sciacalli o buoni samaritani?


(chi non avesse letto l’articolo da cui trae spunto questo, può trovarlo qui)

fare giornalismo da dilettante, a volte significa fare i conti con la propria coscienza. Farlo da professionista, oltre a un discreto tornaconto, ha spesso il vantaggio di liberarsi da questo fastidioso tipo di fardello.
Molti ricorderanno la famosa foto del Biafra con l’avvoltoio appollaiato in attesa di fianco al neonato denutrito, ed è sicuramente una foto che è stata in grado di salvare migliaia di vite umane.
Altrettanto ne sono state risparmiate da quella della bambina vietnamita che correva nuda e terrorizzata lungo la strada. Ma allora qual è il confine tra l’utilizzo di un’immagine molto dura che colpisce allo stomaco a fin di bene, e quella che è solo una petizione di lacrime che bagnano fogli facendo salire le tirature degli stessi e i fatturati di aziende, a volte corresponsabili dei lutti mostrati?
Ricorrendo ad un orrido neologismo, credo che la risposta possa essere la contestualizzazione dell’immagine. Cioè, il fatto che questa sia compendio di un testo o di un editoriale che abbia la stessa durezza, lo stesso taglio netto, dell’orrore che l’occhio cattura e trasferisce al cervello. Diversamente è sciacallaggio.
Se facciamo riferimento alle fotografie arrivate dalla scuola di Beslan, che hanno mostrato al mondo pupazzetti di peluche travolti come i bambini dalla follia umana, senza che nessuno si sia degnato di scrivere due parole che spiegavano il contesto storico e politico di quell’immane tragedia, siamo molto lontani dal corretto uso del mezzo fotografico. L’intento è solo quello di blandire la sensibilità del lettore, senza stimolare una riflessione: molto meglio una durissima immagine di una piccola vittima, che avrebbe suscitato sdegno e polemiche, ma almeno avrebbe ritrovato l’alveo dell’informazione.
Si parlava di salvare vite umane.
Ovvio che le foto che utilizzo io non sono in grado di curare neppure un durone, ma dovendo sceglierne una per accompagnare l’articolo sulle FARC, che ho inserito qualche giorno fa, avevo a disposizione delle fotografie di difficile reperibilità che mostravano, senza entrare nel dettaglio, come negli squadroni della morte di Uribe c’è qualcuno che deve aver fatto pratica in macelleria. Ho preferito accantonarle e sostituirle con una foto decisamente più tranquilla. Mentre ieri, a corredo del pezzo da cui prende spunto quest’altro articolo, ho utilizzato un terribile video che proveniva dal Kenya. Alla mia domanda sul fatto che ne approvaste l’utilizzo, la risposta favorevole è stata quasi plebiscitaria, e le considerazioni sono state simili a quelle che ho cercato di condensare in queste poche righe. La cosa mi ha fatto piacere, ma, per concludere, non posso tralasciare il monito di un amico che mi faceva notare come il pericolo dell’assuefazione sia perennemente dietro l’angolo. Concordo: è necessaria un’estrema attenzione nell’utilizzo di un mezzo che, come ben sanno i penalisti americani, proprio per forza intrinseca, innesca un meccanismo di autoprotezione del cervello che rischia di annullarla quasi del tutto.

27 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un dilemma sempre presente.
L'assuefazioen è un rischio, ma credo che ogni tanto bisogna correrne.
L'orrore serve a far capire COSA SIGNIFICHINO espressioni come "Danni collaterali", "disordini con qualche vittima",ecc..

Ciao,
Carlo

Tanuccio ha detto...

E' un ragionamento perfetto! Le immagini crude dovrebbero essere spiegate e usate per dare maggiore consapevolezza del problema ai lettori.

Daniele Aprile ha detto...

"L'orrore serve a far capire COSA SIGNIFICHINO espressioni come "Danni collaterali", "disordini con qualche vittima",ecc.."
Cito comicomix perchè la penso esattamente così ;)

zefirina ha detto...

nnon so che dire, perchè a volte mi sembra ci sia una sorta di voyerismo nel guardare certe immagini e mi viene un pudore che mi impedisce di vederle, così come quando gli articoli su un fatto di cronaca nera continuano a uscire per mese, quasi con accanimento, io leggo una volta la notizia e poi basta, tanto la metabolizzo lo stesso

Isabel Green ha detto...

credo che certi lavori più che altri implichino delle interrogazioni alla propria coscienza davvero profonde.ecco perchè quando dovevo scegliere cosa fare della mia vita ed una delle mie idee era l'avvocato ho lasciato stare ;)

Alberto ha detto...

Il discorso è parecchio complicato. Per esempio la foto della bimba vietnamita ebbe un grande effetto anche perché contro quella guerra c'era un movimento in tutto il mondo occidentale a partire dall'America. Sul fatto che una foto, una sola foto, e relativo articolo abbiano l'effetto di far muovere la gente ho i miei dubbi. Può essere la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Anonimo ha detto...

Concordo in pieno.

Non potevi scriverlo meglio.

riccardo gavioso ha detto...

@ comicomix: caro amico, mai maiuscole sono state spese meglio!

a proposito, sto lanciando un appello sulla forma di governo più auspicabile per il nostro bistrattato paese: cosa ne pensi di un oligarchia della destra col correttivo del nanicidio? ;)

ciao, Riccardo.

riccardo gavioso ha detto...

@ lupo sordo: spiegare è quasi sempre una buona cosa.

ti ringrazio molto

riccardo gavioso ha detto...

@ danielemd: sono proprio questi eufemismi in mala fede, questa capacità di estraniarsi, che spesso rende necessaria l'immagine forte. Nessuno ha la capacità di vedere una vita dietro un numero...

un saluto a Daniele e a Cab

riccardo gavioso ha detto...

@ zefirina: è giusto che ognuno si comporti secondo la propria sensibilità. Non tutti hanno bisogno di immagini forti per comprendere.

un caro saluto

riccardo gavioso ha detto...

@ isabel: anch'io sono laureato in legge, e avevo molte perplessità... e anch'io ho lasciato stare :)

un saluto notturno

riccardo gavioso ha detto...

@ alberto: quando una foto rimane a lungo impressa, ha fatto un buon lavoro. Certo ci sono anche molti altri fattori...

un saluto notturno

Anonimo ha detto...

mi piace l'espressione vaga "disordini con qualche vittima",cero che se quella "qualche vittima" sei tu o il tuo amore.....

Anonimo ha detto...

ORRORE è una parola grossa, non la impari guardando un video con il culo al caldo sul divano, l'orrore lo impari sul campo, dal vivo. ed anche lì c'è una sorta di anestesia, di abitudine perchè il cervello rifiuta l'orrore - carlo

Anonimo ha detto...

Caro cab64 devi considerare che non tutti hanno il fegato di scendere in campo!!

Anonimo ha detto...

si è vero, molti pensano che sia sempre compito di altri darsi da fare per migliorare il mondo, mentre loro non si danno da fare neanche per miliorare il proprio "giardino" . c'è gentre che da piccola dice : ci pensa il papà, da grande : ci pensa lo stato,la scuola, ecc ecc

Anonimo ha detto...

BASTA GUARDARE COME VÁ L´ITALIA,tutti a lamentarsi,ma poi in piazza sempre i soliti!

Anonimo ha detto...

.. i pochi soliti ;-)

riccardo gavioso ha detto...

sicuramente l'orrore lo impari sul campo, ma da fastidio anche sul divano, e il cervello ci mette un po' prima di arrivare all'assuefazione... sempre che ce ne sia uno, ovviamente.

un saluto a Doc

Anonimo ha detto...

L´assuefazione deriva dal fatto che quotidianamente si vedono queste immagini,questo dovrebbe far riflettere maggiormente perché significa che stiamo peggiorando e non migliorando!!

riccardo gavioso ha detto...

su internet sicuramente, sui media tradizionali molto meno. Che i tempi non siano buoni è indiscutibile, ma parlerei più di distrazione che di assuefazione.

Anonimo ha detto...

ma penso che in TV fanno vedere meno perché comincia a non fare notizia, una parte di gente (bigotta) commenta con "sempre le solite cose" e anziché ascoltare,cercare di rendersi conto della gravitá,cambiano canale!

Anonimo ha detto...

Io temo fortemente l'assuefazione, senza escludere un certo compiacimento cui mi fa pensare un aneddoto.
Era appena uscita la tv a colori e io indagavo tra i miei alunni del biennio del liceo se preferissero la tv a colori o quella in bianco e nero.
Mi rispose una ragazza dicendo: "preferisco quella a colori perchè il colore del sangue si nota di pi"
Ne ricavai una pessima impressione ed ora penso che certi filmati, che dovrebbero sensibilizzare contro certe atrocità, servono anche per nutrire una forma spesso inconsapevole di sadismo; almeno all'inizio.

riccardo gavioso ha detto...

indubbiamente il rischio c'è, ma col tempo alcuni finiranno per elaborarle.

scusa il ritardo

Franca ha detto...

Condivido pienamente.

riccardo gavioso ha detto...

@ franca: grazie Franca. Sono temi difficili, e avere delle opinioni in merito è un cosa davvero preziosa.

una buona settimana

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