E' indiscutibile che Radovan Karadzic e il suo generale Ratko Mladic siano stati ottimi macellai, e infatti, nonostante gli sforzi di Carla Del Ponte, si godono meritate ferie da circa dieci anni.
Il loro ultimo giorno di lavoro li ha visti impegnati a Srebrenica, dove hanno portato a termine il più infame genocidio dalla fine della seconda guerra mondiale: ottomila persone.
Arrivando a Srebrenica dalle colline che la circondano predomina il verde, quasi che la natura s’ostini a cercare di cancellare le tracce dell’orrore umano. Ma, avvicinandosi, gli occhi percepiscono qualcosa di sbagliato in quel verde… qualcosa di artefatto. Sono le millenovecentotrentasette lapidi verdi del cimitero di Potocari, inaugurato da Clinton nel 2003. Le lapidi mostrano un numero di riconoscimento, e più in basso altri numeri: date di nascita e di morte, a ricordarci come dalla furia omicida dei serbi non si siano salvati né bambini né anziani.
Sotto di esse l’erba comincia a spuntare, ma i tumuli ne sono ancora spogli e ben visibili. C’è molto spazio intorno, e servirà per accogliere altri quattromila corpi, che qui dovrebbero concludere un viaggio iniziato dalla fabbrica che s’intravede appena oltre il cimitero, e che li ha portati in una delle sessanta fosse comuni scoperte a fine guerra nei dintorni, per poi approdare alle celle frigorifere di Tuzla, dove attendono la conclusione dei lunghissimi test del DNA per ritrovare un nome e poter essere finalmente sepolte.
Nella fabbrica, nel 1995 erano ospitati circa quattrocento caschi blu olandesi che avevano il compito di difendere la popolazione civile dell’enclave musulmana. Appena spuntarono i serbi di Mladic, consegnarono armi e suppellettili ai cetnici e, in un impeto d’eroismo, se la dettero a gambe levate pur di avere salva la vita: questo nonostante le circa tremila persone appena giunte in cerca della loro protezione. Il genocidio, iniziato appena sparito l’ultimo casco blu, durò diversi giorni. Al primo piano della fabbrica le donne vennero sistematicamente violentate prima di finire nel capannone o in mezzo ai campi per essere fucilate coi loro bambini. Un testimone, al processo dell’Aja, parla di oltre mille fucilazioni in un solo giorno e di vittime sgozzate in serie coi coltelli, mani legate dietro la schiena. Sui muri della fabbrica sono rimasti i tragici graffiti sessuali con cui i cetnici hanno concluso questa epilessia di morte, e rendono il luogo oltremodo spettrale.
Carla del Ponte, procuratore generale del Tribunale internazionale dell’Aja, nel decimo anniversario della strage, si è rifiutata di partecipare alla commemorazione di Srebrenica. Un gesto politico per dire alla comunità internazionale che non ci potrà essere giustizia finché i serbi Mladic e Karadzic non saranno consegnati al tribunale, e ancora qualche giorno fa ha ribadito, inascoltata, il concetto.
Quanto ai due macellai, girano l’Europa, protetti da omertà e connivenze. Karadzic poteva essere fermato in Montenegro, dove era venuto a “prendere il sole” e passeggiava tranquillamente scortato da una decina di guardie del corpo armate fino ai denti. Le autorità hanno avuto paura che l’arresto potesse trasformarsi in una carneficina, e lo hanno lasciato andare. Chi volesse affittare una prestigiosa residenza reale in Grecia, a Salonicco, potrà sentire il custode che vanta la sua presenza, in qualità di ospite illustre: vi ha soggiornato diversi giorni, in attesa, forse, di sparire verso la Russia.
Domani, se vi farà piacere, continueremo parlando delle madri di Srebrenica, degli olandesi e delle lacrime di coccodrillo…
Il loro ultimo giorno di lavoro li ha visti impegnati a Srebrenica, dove hanno portato a termine il più infame genocidio dalla fine della seconda guerra mondiale: ottomila persone.
Arrivando a Srebrenica dalle colline che la circondano predomina il verde, quasi che la natura s’ostini a cercare di cancellare le tracce dell’orrore umano. Ma, avvicinandosi, gli occhi percepiscono qualcosa di sbagliato in quel verde… qualcosa di artefatto. Sono le millenovecentotrentasette lapidi verdi del cimitero di Potocari, inaugurato da Clinton nel 2003. Le lapidi mostrano un numero di riconoscimento, e più in basso altri numeri: date di nascita e di morte, a ricordarci come dalla furia omicida dei serbi non si siano salvati né bambini né anziani.
Sotto di esse l’erba comincia a spuntare, ma i tumuli ne sono ancora spogli e ben visibili. C’è molto spazio intorno, e servirà per accogliere altri quattromila corpi, che qui dovrebbero concludere un viaggio iniziato dalla fabbrica che s’intravede appena oltre il cimitero, e che li ha portati in una delle sessanta fosse comuni scoperte a fine guerra nei dintorni, per poi approdare alle celle frigorifere di Tuzla, dove attendono la conclusione dei lunghissimi test del DNA per ritrovare un nome e poter essere finalmente sepolte.
Nella fabbrica, nel 1995 erano ospitati circa quattrocento caschi blu olandesi che avevano il compito di difendere la popolazione civile dell’enclave musulmana. Appena spuntarono i serbi di Mladic, consegnarono armi e suppellettili ai cetnici e, in un impeto d’eroismo, se la dettero a gambe levate pur di avere salva la vita: questo nonostante le circa tremila persone appena giunte in cerca della loro protezione. Il genocidio, iniziato appena sparito l’ultimo casco blu, durò diversi giorni. Al primo piano della fabbrica le donne vennero sistematicamente violentate prima di finire nel capannone o in mezzo ai campi per essere fucilate coi loro bambini. Un testimone, al processo dell’Aja, parla di oltre mille fucilazioni in un solo giorno e di vittime sgozzate in serie coi coltelli, mani legate dietro la schiena. Sui muri della fabbrica sono rimasti i tragici graffiti sessuali con cui i cetnici hanno concluso questa epilessia di morte, e rendono il luogo oltremodo spettrale.
Carla del Ponte, procuratore generale del Tribunale internazionale dell’Aja, nel decimo anniversario della strage, si è rifiutata di partecipare alla commemorazione di Srebrenica. Un gesto politico per dire alla comunità internazionale che non ci potrà essere giustizia finché i serbi Mladic e Karadzic non saranno consegnati al tribunale, e ancora qualche giorno fa ha ribadito, inascoltata, il concetto.
Quanto ai due macellai, girano l’Europa, protetti da omertà e connivenze. Karadzic poteva essere fermato in Montenegro, dove era venuto a “prendere il sole” e passeggiava tranquillamente scortato da una decina di guardie del corpo armate fino ai denti. Le autorità hanno avuto paura che l’arresto potesse trasformarsi in una carneficina, e lo hanno lasciato andare. Chi volesse affittare una prestigiosa residenza reale in Grecia, a Salonicco, potrà sentire il custode che vanta la sua presenza, in qualità di ospite illustre: vi ha soggiornato diversi giorni, in attesa, forse, di sparire verso la Russia.
Domani, se vi farà piacere, continueremo parlando delle madri di Srebrenica, degli olandesi e delle lacrime di coccodrillo…
23 commenti:
Cara Lisa,
facciamoli i figli, ma facciamoli bel sapendo che sulle nostre spalle graverà il peso di educarli, magari, quando avranno l'età giusta, facendolgli anche sapere cos'è successo a Srebrenica.
Facciamoli perchè un giorno forse avranno la capacità di cambiare un piccolo spicchio di mondo o perlomeno faranno da contrappeso a quelli che lo vorranno distruggere.
Loro non solo sono il nostro futuro, ma il futuro di tutti.
Un abbraccio a te e alla tua piccola.
Ho letto con attenzione e profonda emozione. Ho ricordato persone della mia famiglia che sono da annoverare tra le vittime di guerra, fucilate come ostaggi dalle SS o morte di stenti a Dachau. Di certo non li ho conosciuti di persona, ma li ho sempre ricordati ed ho sperato e spero ancora che certe storie non si ripetano più. Ma la realtà mi smentisce... due rapide riflessioni: non c'è bisogno di essere nazzisti per essere criminali di guerra ed esiste sempre l'indifferenza al male assoluto che è quello di uccidere in nome di una qualunque ideologia, dimenticando che niente vale quanto la vita umana. Fromm ha scritto che l'essere umano è l'unico tra i viventi che gode nell'infliggere la sofferenza agli altri. L'unica religione dovrebbe essere il rispetto della vita umana.
Molte le parole da sottolineare tra quelle che hai scritto: il male è assoluto, simbologie e colori sono come la pelle del camaleonte e mutano in continuazione.
Le parole di Fromm sono perfette: ci ricordano una terribile verità, e ci suggeriscono l'unica soluzione possibile.
Grazie della visita.
La cosa terribile è che qualcuno li protegge, giustifica e difende pure.... Hai scritto un altro bel post!
Saluti, Lisa
ottimo post
ti ringrazio davvero, e trovo che sull'ex-Jugoslavia da anni regni il classico silenzio assordante
I figli sono il dono più splendido.
"Loro non solo sono il nostro futuro, ma il futuro di tutti"
E dobbiamo farli stare con gli occhi bene aperti, perchè sia la logica del fanciullino, e non quella dei genocidi di stato, a prevalere.
Un piccolo sorriso
Mister X di COmicomix
certo, aiutiamoli a crescere, ma non cerchiamo mai d'estirpargli quella "logica del fanciullo" che è dentro di loro
un sorriso che crescerà
Sono totalmente d'accrodo..è uno dei miei credi.
Grazie
Srebrenica è il caso più eclatante ma quello che è successo lì è capitato in mille altri posti della ex Yugo e quasi nessuno a pagato. ciao carlo
tutto purtroppo vero, ma credo che la mancanza d'informazione sia il miglior lasciapassare per i macellai a passeggio.
Un silenzio vergognoso, quasi da far pensare alla corresponsabilità, non fosse per Peacereporter e qualche coraggioso freelance non sapremmo più nulla di quel che accade in quei luoghi.
Se oggi chiedessimo alla gente che fine ha fatto Milosevic, in quanti saprebbero rispondere?
troppo pochi .
ma quanti milosevic ci sono in giro ? carlo
fosse anche solo uno, sarebbe troppo!
mi va bene tutto quello che avete scritto...
però a chi è convenuto e chi ha promosso la destabilizzazione della Jugoslavia?
La Germania? La Nato? Gli USA?
e i croati non sono stati meglio dei serbi...
i croati hanno fatto come i serbi, probabilmente in maniera meno eclatante, anche i bosniaci hanno fatto le loro stragi (subendone però più di tutti) ricordo un film esplicativo che appena trovo il titolo lo posto..
ti posso garantire che ognuno ha fatto gara a chi faceva peggio... carlo
certo. è quello che volevo dire.
però è interessante capire come una nazione dove hanno convissuto per mezzo secolo pacificamente diversi popoli e religioni, improvvisamente si lasci andare alla barbarie più spinta.
potevamo evitarlo? e soprattutto: volevamo evitarlo?
se la lombardia dichiarasse la sua indipendenza e il giorno dopo fosse riconosciuta da tutti gli stati europei e dall'america, voi cosa pensereste?
diciamo che hanno convissuto insieme perchè c'era tito che li bastonava tutti allo stesso modo.
non è proprio così.
personalmente ritengo di si, però è la mia opinione personale. certo che gli sloveni niente avevano a che spartire con i serbi per cultura storia e tradizione - ciao carlo
l'analisi politica è effettivamente molto complessa, come è complessa la situazione attuale di quella terra che affronterò domani nella continuazione. Ma se il Quebec fosse riuscito a ottenere quella manciata di voti in più e a rendersi indipendente, non credo che da quelle parti sarebbero successe tragedie.
Meno male che c'è qualcuno che mette in risalto e soprattutto non dimantica!
Bravo Riccardo!
Su certe cose ho fatto un doppio nodo al fazzoletto.
Grazie Roberto
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