inauguro questa rubrichetta, che spero altrettanto gradevole per chi scrive e per chi legge, e lo faccio affrontando come argomento il sarcasmo, visto che il suo uso, per me abituale, ha suscitato qualche perplessità nei lettori.
Partiamo da una definizione classica: il sarcasmo è una figura retorica usata per mostrare la presa in giro, la canzonatura o la burla di una persona, una situazione o una cosa. È spesso usato in maniera umoristica o ironica, e può essere sottolineato anche attraverso particolari intonazioni della voce per enfatizzare particolari parole o parti dell'affermazione. La parola deriva dal tardo latino, sarcasmus, che a sua volta deriva dal greco antico sarkasmos, da sarkazein - mordersi le labbra per la rabbia-. A sua volta il termine è una derivazione di sarx, carne. Sarcasmo letteralmente può essere reso con "tagliare un pezzo di carne da qualcuno". È proverbialmente nota come la "più bassa forma di arguzia" (una frase a volte attribuita erroneamente a Oscar Wilde, ma di cui non è nota la provenienza).
Questa definizione non ci soddisfa: anzitutto sembra accostare umorismo e sarcasmo, che invece restano su due piani nettamente diversi, quasi che il secondo sia l’anima nera del primo. In secondo luogo l’intonazione c’entra poco dal momento che se il sarcasmo è vero sarcasmo resta facilmente riconoscibile anche nello scritto.
Un prezioso esempio, che ci aiuta a capire, lo prendiamo in prestito da Bernard Shaw e Winston Churchill:
Bernanrd Shaw mandò a Churchill un biglietto per la prima di una delle sue commedie con una nota: "Avrei piacere di vederla tra il pubblico".Churchill restituì il biglietto con un messaggio: "Mi dispiace di non poter partecipare alla prima. Verrò volentieri a una replica, se ce ne sarà una".Bernanrd Shaw gli mandò allora due biglietti per un'altra serata scrivendo: "Avrei piacere che venisse a teatro accompagnato da un amico, se ne ha uno".
Un’altra lacuna della definizione è che manca qualsiasi cenno a un uso del sarcasmo tra i più diffusi: fare un’affermazione intendendo esattamente il contrario.
Se io scrivessi: “ Ringrazio l’attuale classe politica, e tutte quelle che l’hanno preceduta, per gli oltre cinquant’anni di buongoverno e di prosperità economica che hanno assicurato al paese, con una particolare attenzione per i problemi dei più deboli e degli emarginati… “ credo che solo qualcuno che mi leggesse dall’Isola di Pasqua potrebbe non cogliere il sarcasmo delle mie parole.
Stefano Floris ci fa giustamente notare che l'obiettivo del sarcasmo è quello dell'attacco astuto al fine di svilire e mortificare un interlocutore, situazione, quindi, in cui il dialogo esiste solo per ridurre al silenzio la controparte. Il piacere, in un dibattito sarcastico, non nasce dal conversare insieme gustosamente, ma dal fatto di riuscire ad umiliare l'oggetto cui è rivolto il sarcasmo; per questo il divertimento, in tale circostanza comunicativa, potrà essere esclusivamente di un solo interlocutore, o di una sola parte dei partecipanti allo scambio verbale, mentre per chi resta vi saranno solo risa di scherno.
Quindi possiamo concludere che il sarcasmo è lo strumento più efficace per colpire qualcuno, senza rischiare una denuncia per percosse o lesioni, pur accettando il rischio di quella per diffamazione.L’unica arma, in definitiva, che ci garantisce un’ottima difesa personale senza richiederci burocratici permessi per il “ porto “.
Partiamo da una definizione classica: il sarcasmo è una figura retorica usata per mostrare la presa in giro, la canzonatura o la burla di una persona, una situazione o una cosa. È spesso usato in maniera umoristica o ironica, e può essere sottolineato anche attraverso particolari intonazioni della voce per enfatizzare particolari parole o parti dell'affermazione. La parola deriva dal tardo latino, sarcasmus, che a sua volta deriva dal greco antico sarkasmos, da sarkazein - mordersi le labbra per la rabbia-. A sua volta il termine è una derivazione di sarx, carne. Sarcasmo letteralmente può essere reso con "tagliare un pezzo di carne da qualcuno". È proverbialmente nota come la "più bassa forma di arguzia" (una frase a volte attribuita erroneamente a Oscar Wilde, ma di cui non è nota la provenienza).
Questa definizione non ci soddisfa: anzitutto sembra accostare umorismo e sarcasmo, che invece restano su due piani nettamente diversi, quasi che il secondo sia l’anima nera del primo. In secondo luogo l’intonazione c’entra poco dal momento che se il sarcasmo è vero sarcasmo resta facilmente riconoscibile anche nello scritto.
Un prezioso esempio, che ci aiuta a capire, lo prendiamo in prestito da Bernard Shaw e Winston Churchill:
Bernanrd Shaw mandò a Churchill un biglietto per la prima di una delle sue commedie con una nota: "Avrei piacere di vederla tra il pubblico".Churchill restituì il biglietto con un messaggio: "Mi dispiace di non poter partecipare alla prima. Verrò volentieri a una replica, se ce ne sarà una".Bernanrd Shaw gli mandò allora due biglietti per un'altra serata scrivendo: "Avrei piacere che venisse a teatro accompagnato da un amico, se ne ha uno".
Un’altra lacuna della definizione è che manca qualsiasi cenno a un uso del sarcasmo tra i più diffusi: fare un’affermazione intendendo esattamente il contrario.
Se io scrivessi: “ Ringrazio l’attuale classe politica, e tutte quelle che l’hanno preceduta, per gli oltre cinquant’anni di buongoverno e di prosperità economica che hanno assicurato al paese, con una particolare attenzione per i problemi dei più deboli e degli emarginati… “ credo che solo qualcuno che mi leggesse dall’Isola di Pasqua potrebbe non cogliere il sarcasmo delle mie parole.
Stefano Floris ci fa giustamente notare che l'obiettivo del sarcasmo è quello dell'attacco astuto al fine di svilire e mortificare un interlocutore, situazione, quindi, in cui il dialogo esiste solo per ridurre al silenzio la controparte. Il piacere, in un dibattito sarcastico, non nasce dal conversare insieme gustosamente, ma dal fatto di riuscire ad umiliare l'oggetto cui è rivolto il sarcasmo; per questo il divertimento, in tale circostanza comunicativa, potrà essere esclusivamente di un solo interlocutore, o di una sola parte dei partecipanti allo scambio verbale, mentre per chi resta vi saranno solo risa di scherno.
Quindi possiamo concludere che il sarcasmo è lo strumento più efficace per colpire qualcuno, senza rischiare una denuncia per percosse o lesioni, pur accettando il rischio di quella per diffamazione.L’unica arma, in definitiva, che ci garantisce un’ottima difesa personale senza richiederci burocratici permessi per il “ porto “.
3 commenti:
Gazie Lisa,
devo dire che l'idea di qualche bacchettatina sulle dita della nostra classe politica non mi dispiace per niente.
Quanto alla rubrichetta vedremo di dargli un collocazione fissa domenicale.
Ho nostalgia dei certi politici veri della prima Repubblica che in tv sapevano darsi battaglia a colpi di sano sarcasmo. Oggi si sentono prevalentemente insulti di pessimo gusto.
In effetti il livello della classe politica pare decisamente scaduto anche sotto un profilo che potremmo definire stilistico. Anche perchè in fondo l'uso del sarcasmo presuppone una certa stima dell'avversario almeno sotto il profilo intellettuale. Diciamo che anche per le mele avvelenate sono richiesti i denti per mangiarla.
Grazie della visita.
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