Il Circo Barnum delle elezioni presidenziali americane si è messo in moto il 4 novembre, per un tour che tra un anno esatto darà un nome alla persona che per un quadriennio potrà fare il giocoliere con i destini del mondo. Sarà utile procurarsi un buon posto in prima fila, visto che l’esito della competizione condizionerà le nostre esistenze molto più che i miseri spettacolini di strada che si mettono in piedi dalle nostre parti.
Necessario sottolineare subito che sarebbe stato meglio occuparsi degli artisti qualche mese fa, visto che ormai i loro curriculum sono stati ampiamente rimaneggiati, fino a farci credere che la prima frase compiuta che abbiano pronunciato nella loro vita sia stata: “io amo questo paese”, e la seconda: “io amo anche tutti gli altri paesi”. Gli esperti di comunicazione li hanno presi per mano, e dopo aver interpretato il volo degli uccelli o letto i fondi del caffè per cercare di capire in che direzione tiri l’umore del paese, hanno già scritto ogni parola che dovranno pronunciare nei prossimi dodici mesi, con una particolare attenzione a virgole e pause ad effetto. I loro guardaroba sono già stati messi in naftalina dagli esperti del look, e i candidati si sono trasformati in mannequin cui non è più consentito scegliere neppure il colore dei pedalini (o i denari delle calze, vista la novità rappresentata da una candidatura femminile). I pagliacci stanno già girando col cappello in mano tra il pubblico, ma non sentirete il dolce tinnire delle monetine, sostituito dal più prosaico frusciare di assegni inzeppati di “zeri” che le Sette Sorelle, o i fratelli Bum-Bum, o molte altre simpatiche rimpatriate di famiglia, reputano da sempre i soldi meglio spesi della loro vita. I contorsionisti non mancano e si danno un gran daffare ripercorrendo le esistenze dei candidati: andando a ritroso, potete star certi che troveranno un vecchio compagno delle elementari disposto a giurare che da piccolo il futuro presidente gli aveva rubato la merendina dal cestino o un biondina slavata pronta a minare l’idilliaco quadretto famigliare che il candidato aveva faticato a dipingere, facendo ampie e dolorose concessioni alla consorte. Volantini e biglietti omaggi, in questi mesi si sprecheranno, e l’informazione farà acrobazie per gestire un’imparzialità molto di parte. I candidati, prese ripetizioni da “rocket man”, vivranno prevalentemente a diecimila metri d’altezza, con qualche puntatina a terra, tanto per ricordarsi che consistenza abbia la cosa su cui anelano mettere le mani. Gran duello finale dei due cown promossi dalle primarie, che si tireranno sonori schiaffoni in dirette televisive programmate a tavolino come la partita decisiva di un mondiale di scacchi.
A questo punto qualcuno potrebbe sbottare, e farmi notare come in tutto questo non ci sia nulla di nuovo, e lo spettacolo, pur faraonico come un “Aida” di Zeffirelli, è molto simile a quelli già visti. Io faccio l’imbonitore, e mi pagano per contraddirli.
Per la prima volta vedremo sul palcoscenico una donna, con la conseguente possibilità di vedere un “First Man” occuparsi delle suppellettili della Casa Bianca. Una donna che dovrà cimentarsi nella non facile impresa di fare incetta del voto femminile senza far sparire il telecomando da quelle maschili. Per la prima volta un nero potrebbe prender possesso della Casa Bianca, cosa che oltre tutte le implicazioni razziali, già di per sé rappresenta un ossimoro non disprezzabile. Per la prima volta dal 1928 il presidente in carica è tagliato fuori dai giochi e il suo vice non è interessato a subentrare, cosa che lascia le praterie repubblicane ricche di pascoli per i bisonti che hanno deciso di cimentarsi. Ma soprattutto, per la prima volta, Internet avrà un ruolo determinante nello svolgimento della competizione: “MySpace”, il social network più frequentato di tutto il Web, ha inaugurato una sezione interamente dedicata alla campagna elettorale: si chiama “Impact” ed è una vetrina digitale per i candidati americani, che saranno protagonisti di un palinsesto audiovisivo spiccatamente promozionale, nonché di blog, forum, strumenti per la raccolta fondi e album fotografici partecipativi.
Le praterie sono vaste, ma lo spazio è tiranno.
Proseguiremo occupandoci degli artisti… sempre che vi faccia piacere… (continua)
Necessario sottolineare subito che sarebbe stato meglio occuparsi degli artisti qualche mese fa, visto che ormai i loro curriculum sono stati ampiamente rimaneggiati, fino a farci credere che la prima frase compiuta che abbiano pronunciato nella loro vita sia stata: “io amo questo paese”, e la seconda: “io amo anche tutti gli altri paesi”. Gli esperti di comunicazione li hanno presi per mano, e dopo aver interpretato il volo degli uccelli o letto i fondi del caffè per cercare di capire in che direzione tiri l’umore del paese, hanno già scritto ogni parola che dovranno pronunciare nei prossimi dodici mesi, con una particolare attenzione a virgole e pause ad effetto. I loro guardaroba sono già stati messi in naftalina dagli esperti del look, e i candidati si sono trasformati in mannequin cui non è più consentito scegliere neppure il colore dei pedalini (o i denari delle calze, vista la novità rappresentata da una candidatura femminile). I pagliacci stanno già girando col cappello in mano tra il pubblico, ma non sentirete il dolce tinnire delle monetine, sostituito dal più prosaico frusciare di assegni inzeppati di “zeri” che le Sette Sorelle, o i fratelli Bum-Bum, o molte altre simpatiche rimpatriate di famiglia, reputano da sempre i soldi meglio spesi della loro vita. I contorsionisti non mancano e si danno un gran daffare ripercorrendo le esistenze dei candidati: andando a ritroso, potete star certi che troveranno un vecchio compagno delle elementari disposto a giurare che da piccolo il futuro presidente gli aveva rubato la merendina dal cestino o un biondina slavata pronta a minare l’idilliaco quadretto famigliare che il candidato aveva faticato a dipingere, facendo ampie e dolorose concessioni alla consorte. Volantini e biglietti omaggi, in questi mesi si sprecheranno, e l’informazione farà acrobazie per gestire un’imparzialità molto di parte. I candidati, prese ripetizioni da “rocket man”, vivranno prevalentemente a diecimila metri d’altezza, con qualche puntatina a terra, tanto per ricordarsi che consistenza abbia la cosa su cui anelano mettere le mani. Gran duello finale dei due cown promossi dalle primarie, che si tireranno sonori schiaffoni in dirette televisive programmate a tavolino come la partita decisiva di un mondiale di scacchi.
A questo punto qualcuno potrebbe sbottare, e farmi notare come in tutto questo non ci sia nulla di nuovo, e lo spettacolo, pur faraonico come un “Aida” di Zeffirelli, è molto simile a quelli già visti. Io faccio l’imbonitore, e mi pagano per contraddirli.
Per la prima volta vedremo sul palcoscenico una donna, con la conseguente possibilità di vedere un “First Man” occuparsi delle suppellettili della Casa Bianca. Una donna che dovrà cimentarsi nella non facile impresa di fare incetta del voto femminile senza far sparire il telecomando da quelle maschili. Per la prima volta un nero potrebbe prender possesso della Casa Bianca, cosa che oltre tutte le implicazioni razziali, già di per sé rappresenta un ossimoro non disprezzabile. Per la prima volta dal 1928 il presidente in carica è tagliato fuori dai giochi e il suo vice non è interessato a subentrare, cosa che lascia le praterie repubblicane ricche di pascoli per i bisonti che hanno deciso di cimentarsi. Ma soprattutto, per la prima volta, Internet avrà un ruolo determinante nello svolgimento della competizione: “MySpace”, il social network più frequentato di tutto il Web, ha inaugurato una sezione interamente dedicata alla campagna elettorale: si chiama “Impact” ed è una vetrina digitale per i candidati americani, che saranno protagonisti di un palinsesto audiovisivo spiccatamente promozionale, nonché di blog, forum, strumenti per la raccolta fondi e album fotografici partecipativi.
Le praterie sono vaste, ma lo spazio è tiranno.
Proseguiremo occupandoci degli artisti… sempre che vi faccia piacere… (continua)
1 commento:
da quelle parti le orecchie da mercante sono di rigore, e in molti stanno firmando cambiali che andranno poi onorate.
Proviamo a prenderla con filosofia: non mi dispiacerebbe un Obama che da la caccia ad Osama :)
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