poco prima che accadesse il tragico rogo alla Thyssen di Torino, i giornalisti, interrogati sulle ragioni dell’ovattato silenzio che ricopre le morti bianche, rispondevano che gli incidenti sul lavoro non fanno notizia e che il loro mestiere è quello di darne. Un modo come un altro, per dire che al rumore di uno stillicidio di milletrecento gocce l’anno, l’orecchio dell’opinione pubblica finisce per abituarsi.
Milletrecento morti l’anno, come dieci anni fa.
Numero peraltro errato, visto che nel novero non sono compresi tutti quelli che, nel recarsi al lavoro o nel lavorare, pagano con la vita le criminali inefficienze delle nostre strade, autostrade e strade ferrate.
Tutti i morti sul lavoro sono dei martiri, dilaniati dalle fiere del profitto davanti a una folla urlante che inneggia alla produttività. Ma quelli di Torino lo sono ancor di più, perché il loro martirio contribuirà a salvare delle vite umane. La loro storia e la loro atroce fine, sono riuscite a spezzare la congiura del silenzio, a far risorgere l’orgoglio e la rabbia dei rottami di una città industriale, e delle altre mille che si sono accodate. Prima di morire, sono riusciti a puntare l’indice contro quelle istituzioni che hanno trasformato una buona legge in un’ottima occasione di profitto e nulla più. Contro norme che hanno svalutato le loro vite e le loro membra, in sede di risarcimento danni. Contro le vergognose connivenze di coloro che avrebbero dovuto tutelare la loro incolumità e la dignità dei luoghi di lavoro, e contro un padronato che non ha saputo fingere un lutto che non era il loro, e lo ha liquidato come fatalità e ordinaria amministrazione.
Pagheranno a caro prezzo il fatto di non aver saputo piangere neppure lacrime di coccodrillo. Pagheranno a caro prezzo la veloce digestione. E non tanto perché a Roma si sia allestito il solito triste teatrino della commissione ministeriale d’inchiesta, ma perché la rabbia è tanta e renderà tutti più vigili e più restii a chiudere un occhio. Perché nessun scribacchino potrà più permettersi di usare la morte di un lavoratore per tappare i buchi dell’impaginazione.
Mi chiederete, ma se quelli di Torino sono i martiri, chi sono i leoni?Nelle poche righe che ho scritto di leoni ce ne sono molti, e molti si accoderanno mansueti oggi al funerale. Ma i leoni più pericolosi siamo noi: da quando hanno perso la vita gli operai di Torino, altri venti lavoratori sono morti in incidenti isolati, e durante i funerali, la statistica ci dice che ne moriranno altri tre. Se non riusciremo a provare la stessa rabbia per ogni singolo morto, per il pescatore siciliano di sedici anni mangiato dal mare, per il marocchino ingoiato dal vuoto, per tutti coloro che si sono immolati sull’altare di mille euro al mese, le bestie più fameliche saremo noi.
Milletrecento morti l’anno, come dieci anni fa.
Numero peraltro errato, visto che nel novero non sono compresi tutti quelli che, nel recarsi al lavoro o nel lavorare, pagano con la vita le criminali inefficienze delle nostre strade, autostrade e strade ferrate.
Tutti i morti sul lavoro sono dei martiri, dilaniati dalle fiere del profitto davanti a una folla urlante che inneggia alla produttività. Ma quelli di Torino lo sono ancor di più, perché il loro martirio contribuirà a salvare delle vite umane. La loro storia e la loro atroce fine, sono riuscite a spezzare la congiura del silenzio, a far risorgere l’orgoglio e la rabbia dei rottami di una città industriale, e delle altre mille che si sono accodate. Prima di morire, sono riusciti a puntare l’indice contro quelle istituzioni che hanno trasformato una buona legge in un’ottima occasione di profitto e nulla più. Contro norme che hanno svalutato le loro vite e le loro membra, in sede di risarcimento danni. Contro le vergognose connivenze di coloro che avrebbero dovuto tutelare la loro incolumità e la dignità dei luoghi di lavoro, e contro un padronato che non ha saputo fingere un lutto che non era il loro, e lo ha liquidato come fatalità e ordinaria amministrazione.
Pagheranno a caro prezzo il fatto di non aver saputo piangere neppure lacrime di coccodrillo. Pagheranno a caro prezzo la veloce digestione. E non tanto perché a Roma si sia allestito il solito triste teatrino della commissione ministeriale d’inchiesta, ma perché la rabbia è tanta e renderà tutti più vigili e più restii a chiudere un occhio. Perché nessun scribacchino potrà più permettersi di usare la morte di un lavoratore per tappare i buchi dell’impaginazione.
Mi chiederete, ma se quelli di Torino sono i martiri, chi sono i leoni?Nelle poche righe che ho scritto di leoni ce ne sono molti, e molti si accoderanno mansueti oggi al funerale. Ma i leoni più pericolosi siamo noi: da quando hanno perso la vita gli operai di Torino, altri venti lavoratori sono morti in incidenti isolati, e durante i funerali, la statistica ci dice che ne moriranno altri tre. Se non riusciremo a provare la stessa rabbia per ogni singolo morto, per il pescatore siciliano di sedici anni mangiato dal mare, per il marocchino ingoiato dal vuoto, per tutti coloro che si sono immolati sull’altare di mille euro al mese, le bestie più fameliche saremo noi.
24 commenti:
Vorrei che questo canto dolente graffiasse le anime di tutti.
Che fosse ricordato anche domani, dopodomani, tra una settimana, tra un mese.
Troppe volte le luci si spengono, e il branco di avvoltoi che continuiamo ostinatamente a definire giornalisti, politici, imprenditori, insomma classe dirigente, si butta sull'ultimissima emergenza (caro banzina? un alluvione? la neve? la riforma elettorale?) e le coscienze s'addormentano anch'esse presto, davanti a un bello spot di lassativi.
Stavolta, spero non accada.
Ciao, Riccardo.
E Grazie di questo graffio che vola nel vento... ^_^
@ comicomix: oggi sono arrabbiato io, come ti è capitato qualche giorno fa: neanche due minuti che il post è fuori, e arriva il NO.
Attendo che scadano le due ore per vedere se il leone ha avuto il coraggio di firmarsi, perchè quello di motivare non l'ha avuto.
grazie a te, caro amico
@ lisa72: come hai ragione: una pletora di parole sullo sbarramento elettorale, pochissime sulle protezioni nei luoghi di lavoro.
Quanto al NO dici bene. Ne ho incassati tanti senza protestare... e anche ben peggio che un NO. Ma mentre stanno per iniziare i funerali di quei poveri ragazzi, questo lo ritengo uno sputo. Piuttosto vota no, e scrivi che non sopporti l'autore del post. E non è una questione di visibilità: grazie all'aiuto di voi amici, in prima ci arriva comunque.
ricambio l'abbraccio, e ancora grazie per il bellissimo post sui regali di Natale
Hai scritto un post belissimo, mi sembra riduttivo chiamarlo solo post, sono le uniche parole che oggi vorrei sentir dire, oggi che ci sono i funerali di quei poveri ragazzi.
Non fanno notizia, qualche giorno fa ho sentito una battuta a Caterpillar, un pò cruda ma diceva che gli operai per andare in prima pagina devono morire e morire possibilmente tutti insieme e più di tre.
E' triste, doloroso, incivile tutto questo.
Spero che la tua notizia torni in home.
Io se non ti dispiace, la riprendo e la posto da me. Fammi sapere, quando puoi, se ti va.
Un abbraccio.
Cri
seguo spesso anch'io i bravissimi Cirri e Solibello. La battuta è cruda, ma è un'ottima sintesi di quello che intendevo dire: certo le leggi dell'informazione sono queste, ma non sono scritte su tavole di pietra, e in qualche caso bisognerebbe provare a cambiarle.
Ti ringrazio molto. Da questo sito puoi sempre prendere ciò che vuoi, senza chiedere: per me è un grande piacere essere ospite della tua pagina.
ricambio l'abbraccio
Leoni? Quelli sbranavano per fame o per paura... mentre soltanto gli uomini sbranano per il profitto.
Grazie per ciò che hai scritto
p.s. non capisco come mai ai tuoi commenti non riesco mai ad accedere con il mio account blogger
eh sì, il profitto mette un gran appetito...
blogger è un po' di giorni che fa le bizze, ma vedo che altri amici non hanno problemi... misteri del web. Io sono senza posta da stamettina!
grazie a te, e un saluto
Sottoscrivo in pieno.
Speriamo che tutto non finisca nel dimenticatoio.
Ciao
Antonio
Segnalo un interessante analisi di noisefromamerika.org che confronta dati europei sulle morti bianche. Ne risulta che gran parte delle morti e' dovuta al traffico stradale.
Spero che non si trasformi come le solite storie... Spero che non si cali il silenzio, perché oramai si ragiona con la logica del "è andata bene a me, quindi non mi riguarda"... Deve riguardare tutti, da quelli che fanno un lavoro meno pericoloso a quelli che stanno sotto imminiente pericolo ogni giorno...
@ Antonio Cracas: il rischio che tutto torni come prima è alto. Ad un informazione alternativa come la nostra, tocca il compito di evidenziare anche quegli episodi che rischieranno di trovare solo il trafiletto nella cronaca.
ciao e grazie
@ andrea moro: ti ringrazio molto per aver corredato di dati scientifici quella che era una mia sensazione riportata nell'articolo riguardo alla pericolosità delle strade italiane.
grazie anche della visita
@ lupo sordo: indubbiamente è un problema di tutti. Il pericolo del lavoro e la mancanza di lavoro; e una relazione vessatoria unisce le due cose.
un saluto
un doveroso segno di partecipazione al lutto delle famiglie che hanno perso un loro caro, e a quelle che ancora lo vedono lottare tra la vita e la morte. Torino non vi dimenticherà!
Voglio ringraziarti per questo splendido pensiero.
Mi unisco alle tue parole.
Ciao, Riccardo.
ti ringrazio di cuore.
E vorrei approfittarne per dire che a differenza della stampa, che pare essersi accorta solo ora delle morti bianche, su OKNOtizie c'è sempre stata una grossa attenzione da parte di tutti per questa tragedia... ecco una significativa differenza tra una stampa commerciale e una "stampa" sociale.
Ma su questo vorrei tornarci con calma.
Ciao, Mac :)
si ci sarà bisogno di tornarci con calma.
Intanto mi unisco al tuo saluto...
grazie Daniele, vedremo di approfondire quest'aspetto.
solo un avviso, purtroppo ho la posta bloccata da stamattina :(
complimenti caro per le tue parole.
Mi accodo. un abbraccio
ti ringrazio molto, e un caro saluto
La velocità con cui le notizie sfilano, si disperdono, svaniscono è impressionante.
Riflettevo ieri sera su questa azione fagocitatrice dei mass media, TUTTI i mass media e quindi anche OKNO.
Cercavo un articolo che sapevo postato SOLO la mattina e non riuscivo a trovarlo..
Pagine...pagine.. e pagine di articoli, parole scritte, news importanti e news insignificanti, una montagna di news di ogni tipo che ci sommerge, che sgomitano tra loro per stare in prima fila e farci dimenticare quello scritto solo 2 ore prima.
E tutto scorre via, chi si ricorda già più dei bambini di Beslan? o dei morti in Bangladesh? o...
Cmq grazie Rickgave,
i tuoi post mi aiutano sempre a fermarmi un attimo e riflettere.
P.s sui voti negativi dati aprioristicamente..Non prendertela..si commentano da soli.
grazie Audrey,
una riflessione perfetta: siamo al fastfood dell'informazione. Si spreme un filone fino a quando fa share, poi lo si accantona o lo si butta via.
Un bell'esempio quello di Beslan... se ti va di leggere questo:
[lapennachegraffia.blogspot.com]
a presto, Riccardo
''Quell'azienda era in smobilitazione -ha aggiunto Bonanni- quindi tutti sono concordi nel dire che la manutenzione ultimamente era un po' scemata. Quando uno si sposta di casa, infatti, non fa molta manutenzione su quella che lascia. Questa esperienza deve servire per il futuro: quando un'azienda sta in delocalizzazione gli organi ispettivi, e tutti, noi compresi, dobbiamo essere piu' attenti''
"un po' scemata... un po' più attenti"... una dichiarazione di una durezza che mi sconcerta!!!??? :(
spero che la tua penna resti graffiante per sempre. Grazie
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