accettazione


Torino ieri mattina si è risvegliata attonita.
Attonita e silenziosa.
Tutti avevano in mente un fatto, ma nessuno aveva voglia di parlarne, e a qualcuno non farà nemmeno piacere che io ne scriva ora.
Melania aveva un sorriso che stentava a contenere la sua voglia di vivere, ma questa si è infranta dopo un volo di venticinque metri sul duro asfalto della città dormitorio in cui viveva. Melania non è caduta, probabilmente Melania è stata spinta dalla madre mentre si affacciava a salutare il padre che tornava dal lavoro.
La compassione per Melania è infinita, e quella per la madre, travolta da una crisi depressiva, altrettanto grande, se pur mista a rabbia.
Altro sangue è scorso ieri, e una separazione è finita in tragedia.
Viene spontaneo chiedersi perché la violenza e la follia striscino con sempre maggior facilità nel nostro quotidiano. La risposta non è semplice, ma dopo una lunga riflessione una parola è emersa fra le tante: “ accettazione “.
Genitori che non accettano che i figli crescano diversi da come se li sono immaginati, mariti che non accettano lo sconcerto di una separazione, innamorati che non accettano l’umiliazione di un rifiuto. E la violenza si scatena sui più deboli: donne e bambini.
Perché?
Perché la società c’insegna che il posto al sole è riservato ai vincitori, e quel che conta non siamo noi, ma l’immagine che diamo di noi. Perché la televisione ci vuole realizzati e sorridenti, così simili ai protagonisti delle stupide pubblicità che ci propina. Perché non siamo più in grado di metabolizzare le aspettative vanificate e le riversiamo sui nostri figli. E se neppure loro…
Mancanza di accettazione e depressione… sicuri che non vi sia un rapporto, e che non sia stringente?Molti puntini di sospensione… forse troppi… un semplice spunto…

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Riccardo (posso?):
Hai scritto un post di grande spessore, secondo me.
Che mi ha commosso e fatto pensare.
Un abbraccio.
Mister X di Comicomix

riccardo gavioso ha detto...

Sei sempre troppo gentile :)
Avevo alcune remore a pubblicare questo post, perchè non è ancora del tutto assodato se i problemi mentali della madre l'abbiano spinta all'omicidio o ad addossarsi la colpa di una morte accidentale.
Ma i casi si susseguono numerosi e paiono un aumento, o forse sono solo io che sto invecchiando...
Ricambio l'abbraccio

Anonimo ha detto...

Bellissimo post
A volte la cronaca passa senza lasciare traccia, ricordiamo solo quella che ci fa comodo per paura di riconoscere il mostro nel nostro specchio

riccardo gavioso ha detto...

grazie Tisbe,

molto bella e molto vera la tua frase

Creative Commons License Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

disclaimer

questo sito viene aggiornato alla sanfasò, quindi senza alcuna periodicità, e non rappresenta una testata giornalistica, nè ci terrebbe a rappresentarla. Pertanto, non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001.
Dei commenti postati risponderanno i loro autori, davanti a Dio sicuramente, davanti agli uomini se non hanno un buon avvocato. In ogni caso, non il sottoscritto.
Le immagini presenti sulla Penna che graffia sono state in larga parte prese da Internet e valutate di pubblico dominio. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarmelo e provvederò prontamente alla loro rimozione... quella degli autori, ovviamente!