La preghiera dell'amica Audrey, è quella di diffondere la notizia della missione umanitaria del collega Vittorio il più possibile via web e mail.
L'obiettivo è quello di cercare di rendere la missione il più possibile nota e pubblica per evitare azioni di forza da parte di Israele (vi ricordo che Vik è già stato incarcerato a Gerusalemme durante un altro viaggio).
Grazie a tutti per l'ascolto e l'eventuale aiuto a sostegno dell'iniziativa e della diffusione.
L'obiettivo è quello di cercare di rendere la missione il più possibile nota e pubblica per evitare azioni di forza da parte di Israele (vi ricordo che Vik è già stato incarcerato a Gerusalemme durante un altro viaggio).
Grazie a tutti per l'ascolto e l'eventuale aiuto a sostegno dell'iniziativa e della diffusione.
Fra poco meno di due settimane cercherò di entrare a Gaza.
Con una quarantina di attivisti per i diritti umani provenienti da 15 paesi diversi, compresi palestinesi e israeliani, e un carico di aiuti umanitari abbiamo deciso di sbarcare sulle coste della Palestina.
Il primo di agosto ci ritroveremo a Cipro, e il 5 salperemo su alcune barche che abbiamo acquistato verso Gaza, laddove ci attendono i rappresentati di una decina di ONG che ci hanno invitato. (fra cui the Palestinian Red Crescent Society in the Gaza Strip, the Palestinian Medical Relief Society, the Palestinian Centre for Human Rights and the Gaza Community Mental)
La condizione umanitaria di un milione e mezzo di palestinesi, uomini donne e bambini incarcerati illegalmente in Gaza è catastrofica,
la peggiore degli ultimi 40 anni di occupazione israeliana.
Nonostante Israele dichiari che Gaza non è più occupata, di fatto nega alla vasta maggioranza della popolazione l'accesso al lavoro, agli spostamenti, all'educazione, alla sanità, e al diritto di ricevere visitatori.
Abbiamo provato a ritornare in Palestina per terra.
Ci abbiamo riprovato per aria. Nonostante io come i miei compagni siamo tutti pacifisti che professano la non violenza, siamo stati arrestati, incarcerati e ingiustamente processati dinnanzi alle corti israeliane.
Adesso ci siamo fatti seri, via mare salperemo per Gaza.
Navigando su acque internazionali,
ed essendo invitati dai palestinesi,
non abbiamo ritenuto doveroso informare Israele.
Le leggi internazionali dichiarano esplicitamente che abbiamo tutti i diritti di andare a visitare Gaza.
Il parlamentare palestinese al-Khudari ha sottolineato che "ricevere la nave che arriva per rompere l'assedio è un diritto del popolo palestinese. Essa giunge attraverso le acque nazionali, e nessuno potrà intromettersi, né Israele né altri".
Il nostro obbiettivo è quello di rompere l'assedio israeliano di Gaza, dimostrando tutta la nostra solidarietà alla popolazione palestinese.
Importando a Gaza contemporaneamente ai beni di prima necessita noi stessi,
insegnanti, medici, operatori umanitari e attivisti per i diritti umani.
Con noi ci saranno alcuni sopravvissuti della nakba,
la "catastrofe" palestinese,
e Hedy Epstein, 84enne sopravvissuta all'olocausto.
I premi Nobel per la pace Desmond Tutu, Jimmy Carter e Mairead Maguire hanno ufficialmente espresso il loro sostegno alla missione (link: il supporto di Desmond Tutu), così come diversi parlamentari inglesi (. In the UK, MPs Jeremy Corbyn and Lynne Jones, MEP Caroline Lucas, and retired MP Alice Mahon have all expressed support for this project. )
Il regista inglese Ken Loach ci ha inviato un suo contributo in sterline e ha espresso il suo supporto.
Sappiamo a quali notevoli rischi andiamo incontro,
ma siamo al contempo parecchio stanchi e frustrati dell'inerzia della comunità internazionale,
è ora che qualcuno si muova per cercare di frenare il lento genocidio di un milione e mezzo di innocenti.
Non ne possiamo più di far finta di niente,
di girarci dall'altra parte dinnanzi alle stragi quotidiane,
alla vista di quell' immensa prigione a cielo aperto che oggi è Gaza.
Cercando di rompere l'assedio,
vogliamo restituire ai palestinesi una parte della loro libertà negata. Quella sovranità della Palestina sancita dall'Onu e dalle leggi internazionali.
Porteremo con noi delle reti,
e se riusciremo a sbarcare per prima cosa porteremo a pescare con noi i pescatori palestinesi,
oggi ridotti a bersagli galleggianti per i cecchini sulle navi da guerra israeliane.
Sulla via del ritorno verso Cipro, vogliamo portare con noi tutti quei palestinesi che necessita di cure mediche urgenti ed immediate.
Qualunque sia l'esito della nostra missione,
che il nostro gesto, il nostro determinato sacrificio,
possa smuovere ulteriormente le coscienza di un mondo adulterato dall'arroganza dell'indifferenza.
Ci sono terribili catastrofi naturali a questo mondo, come terremoti e uragani, inevitabili.
A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria, sottomissione.
Il mondo intero non può ignorare questa tragedia, e se lo fa, non includeteci in questo mondo.
Chiediamo solo che alcune semplici imbarcazioni approdino a Gaza con il loro carico di pace, amore, empatia,
che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani,
e qualsiasi altro popolo del pianeta.
Soffiate sulle nostre vele, remate con noi,
la giustizia e la libertà sono diritti spogliati di cittadinanza,
riguardano l'intera comunità di esseri umani senza esclusione alcuna.
Restiamo umani,
Vittorio Arrigoni
(attivista per i diritti umani e blogger)
blog: http://guerrillaradio.iobloggo.com/
website della missione: http://www.freegaza.org/
Con una quarantina di attivisti per i diritti umani provenienti da 15 paesi diversi, compresi palestinesi e israeliani, e un carico di aiuti umanitari abbiamo deciso di sbarcare sulle coste della Palestina.
Il primo di agosto ci ritroveremo a Cipro, e il 5 salperemo su alcune barche che abbiamo acquistato verso Gaza, laddove ci attendono i rappresentati di una decina di ONG che ci hanno invitato. (fra cui the Palestinian Red Crescent Society in the Gaza Strip, the Palestinian Medical Relief Society, the Palestinian Centre for Human Rights and the Gaza Community Mental)
La condizione umanitaria di un milione e mezzo di palestinesi, uomini donne e bambini incarcerati illegalmente in Gaza è catastrofica,
la peggiore degli ultimi 40 anni di occupazione israeliana.
Nonostante Israele dichiari che Gaza non è più occupata, di fatto nega alla vasta maggioranza della popolazione l'accesso al lavoro, agli spostamenti, all'educazione, alla sanità, e al diritto di ricevere visitatori.
Abbiamo provato a ritornare in Palestina per terra.
Ci abbiamo riprovato per aria. Nonostante io come i miei compagni siamo tutti pacifisti che professano la non violenza, siamo stati arrestati, incarcerati e ingiustamente processati dinnanzi alle corti israeliane.
Adesso ci siamo fatti seri, via mare salperemo per Gaza.
Navigando su acque internazionali,
ed essendo invitati dai palestinesi,
non abbiamo ritenuto doveroso informare Israele.
Le leggi internazionali dichiarano esplicitamente che abbiamo tutti i diritti di andare a visitare Gaza.
Il parlamentare palestinese al-Khudari ha sottolineato che "ricevere la nave che arriva per rompere l'assedio è un diritto del popolo palestinese. Essa giunge attraverso le acque nazionali, e nessuno potrà intromettersi, né Israele né altri".
Il nostro obbiettivo è quello di rompere l'assedio israeliano di Gaza, dimostrando tutta la nostra solidarietà alla popolazione palestinese.
Importando a Gaza contemporaneamente ai beni di prima necessita noi stessi,
insegnanti, medici, operatori umanitari e attivisti per i diritti umani.
Con noi ci saranno alcuni sopravvissuti della nakba,
la "catastrofe" palestinese,
e Hedy Epstein, 84enne sopravvissuta all'olocausto.
I premi Nobel per la pace Desmond Tutu, Jimmy Carter e Mairead Maguire hanno ufficialmente espresso il loro sostegno alla missione (link: il supporto di Desmond Tutu), così come diversi parlamentari inglesi (. In the UK, MPs Jeremy Corbyn and Lynne Jones, MEP Caroline Lucas, and retired MP Alice Mahon have all expressed support for this project. )
Il regista inglese Ken Loach ci ha inviato un suo contributo in sterline e ha espresso il suo supporto.
Sappiamo a quali notevoli rischi andiamo incontro,
ma siamo al contempo parecchio stanchi e frustrati dell'inerzia della comunità internazionale,
è ora che qualcuno si muova per cercare di frenare il lento genocidio di un milione e mezzo di innocenti.
Non ne possiamo più di far finta di niente,
di girarci dall'altra parte dinnanzi alle stragi quotidiane,
alla vista di quell' immensa prigione a cielo aperto che oggi è Gaza.
Cercando di rompere l'assedio,
vogliamo restituire ai palestinesi una parte della loro libertà negata. Quella sovranità della Palestina sancita dall'Onu e dalle leggi internazionali.
Porteremo con noi delle reti,
e se riusciremo a sbarcare per prima cosa porteremo a pescare con noi i pescatori palestinesi,
oggi ridotti a bersagli galleggianti per i cecchini sulle navi da guerra israeliane.
Sulla via del ritorno verso Cipro, vogliamo portare con noi tutti quei palestinesi che necessita di cure mediche urgenti ed immediate.
Qualunque sia l'esito della nostra missione,
che il nostro gesto, il nostro determinato sacrificio,
possa smuovere ulteriormente le coscienza di un mondo adulterato dall'arroganza dell'indifferenza.
Ci sono terribili catastrofi naturali a questo mondo, come terremoti e uragani, inevitabili.
A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria, sottomissione.
Il mondo intero non può ignorare questa tragedia, e se lo fa, non includeteci in questo mondo.
Chiediamo solo che alcune semplici imbarcazioni approdino a Gaza con il loro carico di pace, amore, empatia,
che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani,
e qualsiasi altro popolo del pianeta.
Soffiate sulle nostre vele, remate con noi,
la giustizia e la libertà sono diritti spogliati di cittadinanza,
riguardano l'intera comunità di esseri umani senza esclusione alcuna.
Restiamo umani,
Vittorio Arrigoni
(attivista per i diritti umani e blogger)
blog: http://guerrillaradio.iobloggo.com/
website della missione: http://www.freegaza.org/
49 commenti:
Siamo tutti con te..
Più che una prigione, Gaza è un campo di concentramento a cielo aperto...
tutta la mia solidarietà, da vecchio componente del progetto Salaam - Shalom: i ragazzi dell'Ulivo, ed ex genitore a distanza di un ragazzo di gerusalemme est, capisco bene tutto!
In bocca al lupo per tutto/tutti
ho la massima stima per persone così in gamba. Ce ne fossero!!
@ lisa72: cara amica, in questo periodo purtroppo la mia penna latita spesso, ma sto preparando una piccola sorpresa per dopo le vacanze...
Onore a Vittorio, al suo coraggio e alla sua dedizione per i bambini di Gaza.
una buona domenica
@ stellavale: Vittorio merita la nostra stima più grande, in un mondo di chiacchiere sono pochi quelli a cui resta il coraggio di rischiare i fatti.
una buona domenica
@ franca: perfettamente d'accordo, difficile immaginare cosa significhi la vita divisa tra paura e coprifuoco.
una buona domenica
@ fabio r: grazie per il tuo appoggio e complimenti per quello che hai saputo fare.
una buona domenica
@ simona: sicuramente ce ne vorrebbero di più, ma, di questi tempi è già un'ottima cosa che ce ne sia rimasta qualcuna.
una buona domenica
Pieno appoggio per fortuna ci sono persone come Guerrilla radio
non posso che ribadire: per fortuna che c'è ancora gente disposta a rischiare qualcosa per gli altri... e rischiare un carcere israeliano significa rischiare moltissimo. Forse nomi come Ansar non dicono molto dalle nostre parti, ma sono stati una delle versioni più riuscite dell'inferno in terra...
Da quello che ho capito Guerrilla radio sa già come sono i carceri Israeliani :-( Noi tutti , ma soprattutto i più giovani , bisognerebbe imparare tantissimo da Guerrilla radio , spero un giorno non lontano di poter fare qualcosa anche io
Grazie Rick! Ancora una volta dimostri con i fatti cosa significa la parola amicizia :-)
Audre
non posso che ringraziarti, cara amica, perchè ci hai offerto la possibilità di rendere il giusto merito a chi non intende le vacanze come la possibilità di sfoggiare il nuovo iphone ai bagni Miramare. I modelli dei telefonini durano poco, il sorriso di un bambino dura per sempre.
un abbraccio e un buon fine settimana a te, e un in bocca al lupo all'amico Vittorio
Propongo di mandare una e-maile a tutti i giornali con il titolo chi fermerà questa iniziativa di solidarietà?,forse la publicheranno e la visibilità sarà maggiore che sul web ;-)
mi pare davvero una buona idea, e oggi provo a mandare un po' di mail. "La Stampa", di solito è abbastanza disponibile ai contributi esterni, e sul sito è facile trovare le mail dei giornalisti. Se le mail saranno numerose avremo qualche possibilità in più...
[www.lastampa.it]
un buon fine settimana
io ho già incominciato con -Avvenire- La Padania ossia gli improbabili come ho tempo continuo ;-) Buon fine settimana anche a te .
con guerrilla, a fianco di tutti i popoli dimenticati e martoriati. Ti siamo vicini, e grazie per l'impegno.
sempre con chi si ricorda, e ci ricorda, i popoli dimenticati...
un buon fine settimana
Anche se da lontano aiutiamoli!
Buona fortuna e sono sicuro che riusciranno nel loro intento!
ne approfitto per riportare una piccola recensione al libro che sto leggendo e che trovo molto interessante:
Joe Sacco, Palestina. Una nazione occupata, Mondadori. 17x24, bianco e nero, brossurato, 312 pagine, 17,00 Euro, in libreria.
Un cronista armato di matita e china. È forse questa la definizione che meglio si addice a Joe Sacco, un comic journalist (un giornalista a fumetti) come lo definisce il Time, settimanale per il quale Joe Sacco lavora. Un giornalista che scava nella realtà attraverso i fumetti, compiendo inchieste approfondite dove unisce al piglio giornalistico la sua incisiva abilità grafico-narrativa. "Mi comporto da cronista: prendo appunti, scatto foto, faccio interviste, raccolgo informazioni. Una volta tornato a casa traduco tutto in fumetto". Il tutto con risultati eccellenti, come ben mostra il volume apparso per i tipi della Mondadori. Volume che completa ciò che la Phoneix aveva lasciato incompiuto pubblicando, nel 1998, la prima parte del lavoro di Sacco. Il volume racchiude una delle inchieste di Joe Sacco quando, tra la fine del 1991 e l’inizio del 1992, trascorse due mesi in Medio Oriente, tra Israele e i Territori Occupati. Una fotografia della prima Intifada contro l’occupazione d’Israele. Rileggere oggi, mentre è scoppiata una nuova Intifada, mentre le relazioni tra Palestinesi e Israeliani sembrano sempre più improntate ad una vera e propria guerra, mentre in Palestina si continua a morire, non lascia tranquilli da una parte e, dall’altra, aiuta il lettore a formarsi un’opinione sul conflitto. Il lavoro di Sacco è lucido, di particolare originalità "politica ed estetica", suggerisce Edward Said, grande esperto di questioni arabo-palestinesi che presenta il volume della Mondadori. Sacco mostra le condizioni reali dei palestinesi, senza prenderne le parti, mantenendo un ironico, scettico distacco. Partecipa come cronista curioso ma non insensibile. Sente che il dramma di quegli uomini e quelle donne scuote anche lui. Condivide due mesi con i palestinesi, vive con loro nei campi profughi. Si sforza di entrare in sintonia con i suoi interlocutori mentre li scruta e li intervista. C’è un’enorme empatia nel lavoro di Sacco. Si sforza di porsi nei panni di chi cerca di spiegare che il lancio delle pietre è divenuto un modo di vivere, delle donne palestinesi, delle famiglie degli uccisi, dei torturati, di chi fatica a spiegare, di chi non ha speranza. Lo fa cercando di mantenere il distacco anche se a volte si ferma e commenta: "confesso che non capisco più niente… ho dimenticato cosa significa aver fede, cioè ho dimenticato cosa significa voler aver fede". I suoi commenti sottotraccia fanno da contrappunto alle asprezze delle situazioni narrate, anche quando l’ironia sembra greve, fuori posto. Ironia sposata con la consapevolezza d’essere "solo un dannato disegnatore di fumetti che non si cambia abito da quattro giorni, che ha calpestato topi morti e batte i denti per il freddo che ha detto quattro fesserie ai ragazzi annuendo davanti ai loro racconti terrificanti…". Una parte del lavoro di Sacco è stato in mostra nel mese di febbraio al Museo d'Arte di Ravenna. Una mostra antologica dal titolo: Nuvole oltre le frontiere, con tavole dai suoi lavori tratti dai reportage sulla Palestina e sulla Bosnia, dove Sacco mostra le potenzialità del medium fumetto. Potenzialità a servizio del giornalismo d’indagine.
un buon fine settimana
Consiglerei anche di mandare una ..folta delegazione nei covi di Al Quaeda per implorare gli eroici combattenti ( qualcuno li chiama in un altro modo ma si tratta di pettegolezzi !!!) a non buttare bombe nei mercatini,negli autobus e davanti alle scuole.Non sta bene !!!! Hai visto mai che questi impavidi sacerdoti della pace a senso unico riescono dove hanno fallito gli altri...Se ne escono vivi !!!
bravo, complimenti. Hai parificato Israele e il suo governo democratico a dei terroristi. Non male, come inizio.. certo che se ti impegni puoi fare di più.. su coraggio, che sei sulla buona strada..
Io non riesco a capire perchè certa gente non se ne sta a casa propria invece di andare in un paese dove esiste la guerra da quando è nato, e poi implorare quando vengono imprigionati. Cas'è questa? mania di grandezza,sentirsi superiori a tutti o solo la voglia di diventare un martire? Che la prossima volta se ne stia a casa a lavorare che forse è meglio.
Nrlla nostra spedizione a Gaza avremmo bisogno di reduci della Repubblica di Salo' per fare un po' di pulizia di ebrei.
Almirante ? Non presente !
Michelini ? Non presente !
Tremaglia ? Me la faccio sotto !
Romualdi ? Non presente
Non siete andati ancora da Al Quaeda ? Assenti !!!
E'arebbe importante mantenere aperto un canale di costante aggiornamento o creare una catena di blog disponibili. per non disperdere tutte le informazion e gli aggiornamenti come fare?
Mi chiesto se, senza gli ebrei, i palestinesi avanzerebbero in ogni modo? Malgrado la loro presenza da centinaia anni, non hanno risuscito a stabilire nulla tranne la discordia, e questo anche in Libano. Mentre in 60 anni e malgrado 7 guerre Israele è divenuto un paese democratico da essere rispettato. Non è neanche a causa di soldi americani o ebraici. Non sono soldi che determinano la voglia e la unita di un popolo.
Senza gli ebrei i palestinesi continuerebbero litigare fra di loro, e malgrado tutti i soldi, tutto l'aiuto internazionale, non hanno mai creato nulla. Grazie a quelli tra di loro che sono condizionati dalla notte di tempo a dare una priorità a una causa impossibile in luogo di creare un paese degno del suo nome, questa situazione è condannata a perpetuarsi.
Si può bel lamentarsi la sorte dei palestinesi allora, ma fondamentalmente, tranne qualche eccezione, sono i propri nemici, con quelli degli altri paesi arabi che durante questi sessanta anni non hanno mai fermato a incoraggiarli a continuare una lotta futile per le propri fine, e senza mai gli aver dato qualunque cosa che sia per farlo in modo serio.
[www.arabnews.it] [www.haaretz.com]
inutile porsi problemi la realàè che continua sempre più fine a sestessa un'occupazione : la salvezza di Israele è in confini giusti e legittimi, in quanto ai paesi arabi d'accordo. Quello che fanno o sono i palestinesi non è un problema israeliano, ma palestinese, ...continuare su questa strada vuol dire solo minare la societò israeliana visto che ora comincia l'ondata contro i diversi al suo interno (ebrei messianici, drusi, beduini, arabi) ..il logos dell'occhio per occhio fa arretrare il Sacro e sviluppare il suo Lato oscuro...ormai il re è nudo
Conosco bene quest'argomento Uliveto, ma non sono del fatto convinto che le cose cambieranno per il meglio anche se Israele rispettasse tutti gli accordi e questo senza condizioni. Ne abbiamo avuto la prova già nel passato.
Avendo tutto provato quindi, per loro, che siano della destra o della sinistra, la cosa è semplice e senza alcuna alternativa altra. Per potere meglio controllare un'aggressione continua, bisogna controllare il terranno da dove viene l'aggressione. Se Israele volesse sempre più, avrebbero preso il Libano è un buon partito di tutti i paesi arabi vinto nelle sette guerre. Israele vuole solo la pace.
Non voglio neanche essere un guastafeste tra i compiacenti e i populismi, ma la storia da appoggio a quest'opinione. Il Libano è un esempio. Prima dell'arrivo dei palestinesi, il Libano era un gioiello di un paese multi-etniche e multi-culturale. Un esempio per il Medio Oriente di ciò che è possibile da creare. Dal loro arrivo e dall'interferenza della parte dell'Iran e della Siria, il Libano si è trasformato tristemente in una terra di battaglia continua di discordo e di devastazione. Un paese disunito e senza speranza, e non è neppure a causa degli ebrei.
Io sono forse ingiusto a vedere le cose in questa maniera estrema, ma purtroppo la storia mi dà ragione. Perché se i palestinesi avessero stabilito qualcosa di vero e di serio fino al 1947, mai le NU avrebbero potuto far passare tali accordi (che non sono mai stati stabiliti in ogni modo a causa del rifiuto dei paesi arabi).
lo sai che nn sono d'accordo: per me la cartina di tornasole è data dall'espansione delle colonie, dall'impunità della destra: io penso che nessuno avrebbe nulla da obiettare se uno stato palestinese continuasse ad attaccare Israele all'interno di confini internazionali legittimi:, così no anzi aumenta, al di là del coro dei potenti ,il disprezzo verso Israele e i suoi inganni. Non mi preoccupa Hamas è un problema arabo e palestinese, mi preoccupa l'arroganza di israele forte con i deboli e debole con i forti: dimentica che questa Terra ha una sua sacralità e non appartiene fondalmentalmente a nessuno se non a chi trasforma se stessa in un ponte
Naturalmente sono d'accordo sul punto d'abuso di forze del lato israeliano ma ho anche fiducia alla pressione del media mondiale che non accetta questo comportamento come molti ebrei anche loro. Non credo comunque che sia la causa vera del problema. Il motivo di essere di Hamas è la continuazione della persecuzione dei palestinesi. Perfino senza qualsiasi motivo, Hamas come Hezbollah, è capace di creare altri motivi attraverso tutti i mezzi anche falsi. È un'organizzazione programmata con un solo obiettivo, e non è in nessun modo lo stabilimento di uno Stato di Palestina.
(Non bisogna dimenticare che gli ebrei avevano accettato gli accordi di 1947/48 inclusa quelli della divisione di terranno. I paesi arabi invece hanno rifiutato di firmarli. Per questo motivo, grazie ai paesi arabi, non c'è alcuno accordo realmente stabilito concernendo il terranno).
facciamo sì o apri un blog e ne discutiamo o ti trasferici nel mio: ormai è tardi o si sta con l'occupazione o contro l'occupazione. Questo è un blog che forse ti aggraderà [www.israelediversa.ilcannocchiale.it] e sta ponendo il problema del 1948
OK, ma come sempre, occorre trovare il tempo. Grazie per il legame, e buona domenica.
Io sono filoamericano, con qualche remora, e come tale trovo che sia estremamente plateale uno schieramento così acceso di filantropia palestinese. Comunque ognuno si assuma le proprie responsabilità! La storia poi, non subito, chiarirà certi paradossi storici!
come possiamo aiutarlo coi nostri piccoli blog? potremmo pubblicare tutti questo post... chissà che non si arrivi almeno a 100. che dici proviamo???
Riccardo, questo libro sul lavoro di Joe Sacco deve essere una ristampa. Edward Saïd mori' nell'autunno del 2003. Ci manca molto il suo buon senso e la sua conoscenza profonda dei problemi della zona. La Palestina deve essere situata su quello che gli esperti di Feng Shui definiscono l'occhio del drago (la peggiore possibile situazione da evitare a tutti i costi).
Ottima iniziativa per provare a sfondare il muro di un'informazione troppo distratta su questa questione.
Gaza è ormai un luogo dove si sta spegnendo gli ultimi barlumi di umanità ancora presenti, che riescono a rimanere accesi grazie ad attivisti coraggioso come Vittorio Arrigoni e Vik.
@ stellastale: più visibilità riesce ad avere l'iniziativa, maggiori sono le possibilità di riuscita. Stiamo cercando di avvisare anche la stampa...
Grazie per la visita, che mi ha dato la possibilità di conoscere il tuo ottimo blog.
@ joe: infatti il libro è una ristampa del 2002, ma rimane un libro di grande attualità. Pochi conoscono le reali condizioni di vita nei territori, e la disinformazione le rende ancor più dure.
@ crocco1830: indubbiamente dobbiamo ringraziare chi rischia del proprio per riportare l'attenzione in luoghi che paiono ormai in balia di un destino nefasto.
Beh anch'io stesso post. Taglio diverso (leggasi poesia anche lol) ma link all'appello presente.
Ciao
Daniele
@ daniele: versi molto belli e molto veri...
ciao Daniele, e grazie
Speriamo porti bene in quella terra martoriata.
Ciao
francesc0
Ho aderito anch'io, immediatamente. È il minimo che possiamo fare. Spero che Vik e tutti gli altri volontari riescano nella missione senza nessun problema.
La mia solidarietà totale a chi ancora riesce a dedicare parte della propria vita a degli ideali.
@ d'io: come ti ho scritto, credo che chi lotta per i diritti umani lotta per tutti noi!
@ Martina: Vittorio ha conosciuto le carceri israeliane, ed è disposto a rischiarle di nuovo... credo ci siano poche parole, e mi limito a quotare il tuo bellissimo commento.
Interessante segnalazione, ora scusami l'off topic, passo per un saluto, bentrovato!
@ flo: grazie, ricambio il saluto e faccio un giro da te :)
Posta un commento