sono sempre i peggiori quelli che ritornano



chi è stato nei luoghi dove si sono perpetrati i peggiori crimini contro l’umanità, avrà notato un fenomeno strano e inquietante: anche col passar del tempo, sembra che l’orrore non si dissolva, e resti sospeso nell’aria come un’impalpabile polvere sottile, in attesa di attraversare la pelle e lasciarci un segno indelebile di sé. Numerose sono le testimonianze di chi vive nei paesi che hanno legato il loro nome ai campi di sterminio nazisti o ai gulag stalinisti, e una amica me lo confermava dopo una visita ad Hiroshima.
Questo purtroppo pare valere anche per i miseri manovali di cui il male si è servito per le sue opere terrene: pagato un prezzo di milioni di morti per liberarcene, si ripresentano a scadenze regolari.
La fine di molti dittatori arriva imprevista e violenta, e pare direttamente proporzionale alla stessa violenza che per molti anni ha assicurato loro il potere. Mentre stanno scrivendo l’ennesima pagina di storia, il libro si chiude improvvisamente e con forza li schiaccia, quasi a voler ricordare loro che, al di là delle illusioni, altro non erano che fastidiosi insetti intrufolatisi nello scorrere degli eventi.
Saltiamo di palo in frasca.
La Finlandia negli ultimi vent’anni sarà finita un paio di volte in televisione: per mostrarci le spettacolari immagini del Rally dei Mille Laghi o per qualche servizio di colore sul paese di Babbo Natale. Oggi invece la Finlandia ha fatto prepotentemente irruzione nelle aperture dei nostri telegiornali per mostrarci una strage al liceo che non ha nulla da invidiare a quelle americane di Columbine o della Virginia Hight School. Per chi come me ama la Finlandia e la conosce bene, la cosa è difficile da accettare. Ma all’amarezza si è ben presto sostituito lo stupore, quando ho appreso che gli scritti lasciati dal ragazzo autore del gesto non avevano nulla da invidiare ai più deliranti proclami della propaganda nazista: non quella ufficiale, ma quella che veniva stilata di nascosto in qualche castello della Baviera.
Quindi torniamo ai dittatori.
Molti sono gli esempi che potremmo prendere in prestito dal secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. Molte le immagini. Un Hitler, appunto, sepolto vivo nel suo bunker dall’avanzata dell’armata rossa, i coniugi Ceaucescu ritrasformati dal plotone di esecuzione nei poveri contadini arroganti e ignoranti che sono sempre stati. Ma la figura che sembra rappresentare meglio il ribaltamento tra il potere in vita e l’oblio e il disprezzo in morte, è certamente quella di Pol Pot.
Nel 1975 deposto il regime filoamericano di Long Nol, svuotò le città, divise le famiglie obbligando gli abitanti a trasferirsi nelle campagne per lavorare in regime di schiavitù. Abolì qualsiasi cosa potesse far riferimento a costumi occidentali, e il possesso di elettrodomestici, apparecchiature scientifiche, automobili o anche un semplice libro, costò la vita a migliaia di persone. Abolì la proprietà privata e la moneta, obbligò tutti ad indossare un uniforme e arrivò a considerare riso o pianto come attività ostili al regime.
Con i fidi Khmer Rossi sterminò nei campi di concentramento un quarto della popolazione, circa quattro milioni di persone. Non risparmiò i suoi due fratelli e non risparmio migliaia di bambini.
Le crudeltà dei Khmer erano inimmaginabili e trasformerebbero questo articolo in un copione pulp, ma una va ricordata per dare il giusto peso alla tragedia vissuta da quel popolo. Ai condannati a morte si offriva la grazia a patto che mangiassero le proprie orecchie: ottenuto il consenso e dato luogo al macabro rituale, li si uccideva comunque. Pol Pot fu deposto dall’invasione vietnamita del 1979, ma continuò la sua latitanza nel paese fino al 1997 al comando dei Khmer rimastigli fedeli. Trovò una morte misteriosa ai confini della Thailandia, forse naturale, forse per mano dei suoi stessi seguaci che già avevano tentato di scambiarlo col nuovo regime per ottenere l’immunità e lo avevano imprigionato.
Qualche anno fa una troupe televisiva si è spinta in quei luoghi impervi per filmare la tomba e chiarire i dubbi sulla fine del dittatore. Al termine di un sentiero fangoso, un posto di blocco improvvisato sbarrava la strada. Un ex-Khmer, riconvertitosi al regime, ha accompagnato i giornalisti verso la boscaglia dove un tumulo quasi cancellato si faceva ancora riconosce in mezzo a escrementi e sacchetti per la spazzatura. Un paio di cani si sono allontanati, in attesa di tornare e fare i propri bisogni. L’immagine era desolante, sconfortante, eppure sembrava emanare un senso di giustizia, o di nemesi.
Oggi mi dicono vi sia una tomba meno provvisoria. Si è sparsa la voce che porti fortuna, che guarisca i malati e dia i numeri vincenti per il vicino casinò. E’ meta di molti pellegrinaggi.
Il senso di tutto questo? Se c’è, trovatelo voi!

18 commenti:

Daniele Aprile ha detto...

l'ho trovato io il senso!! ma non te lo dico!
scherzo... purtroppo non c'è :(

riccardo gavioso ha detto...

Ciao Daniele,
hai ragione sembra che di senso ce ne sia sempre meno.
Andrei a mangiare quacosa, ma il contacalorie non sembra essere daccordo :)

riccardo gavioso ha detto...

Cara Lisa,
assolutamente non andare a cercare un altro tema. I fantasmi del passato ritornano, e ci vogliono molti "Ghostbuster". Fai il tuo articolo, che poi nel fine settimana ce li scambiamo, e andiamo a prendere un po' di sole invece che rimanere attaccati a questa tastiera.
Ottimo il video di Pangea: bella l'idea e fantastica la realizzazione grafica. Un modo perfetto di affrontare un problema purtroppo sempre di maggior attualità, e che non riguarda solo le donne che vestono il burqa.
Una buona giornata anche a te.

Anonimo ha detto...

Oggi sono nei casini fino al collo, non ho tempo..ma voglio lasciarti questa canzone, che per me ha significati profondissimi:

Voglio trovare un senso a questa sera
Anche se questa sera un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa storia
Anche se questa storia un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa voglia
Anche se questa voglia un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà...
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...

Voglio trovare un senso a questa situazione
Anche se questa situazione un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa condizione
Anche se questa condizione un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno... ormai è qua!

Voglio trovare un senso a tante cose
Anche se tante cose un senso non ce l’ha

Un sorriso di fretta...scusami
Mister X di COmicomix

riccardo gavioso ha detto...

forse la vita, per il fatto stesso di essere vita, un senso c'è l'ha

molto bella la canzone: sia il testo che la musica

un sorriso col freno a mano tirato :)

Anonimo ha detto...

Post toccante ma scontato. Sono stufo di sentir parlare di olocausti da chi che non ne sa un beato di niente. Quando si parla di milioni di morti ammazzati ci vorrebbe un po' di cautela, magari anche un po' di buon senso. 4 milioni su 9-10 mi sembra eccessivo. Poco tempo fa un servizio sul regime khmer parlava di "quasi" 2 milioni, meno della metà. Chi sa quante volte li contano, gli stessi poveri morti, a seconda delle convenienze. I gemelli Kacinsky (scusate la grafia scorretta) tiravano in ballo 6 milioni di polacchi per condizionare le scelte europee. Una guerra durata un mese e la seguente occupazione non può aver fatto tante vittime, anche se messa in atto dai malvagi nazisti. I quali, tra l'altro, sono stati fatti fuori (a caro prezzo) prevalentemente grazie ai malvagi stalinisti (e non dagli angelici americani). La verità "vera" è che viviamo ascoltando sempre e solo panzane dettate da interessi contrapposti. La ragione arride sempre al vincitore. Che progresso, dai tempi della preistoria.

riccardo gavioso ha detto...

anzitutto chi sei tu per giudicare la mia preparazione su quello che scrivo... a scusa, dimenticavo, sei il celebre anonimo!

leggere con attenzione: quattro milioni, corrispondenti a un quarto della popolazione. Ma ti voglio dare ragione: sono due milioni in meno, allora va tutto bene...
D'altra parte è un epoca di revisionisti, e fa piacere averne trovato uno anche al povero Pol Pot

accusi me di faziosità!? ...partendo da un post che mette sullo stesso piano dittatori rossi e neri. In un blog dove si posta da sempre contro tutte le dittature, senza dimenticarci di fare le pulci a Bush, Putin e quando è il caso pure agli Olandesi.

Dovessi scrivere come d'abitudine i ringraziamenti per la visita, mentirei!

Anonimo ha detto...

QUESTO LO CONDIVIDO MOLTO, SEI BRAVO.
Impossibile trovare un senso a questa follia, ed impossibile ache pensare che gli abbiano permesso di portare la morte sino a quel punto. (forse qualcuno avrebbe potuto intervenire, prima).(per Rigav)
Valeria.

riccardo gavioso ha detto...

grazie Valeria!

ci sono follie manifeste, come quella di Pol Pot, e follie striscianti... non meno pericolose

Anonimo ha detto...

Ricordo quegli anni.
Tutto il mondo sapeva quel che stava accadendo in Cambogia ma nessuno si mosse.
I cambogiani dovettero aspettare che i vicini vietnamiti (altro popolo segnato dalla storia) decidessero di invaderli per chiudere finalmente quella loro tragica avventura.
Cercare un senso in quegli avvenimenti e' un esercizio inutile.
Sono fatti che sono successi e che, aime', succederanno ancora.
Nel mondo, da sempre, ogni tanto capita che una persona o un gruppo di persone idealiste, folli o sanguinarie, riescano a raggiungere il potere e governare con mano pesantissima.
E' capitato in africa (chi si ricorda di Amin Dada?), in europa (abbiamo diversi esempi, tutti accaduti nello scorso secolo) ed in sud america.
E purtroppo c'e' poco da fare.
Nessuno rischia alcunche' per ristabilire l'ordine e la legalita' in un paese privo di valore strategico o di risorse naturali.
D'altra parte la disponibilita' di risorse naturali non sempre e' sufficiente a garantire pace e stabilita' (iraq docet).
Giriamo pure l'argomento come vogliamo ma non ne usciamo mai bene.
Se un paese e' povero rischia di capitare in mano ad una banda di delinquenti, se invece e' ricco rischia di capitare in mano ad un'altra, diversa, banda di delinquenti.
Chissa', forse i popoli dovrebbero essere, oltre che onesti e lavoratori, anche fortunati

riccardo gavioso ha detto...

devo farti i complimenti: il tuo commento è perfetto!

Buffett diceva delle multinazionali: " investo solo in aziende che abbiano un business talmente solido da poter essere guidate anche da un cretino... per quanto grande possa essere un'azienda, nel giro di venti o trent'anni finirà nelle mani di un perfetto imbecille"

Anonimo ha detto...

per me ,non potremmo mai scordare e dimenticare il passato,rimarrà come questa storia un doloroso ricordo e per riprenderci dallo sconforto e tristezza non scrutiamo in continuazione l'avvenire,ma guardiamo con più attenzione il presente,perchè come diceva una saggia vecchia signora "la cosa migliore dell'avvenire è che esso viene un giorno alla volta."

riccardo gavioso ha detto...

ottime doti filosofiche questa vecchia signora... del resto, di questi tempi mi sembra già difficile da digerire un giorno per volta

Anonimo ha detto...

Bellissima riflessione.
Pochi giorni fa un post che ho votato (mi perdoni l'autrice che ora non ricordo) citava una poesia dell'Antologia di Spoon River "George gray" di E. L. Masters, da cui riporto i versi che mi hanno sempre colpito:

"Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio;
è una barca che anela al mare eppure lo teme"

Un significato a tutto questo ci deve essere; c'è: bisogna avere il coraggio di cercarlo per non restare ancorati nel porto della vita e non prendere mai il largo.

riccardo gavioso ha detto...

Edgar Lee è stato davvero un grande. Consiglio a tutti di leggerlo, o in altermativa di ascoltare il bellissimo album di Fabrizio De Andrè che è tratto dal libro.

Anonimo ha detto...

Siamo noi che dobbiamo dare un senso alla nostra vita. Non credo che qualcuno avrà mai la gentilezza di porgercelo in un piatto d'argento. In ogni caso, secondo me, noi cerchiamo un senso a tutto ciò che ci circonda solo perché abbiamo sempre bisogno di un punto di riferimento "forte" che ci tenga sempre con i piedi per terra.

Anonimo ha detto...

Mi aveta fatto ricordare la canzone di Battiato "Cerco un centro di gravit". Ne ho parlato qualche tempo fa, dopo aver riscoperto le mie radici qui: [annavercors.splinder.com]
Ciao!

Anonimo ha detto...

Sono il famoso anonimo che ha fatto impermalire il preclaro Massimo Gavioso. Fermo restando la banale constatazione che uccidere è sempre una bruttura, mi arrendo al semplice dato sperimentale che si è sempre ucciso in ogni epoca, in misura proporzionale ai mezzi e alla "sensibilità" dei carnefici e delle vittime di turno. E questo a onta di tutti i fiumi di riprovazione e di retorica che i fattacci si sono attirati. Trovo che 1) riempirsi la bocca di milionate di morti che nessuno ha mai contato è quantomeno imprudente e scorretto. Si corre il rischio di accusare di dieci omicidi chi ne ha commesso uno solo (che pursempre assassino è), tanto gli zeri non costano nulla. 2) Troverei preferibile sforzarsi di capire che cosa è successo, e soprattutto perché. Esecrare non è mai servito a nulla. Solo che "esecrare" illude di partecipare, mentre "capire" serve solo a tentare di trovare una maggiore stima di se stessi. Il tuo post non mi spiega nulla. Perché i cambogiani sono improvvisamente impazziti e hanno cominciato a scannarsi come galline?

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