Roberto Saviano: Sodoma o Gomorra?


“ Gomorra “ di Roberto Saviano ha ottenuto un notevole successo per un’opera prima, e il libro, sospinto dal tamtam mediatico, è arrivato a fare importanti numeri di vendita e a valicare i confini italiani. Un successo sicuramente meritato, dal momento che l’autore ha avuto il coraggio di scoperchiare il vaso di pandora dei traffici cammorristici casertani, e ai propri lettori non ha voluto far mancare nomi e cognomi delle famiglie che da decenni governano e prosciugano il territorio dell’entroterra napoletano.
Saviano, come dimostra il libro, è certamente persona intelligente e non può non aver messo in preventivo il polverone che la sua denuncia avrebbe sollevato e le ripercussioni sul piano personale e famigliare. Prontamente è arrivata la “ fatwa “ da parte dei boss, mentre genitori e parenti si sono limitati a togliergli il saluto, e il fratello è stato costretto a trasferirsi al nord.
Ritornato a Casal di Principe per partecipare a un incontro promosso dalle associazioni che si battono contro la camorra, è arrivato, tra imponenti misure di sicurezza, con una scorta da far invidia a quella di Bush quando decide di fare un saltino in Iraq. Il tutto per parlare in una piazza quasi vuota, tristemente disertata dai politici locali, ma affollata di sgherri delle famiglie che prendevano appunti su chi applaudisse più forte.
Con gli appunti, invece, qualche problemino lo ha avuto la pletora di “pennivendoli” inviati da quotidiani e telegiornali a rinfrescare il solito teatrino fatto di domandine agli anziani del posto, nella speranza che la senilità di qualcuno lo tradisse e gli facesse pronunciare qualche parola in merito a quello che stava succedendo. Naturalmente, in cambio della loro arroganza da paladini della giustizia e del senso civico, hanno ottenuto l’ostinato mutismo di prammatica, che si sono affrettati a stigmatizzare. Così, per l’ennesima volta, dopo aver fatto finta di esporsi per mezza giornata, consumate le cene e caricati i rimborsi spese, si sono affrettati a risalire la penisola, sazi, tronfi e pronti a spruzzar veleno su chi non aveva avuto il coraggio di rovinarsi con le proprie mani per tutta la vita.
Certamente sarebbe cosa auspicabile che il meridione fosse fatto di gente come Saviano, Libero Grassi o Don Puglisi, ma il meridione è fatto anche e soprattutto di gente comune, cui non si può chiedere di uscire allo scoperto partendo dal presupposto che lo stato che dovrebbe difenderli, nel 2006 insediava una commissione antimafia in cui rifulgevano i nomi di Paolo Cirino Pomicino e di Alfredo Vito, detto “ Alfredone Centomila Preferenze “. Il “ fuoco amico “ in Italia abbiamo imparato a conoscerlo, da quelle parti non ha misteri da sempre.
Quelli che hanno urlato a Saviano che la camorra non esiste, certamente hanno esagerato, anche se in un paese che spesso si è caratterizzato per essere più papista del Papa, non ci si può poi stupire che qualcuno voglia apparire più camorrista della camorra, e sale forte il sospetto che, vista la propensione di costoro alla sodomia, il titolo più indovinato per il libro fosse appunto “ Sodoma “ e la collocazione più esatta nella collana “ Urania “ tra i romanzi di fantascienza.
Sicuramente a qualcuno quest’articolo non piacerà. Adombrerà il sospetto che abbia voluto offrire una pezza d’appoggio all’omertà che da sempre è humus ideale per qualsiasi tipo di associazione a delinquere organizzata. E’ un rischio, ed è un rischio che anch’io ho messo in preventivo, con la speranza di essere compreso almeno dalle persone che non si sono ancora rassegnate all’omologazione culturale dilagante. In realtà quest’articolo vuole semplicemente rendere il giusto tributo a un collega che sta rischiando quel che resta della sua vita per un coraggioso libro di denuncia sociale e sottolineare l’ipocrisia di chi caldeggia l’ossimoro rappresentato dall’eroismo di massa: nel meridione la cultura è ancora in buona parte legata alla tradizione contadina, ed è proprio della saggezza contadina accorgersi dell’incedere del lupo anche quando si presenta travestito da pecora.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Come non darti ragione?
Perché chiedere ad un padre di famiglia di fare lui i nomi noti, notissimi, dei camorristi quando tutti coloro che ne dovrebbero parlare per istituto li tacciono?
In un paese dove se ti incazzi con un assessore perché mancano i cartelli stradali ti senti :"ma da noi il mare è bello", come pretendere risposte dirette da chi poi è vittima di quelle risposte.
Da tempo dico che il male di questo paese è l'ipocrisia e quasi sempre torvo tra politici e giornalisti i maestri nel praticarla.
Un saluto, Fulvio

Anonimo ha detto...

Senza aver letto il tuo post proprio oggi è stato sottoposto uno dello stesso argomento su Giornalettismo.
Io concordo assolutamente con te per la vergognosa discesa della stampa ma mi interrogo anche sulla reale utilità anticamorra di questo bailame pubblicitario. Ho poi dubbi sulla formula di romanzo inchiesta usato da Saviano che non rende bene dal punto di vista di romanzo e non è particolarmente accurato come indagine

http://giornalettismo.ilcannocchiale.it/

riccardo gavioso ha detto...

Credo fosse Falcone a dire che la mafia era un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani avrebbe avuto un inizio e una fine... solo che qui la fine sembra molto, molto lontana

riccardo gavioso ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
riccardo gavioso ha detto...

Marblestone, ti ringrazio per la visita. Anch'io ho letto il post di Giornalettismo, molto valido, e devo dire che mi ha fatto ulteriormente riflettere. Concordo anche sui dubbi inerenti la formula, ma propenderei per il fatto che se il libro ha davvero fatto imbufalire certi personaggini - cosa che pare assodata - dev'essere comunque un libro da sostenere. Credimi, tre quarti di quelli che hanno fatto della lotta alla mafia ragione di vita, ma anche e soprattutto di sostentamento, non hanno mai fatto incazzare nessuno, anzi...

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