allora correggiamo subito il titolo: la vera storia del cane che è morto di fame e di sete.
Un piccolo sunto per i pochi che non conoscano ancora la storia: durante una mostra d’arte svoltasi a Managua, l’artista Giullermo Vargas ha esposto un cane randagio legato ad una catena con l’intento di farlo morire di fame e di sete per rappresentare l’agonia della malcapitata bestia. Il premio per l’artista, oltre all’invito per la Biennale Centroamericana, è stato quello di avere una risonanza mondiale in pochissimi giorni, che gente come Dalì e Picasso hanno impiegato una vita a ottenere. Questo era sicuramente l’intento dell’artista, che però non doveva aver messo in conto la mobilitazione mediatica che in breve tempo ha raccolto oltre duecentomila firme contro di lui e contro la sua presunta opera d’arte.
Ed ecco, come per magia, arrivare il deus ex-machina sotto forma di smentita: il cane veniva regolarmente nutrito e dissetato nelle ore di chiusura della mostra, e il messaggio che l’artista voleva trasmettere era quello di mostrare l’ipocrisia della gente disposta a mobilitarsi di fronte alle sofferenze di un cane che per strada avrebbero tranquillamente ignorato… fortunatamente pare che non si sia spinto a parlare di patimenti e morti umane, ma l’ispirato tono profetico sembrava muoversi in quella direzione. In Italia, la tesi della provocazione a fin di bene è stata naturalmente sposata dal prode Attivissimo che si è detto certo trattarsi di una bufala… e come dare torto a uno che con le bufale si è costruito un avvenire e non sa neppure come sia fatta una mozzarella.
Tutto bene.
Non proprio.
Interrogati sulla sorte della povera bestia, l’artista e il direttore del museo, invece di mostrarci un cane felice e sorridente, seduto davanti ad una ciotola di Ciappi, hanno dovuto ammettere che per un’inopportuna distrazione l’animale era evaso dalla sua poco dorata prigionia, e non se ne avevano più notizie.
Ora io sono certo che, come alla mia penna, un paio di dubbi vi siano rimasti: se il cane fosse stato regolarmente nutrito, come sarebbe stato possibile ottenere l’agonia e la fissità dello sguardo che tutte le foto ci hanno mostrato, se non ricorrendo all’uso di tranquillanti e perpetrando una crudeltà diversa da quella dichiarata, ma non meno esecrabile. E non vi pare strano che questo povero animale, che per giorni sembrava non reggersi sulle zampe, sia stato poi così lesto nel far perdere le proprie tracce. E che dire del geniale artista che non ha saputo sfruttare la tesi della provocazione adottando la povera bestia, come sarebbe stato logico aspettarsi in un finale strappalacrime, e ha inizialmente sostenuto la tesi che come cane randagio sarebbe ugualmente morto si stenti entro pochi giorni?
Ora certamente si stanno dando un gran daffare a trovare un cane simile, che tra qualche giorno sarà ritrovato per caso e mostrato al mondo intero. Così naufragheranno miseramente i miei sospetti e Attivissimo potrà andare in sollucchero.
Ma io sulla sorte del povero animale non sono disposto a scommetterci neppure un euro… e tutte le mattine al mercato, scopriamo quanto poco valga…
Un aggiunta.
Se mai avessi ragione, voglio far pervenire un messaggio all’artista: non azzardarti mai a definire un cane bastardo… il vero e unico bastardo sei tu!
Un piccolo sunto per i pochi che non conoscano ancora la storia: durante una mostra d’arte svoltasi a Managua, l’artista Giullermo Vargas ha esposto un cane randagio legato ad una catena con l’intento di farlo morire di fame e di sete per rappresentare l’agonia della malcapitata bestia. Il premio per l’artista, oltre all’invito per la Biennale Centroamericana, è stato quello di avere una risonanza mondiale in pochissimi giorni, che gente come Dalì e Picasso hanno impiegato una vita a ottenere. Questo era sicuramente l’intento dell’artista, che però non doveva aver messo in conto la mobilitazione mediatica che in breve tempo ha raccolto oltre duecentomila firme contro di lui e contro la sua presunta opera d’arte.
Ed ecco, come per magia, arrivare il deus ex-machina sotto forma di smentita: il cane veniva regolarmente nutrito e dissetato nelle ore di chiusura della mostra, e il messaggio che l’artista voleva trasmettere era quello di mostrare l’ipocrisia della gente disposta a mobilitarsi di fronte alle sofferenze di un cane che per strada avrebbero tranquillamente ignorato… fortunatamente pare che non si sia spinto a parlare di patimenti e morti umane, ma l’ispirato tono profetico sembrava muoversi in quella direzione. In Italia, la tesi della provocazione a fin di bene è stata naturalmente sposata dal prode Attivissimo che si è detto certo trattarsi di una bufala… e come dare torto a uno che con le bufale si è costruito un avvenire e non sa neppure come sia fatta una mozzarella.
Tutto bene.
Non proprio.
Interrogati sulla sorte della povera bestia, l’artista e il direttore del museo, invece di mostrarci un cane felice e sorridente, seduto davanti ad una ciotola di Ciappi, hanno dovuto ammettere che per un’inopportuna distrazione l’animale era evaso dalla sua poco dorata prigionia, e non se ne avevano più notizie.
Ora io sono certo che, come alla mia penna, un paio di dubbi vi siano rimasti: se il cane fosse stato regolarmente nutrito, come sarebbe stato possibile ottenere l’agonia e la fissità dello sguardo che tutte le foto ci hanno mostrato, se non ricorrendo all’uso di tranquillanti e perpetrando una crudeltà diversa da quella dichiarata, ma non meno esecrabile. E non vi pare strano che questo povero animale, che per giorni sembrava non reggersi sulle zampe, sia stato poi così lesto nel far perdere le proprie tracce. E che dire del geniale artista che non ha saputo sfruttare la tesi della provocazione adottando la povera bestia, come sarebbe stato logico aspettarsi in un finale strappalacrime, e ha inizialmente sostenuto la tesi che come cane randagio sarebbe ugualmente morto si stenti entro pochi giorni?
Ora certamente si stanno dando un gran daffare a trovare un cane simile, che tra qualche giorno sarà ritrovato per caso e mostrato al mondo intero. Così naufragheranno miseramente i miei sospetti e Attivissimo potrà andare in sollucchero.
Ma io sulla sorte del povero animale non sono disposto a scommetterci neppure un euro… e tutte le mattine al mercato, scopriamo quanto poco valga…
Un aggiunta.
Se mai avessi ragione, voglio far pervenire un messaggio all’artista: non azzardarti mai a definire un cane bastardo… il vero e unico bastardo sei tu!
8 commenti:
Conosco molto bene i cani (meglio delle persone) e posso assicurarti che se fosse stato nutrito, non sarebbe mai scappato, anzi il "problema" sarebbe stato mandarlo via!!!
ho letteralmente i brividi, è l'ennesima violenza su animali di cui sento parlare nel giro di pochi giorni. scioccante quanto la razza umana sia tremendamente stupida, e la sua stupidità si rifletta negativamente su altre forme di vita.
questo tizio lo chiuderei in una cella, ma gli darei una briciolina al giorno, giusto per allungare la sua agonia più di quanto non sia stata lunga quella della povera bestia..
there is no vaccine against stupidity!
Non ho parole.... forse sono esagerata per il troppo amore che ho per i cani... però credo che quell'esere che l'ha legato lì meriti le peggior cose del mondo.
chiedo scusa a tutti per il ritardo, ma fino a quando Adsense rende così poco...
@ Lisa: in ogni caso una brutta storia che dimostra come molti considerino gli animale alla stregua di oggetti a propria disposizione.
Auguri per il tuo raffreddore... in effetti, cominicia a fare freschino
@ anonimo: ottima considerazione che mi era sfuggita
grazie per la visita
@ biodoctor: vero, non c'è limite alla stupidità umana, ma a volte gli "artisti" riescono ad aggiungere un tocco di classe
grazie per la visita
@ anonimo: non direi che esageri... è lui che ha esagerato
grazie per la visita
ottimo post
un sonoro saluto
ti ringrazio, molto
invece sta bene e gode ottima salute, alla faccia dei creduloni incantatelli... :)
un'altra balla è quella dell'uomo-pianta, che resiste in vetta alla home di OKBALLIZIA
amo molto gli animali, e nessuno sarebbe più lieto di me di essermi sbagliato
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