasciare sgonfiare le cose, e asicurare altri vent'anni di lauti affari a questi macellai.
Credo che non possa andare a tempo indeterminato contro la natura, di cui la natura umana è evidentemente una partita.
Possiamo anche applicarlo alla Cina invaghita e accanita dal suo capitalismo relativo nuovo, può finire a soffocarsi dal proprio inquinamento.
Anche la Russa di Poutine. Quanto tempo può continuare a simulare la democrazia e la difesa sedicente di questa libertà?
Oggi nessuno in nessun luogo può nascondo qualsiasi del mondo. È anche per questo che se ci sono leggi internazionale stabile, ci vogliono mezzi efficaci per farle rispettate. Non sarà mai possibile senza la democratizzazione dell'Uno la cui costituzione è totalmente sorpassata.
Una Cina che cerca di coniugare in modo ridicolo ideologia e neocapitalismo. Una Russia che sembra galoppare indietro tra malaffare e congiure degne dei tempi del baffone. Gli Stati Uniti che hanno la necessità di fatturare morti, per non mettere mezzo paese in cassaintegrazione.
Chi sono gli interlocutori?
Chi è l'interlocutore?
Il Denaro.
Prova a parlare al denaro di etica, di democrazia e di libertà. L'unica libertà che capisce è quella di fare i propri affari senza ingerenze altrui...
Denaro.. Siamo tutti, più o meno, divenuti i suoi schiavi.
Tra il più povero seduto nella polvere, e il più ricco che potrà finire anche lui vuoto dei principi, ci sono gli altri gradi di 'moderazione'.
l'obbligo a guadagnare denaro è un sinonimo falso con il bisogno a sopravvivere.
Nella questura folla ci siamo allontanati ancora troppo della natura che non possiede risorsi inesauribili. Già ci mette in guardia. Squilibri climatici, inquinamento della terra e dell'acqua, diminuzione e deterioramento della vita del mare e dell'acqua dolce, distruzione forestale e sterminio del certi specie d'animali, ecc. Abbiamo troppo esagerato e senza volerlo, vediamo abbastanza chiaramente il luce rosso. Ecco la ragione per cui siamo obbligati a rivedere e cambiare il nostro comportamento ed il nostro concezione di valori.
L'uomo è capace a perpetuare tutte forme di vita qua ed eventualmente altrove, il che è forse la sua responsabilità e il suo destino. Ma è anche capace a distruggerle di maniera irrimediabile a causa del suo egoismo.
Sfortunatamente ci sono sempre troppi nel mondo che rifiutano a riconoscere la verità, come se fossero kamikaze pazze che volessero farsi esplodere a forza di mangiare.
Ricordiamoci che finalmente non possediamo niente. Anche se la vita è un prestito preziosa relativamente di breve durata. Di più è una grande responsabilità- perché ciò che facciamo oggi concerne altrettanto e sempre più quelli che vivranno domani.
In somma consiste della scelta tra la vita o la morte.
Il confine tra vita e morte può essere molto labile, e passare per un barattolo di Nutella
dai un occhio all'articolo appena postato
750 mln di euro sono veramente una cifra ridicola... in questo caso!
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