ci sono campioni che non possono invecchiare. Sono mito, e il mito non invecchia, semmai si rafforza col tempo, e diventa icona. Un Dio generoso decide di risparmiare loro il declino, sia quello grottesco di tanti, sia quello dignitoso che è stato di pochi.
Guardavi Gilles, divino antidivo, e vedevi quest’aura, meravigliosa e tragica.
Era venuto dalla neve, e aveva appreso l’alchimia della velocità imparando a domare motoslitte. Era venuto con un camper rabberciato e poche lire in tasca. Era venuto col suo talento, barando sull’età, come una signora un po’ in là con gli anni. E il Commendatore se ne era invaghito, o forse s’era invaghito dell’idea che la superiorità dei suoi bolidi fosse così grande da poter vincere anche con un carneade al volante.
Fu battezzato “l’ aviatore”: con la sua rossa decollava all’improvviso e atterrava nel cuore di tutti noi. Poi le ruote impararono a restare incollate al terreno, e girarono veloci per portarlo verso la gloria.
Il duello di Digione, e le scintille a zampillare dai cerchi come in una corsa delle bighe. Il beffardo trenino a Jarama, e quattro macchine accodate malinconicamente al suo alettone e alla sua classe. La macchina cannibalizzata nel tentativo di rientrare ai box e la rocambolesca carambola della Tosa.
Ma il destino arriva e presenta il conto.
Lo fa con il bacio iscariota del compagno di squadra e le sue scuse penose, così difficili da accettare per chi aveva fatto della lealtà in perno della sua vita.
Delusione. Amarezza. Desiderio di rivalsa.
Ma lui non era uomo da rivalsa, e questa gli fu fatale.
Anche il tempo corre veloce. La moglie assieme ad un altro pilota… perché Johanna? Un figlio che nel DNA ha il talento del padre, ma neanche un briciolo del suo estro.
E il tempo scompare, e si torna a Zolder, a quel pomeriggio.
Gilles vuole la pole, la sua vendetta. Mass lo vuole agevolare e si sposta. Frazioni di frazioni di secondo. Un attimo prima o un attimo dopo. Ma tutti gli attimi coincidono e la macchina inizia a volare e a rotolare impazzita. Gilles è contro le reti. Tutti aspettano un gesto, tutti aspettano un segno, ma lui rimane immobile.
Un sedile che si strappa e il paletto di una rete ce lo hanno portato via, mai nessuno potrà strapparlo dal nostro cuore.Sono passati venticinque anni: resta tuo il nostro cuore, Gilles.
Guardavi Gilles, divino antidivo, e vedevi quest’aura, meravigliosa e tragica.
Era venuto dalla neve, e aveva appreso l’alchimia della velocità imparando a domare motoslitte. Era venuto con un camper rabberciato e poche lire in tasca. Era venuto col suo talento, barando sull’età, come una signora un po’ in là con gli anni. E il Commendatore se ne era invaghito, o forse s’era invaghito dell’idea che la superiorità dei suoi bolidi fosse così grande da poter vincere anche con un carneade al volante.
Fu battezzato “l’ aviatore”: con la sua rossa decollava all’improvviso e atterrava nel cuore di tutti noi. Poi le ruote impararono a restare incollate al terreno, e girarono veloci per portarlo verso la gloria.
Il duello di Digione, e le scintille a zampillare dai cerchi come in una corsa delle bighe. Il beffardo trenino a Jarama, e quattro macchine accodate malinconicamente al suo alettone e alla sua classe. La macchina cannibalizzata nel tentativo di rientrare ai box e la rocambolesca carambola della Tosa.
Ma il destino arriva e presenta il conto.
Lo fa con il bacio iscariota del compagno di squadra e le sue scuse penose, così difficili da accettare per chi aveva fatto della lealtà in perno della sua vita.
Delusione. Amarezza. Desiderio di rivalsa.
Ma lui non era uomo da rivalsa, e questa gli fu fatale.
Anche il tempo corre veloce. La moglie assieme ad un altro pilota… perché Johanna? Un figlio che nel DNA ha il talento del padre, ma neanche un briciolo del suo estro.
E il tempo scompare, e si torna a Zolder, a quel pomeriggio.
Gilles vuole la pole, la sua vendetta. Mass lo vuole agevolare e si sposta. Frazioni di frazioni di secondo. Un attimo prima o un attimo dopo. Ma tutti gli attimi coincidono e la macchina inizia a volare e a rotolare impazzita. Gilles è contro le reti. Tutti aspettano un gesto, tutti aspettano un segno, ma lui rimane immobile.
Un sedile che si strappa e il paletto di una rete ce lo hanno portato via, mai nessuno potrà strapparlo dal nostro cuore.Sono passati venticinque anni: resta tuo il nostro cuore, Gilles.
14 commenti:
:-(
Già 25 anni... eppure è così fresco il ricordo di quell'incidente. Strano: a me che non guardo mai la Formula 1 tranne che a volte con mio padre, è toccata la sorte di vedere la morte di due grandi. Uno era lui.
un uomo che ho avuto la fortuna di conoscere di persona. Uno di quelli che lasciano una traccia.
ho visto le foto di Roma, complimenti!
un caro saluto
@ uyulala: e l'atro immagino fosse Ayrton Senna... tra l'altro la ASF, la sua fondazione, è molto conosciuta e attiva in Brasile e si occupa d'infanzia con ottimi risultati
un caro saluto
esatto :-(
@ lisa: bellissimo e molto toccante questo tuo ricordo di quel giorno triste. E' rimasto veramente nitido nella nostra mente, eppure sono passati 25 anni. Evidentemente, è stato un uomo che ha saputo dare molto.
un abbraccio
Non ho conosciuto Villenueve, ma il suo nome vive da sempre, è un immortale, uno dei pochi...
Deve essere il giorno, la domenica forse, sto ascoltando un monologo di Gaber ed ho scritto un post su Joe Strummer... quanto ci servono gli esempi dei grandi...
davvero incredibile quanto sia ancora vivo il ricordo di Gilles: avevo quest'articolo pronto da tempo, e non riuscivo a inserirlo perchè trovavo qualcuno che aveva appena fatto altrettanto.
ancora grazie per lo spazio dato al mio libro, e un saluto
Forse è per quella morte così giovane, con le speranze che tutti nutrivamo per lui, forse è per quel talento che forse solo in Ayrton Senna aveva un eguale... forse è per l'amore che Enzo Ferrari eveva per lui... credo che chiunque lo abbia visto correre non lo dimenticherà mai!
un sola doverosa precisazione: il bellissiomo titolo non è mio, ma dell'allora direttore di Rombo, Marcello Sabatini.
sono un amante di auto, moto, motori in generale. Sono andato spesso a vedere la F1 a Imola e ogni tanto mi faccio un giro all'interno del parco presente nel circuito. Si possono ancora trovare scritte inneggianti a Gilles Villeneuve
caro Nicola, in effetti è davvero sorprendente come si sia conservato intatto l'amore per Gilles. Come detto, ho faticato a inserire il post, visto che quasi ogni settimana qualcuno inserisce un articolo in argomento. Ho avuto la fortuna di cenare a Monza, dopo il trionfo di Schekter, con i piloti, e Gilles era una persona di una modestia e di una disponibilità disarmante.
un saluto
Bellissima commemorazione, Riccardo.
Il chico è stato un mito. Amato dai tifosi per quel suo coraggio scapestrato che infiammava la folla.
Il brusco Enzo Ferrari lo ha ricordato con parole commoventi, scritte sul monumento a lui dedicato nell'autodromo di Imola:
Sì, c'è stato chi lo ha definito "aviatore" e chi lo valutava "svitato".
Il giorno che lo assunsi, prelevandolo dalle motoslitte, si sollevò un plebiscito di critiche e quando l'ho paragonato a Nuvolari c'è stato chi mi ha rimbeccato.
Gilles? con la sua generosità, con il suo ardimento, con la capacità "distruttiva" che aveva nel pilotare le macchine, macinando semiassi, cambi di velocità, frizioni, freni, ci insegnava cosa bisognava fare perchè un pilota potesse difendersi in un momento imprevedibile, in uno stato di necessità.
E' stato campione di combattività ha regalato ed ha aggiunto tanta notorietà alla Ferrari.
Io gli volevo bene.
Enzo Ferrari.
Credo che epitaffio più toccante non avrebbe potuto scrivere il vecchio Drake.
HP
grazie per aver riportato queste belle parole di Enzo Ferrari. Gilles manca a tutti, e il suo ricordo resta immutato nel tempo, come quello di tutti i grandi campioni.
grazie della visita
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