
Ormai Fendi, affiancata dal talento di Karl Lagerfeld, di stagione in stagione è sempre più innovativa, sempre più alimentata dalla ricerca, soprattutto per quanto riguarda le pellicce, must della casa che appartiene alla scuderia Lvmh. Va ricordato per esempio il persiano definito "sottovuoto", in un involucro di pvc a bolle, genere imballo, d'effetto ghiacciato e, contemporaneamente, luminoso (proposta "shining" allargata anche all'uomo). Oppure altre pellicce coloratissime, lavorate a intreccio come un canestro. Il taccuino delle invenzioni annota poi la volpe tagliata a strisce e riassemblata con piccoli elastici, giubbotti con ciuffi di pelo, visoni depilati dai dettagli verniciati ad olio. E, ancora, la pelliccia "farcita", areata, scaldata, per concludere con la volpe destrutturata e verniciata con autentico oro.
Ai tempi di Pugacev tra i cosacchi vigeva un sistema di giustizia tanto rozzo quanto rapido e efficace: il colpevole di furto veniva sepolto nel terreno fino alle spalle e di fianco veniva lasciata una clava. Chi passava di lì e aveva litigato con moglie o capoufficio, era libero di sfogare la propria rabbia utilizzando bastone e malcapitato. Andava decisamente peggio al colpevole di omicidio: si scavava una fossa più profonda del dovuto e, dopo aver calato il cadavere dell’ucciso, si provvedeva a ricoprirlo con l’assassino, e di terra entrambi. Il presupposto era filosofico: non essendo riusciti ad andare d’accordo in vita erano, costretti a tenersi compagnia per l’eternità.
Chiedo scusa ai lettori ma, sicuramente a causa di un virus, il computer ha messo assieme l’estratto di un articolo con cui volevo rendere il giusto tributo alla volpe destrutturata di Fendi e una recensione a “ La figlia del capitano” di Aleksandr Sergeevic Puskin. Tra i due ovviamente non vi è alcun nesso, ma se qualche amico ne intravedesse uno, è pregato di segnalarmelo nei commenti…