i bravi macellai si meritano lunghe ferie


a tredici anni di distanza dalla follia che travolse la Bosnia, non cessa il pietoso lavoro di riconoscimento, per mezzo del DNA, dei corpi delle ottomila vittime, e altre trecento persone sono state sepolte con una solenne cerimonia al Memorial Center di Potocari.
Chiedo quindi scusa hai pochi lettori che lo conoscono, ma mi pare doveroso riproporre questo articolo:



E' indiscutibile che Radovan Karadzic e il suo generale Ratko Mladic siano stati ottimi macellai, e infatti, nonostante gli sforzi di Carla Del Ponte, si godono meritate ferie da circa dieci anni.

Il loro ultimo giorno di lavoro li ha visti impegnati a Srebrenica, dove hanno portato a termine il più infame genocidio dalla fine della seconda guerra mondiale: ottomila persone.

Arrivando a Srebrenica dalle colline che la circondano predomina il verde, quasi che la natura s’ostini a cercare di cancellare le tracce dell’orrore umano. Ma, avvicinandosi, gli occhi percepiscono qualcosa di sbagliato in quel verde… qualcosa di artefatto. Sono le millenovecentotrentasette lapidi verdi del cimitero di Potocari, inaugurato da Clinton nel 2003. Le lapidi mostrano un numero di riconoscimento, e più in basso altri numeri: date di nascita e di morte, a ricordarci come dalla furia omicida dei serbi non si siano salvati né bambini né anziani.
Sotto di esse l’erba comincia a spuntare, ma i tumuli ne sono ancora spogli e ben visibili. C’è molto spazio intorno, e servirà per accogliere altri quattromila corpi, che qui dovrebbero concludere un viaggio iniziato dalla fabbrica che s’intravede appena oltre il cimitero, e che li ha portati in una delle sessanta fosse comuni scoperte a fine guerra nei dintorni, per poi approdare alle celle frigorifere di Tuzla, dove attendono la conclusione dei lunghissimi test del DNA per ritrovare un nome e poter essere finalmente sepolte.
Nella fabbrica, nel 1995 erano ospitati circa quattrocento caschi blu olandesi che avevano il compito di difendere la popolazione civile dell’enclave musulmana. Appena spuntarono i serbi di Mladic, consegnarono armi e suppellettili ai cetnici e, in un impeto d’eroismo, se la dettero a gambe levate pur di avere salva la vita: questo nonostante le circa tremila persone appena giunte in cerca della loro protezione. Il genocidio, iniziato appena sparito l’ultimo casco blu, durò diversi giorni. Al primo piano della fabbrica le donne vennero sistematicamente violentate prima di finire nel capannone o in mezzo ai campi per essere fucilate coi loro bambini. Un testimone, al processo dell’Aja, parla di oltre mille fucilazioni in un solo giorno e di vittime sgozzate in serie coi coltelli, mani legate dietro la schiena. Sui muri della fabbrica sono rimasti i tragici graffiti sessuali con cui i cetnici hanno concluso questa epilessia di morte, e rendono il luogo oltremodo spettrale.

Carla del Ponte, procuratore generale del Tribunale internazionale dell’Aja, nel decimo anniversario della strage, si è rifiutata di partecipare alla commemorazione di Srebrenica. Un gesto politico per dire alla comunità internazionale che non ci potrà essere giustizia finché i serbi Mladic e Karadzic non saranno consegnati al tribunale, e ancora qualche giorno fa ha ribadito, inascoltata, il concetto.
Quanto ai due macellai, girano l’Europa, protetti da omertà e connivenze. Karadzic poteva essere fermato in Montenegro, dove era venuto a “prendere il sole” e passeggiava tranquillamente scortato da una decina di guardie del corpo armate fino ai denti. Le autorità hanno avuto paura che l’arresto potesse trasformarsi in una carneficina, e lo hanno lasciato andare. Chi volesse affittare una prestigiosa residenza reale in Grecia, a Salonicco, potrà sentire il custode che vanta la sua presenza, in qualità di ospite illustre: vi ha soggiornato diversi giorni, in attesa, forse, di sparire verso la Russia.
Domani, se vi farà piacere, continueremo parlando delle madri di Srebrenica, degli olandesi e delle lacrime di coccodrillo…

22 commenti:

Uhurunausalama ha detto...

Di quante cose ci si dimentica; così come ci si dimentica che queste cose meritano giustizia!

Tiziana ha detto...

Mentre leggevo, non riuscivo più a stare ferma sulla sedia. Una sensazione di disagio m' investiva. Le tue parole esprimono ciò di più vero e di più crudele che è stato questo momento. Alcuni ragazzi, che sono passati dall'Ufficio Stranieri di Genova, hanno saputo raccontare con le lacrime ciò che hanno visto, ciò che hanno udito, ciò che hanno perso. Oggi, con queste parole fai rivivere una forte emozione, fatta di amarezza, di delusione, di sconfitta. E non vorrei che fosse così... non lo vorrei per le persone che non ci sono più e, per quelle rimase che piangono, per quelle che non sanno. Un grazie di cuore, Tizy

Anonimo ha detto...

Non c'è molto da dire. Se non che, così come il canto dei bambini nel vento, ancora molti macellai s'aggirano per il mondo. Alcuni sono anche considerati dei grandi uomini di stato (non mi riferisco a nessuno in particolare, non è una notazione polemica, sia chiaro)

:-(

Carlo

Anonimo ha detto...

un libro di Maurizio Maggiani, Il viaggiatore notturno, racconta dell'assedio di Tuzla, città serba e della granata lanciata dal monte Ozren che uccide i giovani che ascoltavano la musica alla festa della gioventù.
"Mentre in piazza Kapjia gli uomini stavano ancora cercando tra le macerie i pezzi mancanti dei ragazzi raccolti nella mattinata, gli artiglieri del monte Ozren avevano già ricevuto l'ordine di cessare il fuoco e di prepararsi a ripiegare oltre il confine. Il loro governo aveva astutamente deciso di procedere piu' velocemente delle note di protesta".

Qui una breve storia di quel periodo.
http://isole.ecn.org/balkan/0110bosniatuzla.html

E' incredibile pensare che tutto questo è accaduto a pochi passi da noi.

riccardo gavioso ha detto...

@ Uhuru na usalama: memoria e giustizia, da accudire come un fuoco sacro per evitare la notte della ragione.

buon fine settimana

riccardo gavioso ha detto...

@ tizy: quando la storia ci sfiora di persona spesso l'effetto è urticante. Grazie per la tua preziosa testimonianza, che ci dice come la Storia non sia mai quella degli altri.

un abbraccio e un buon fine settimana

riccardo gavioso ha detto...

@ lisa72: alcune delle foto della Reuters stringono il cuore. Il tempo sembra immobile da quelle parti e quelle migliaia di nomi incisi sulla pietra sembrano cicatrici profonde.

un abbraccio e un buon fine settimana

riccardo gavioso ha detto...

@ comicomix: un commento da incorniciare! Si lavano con cura le mani prima di accomodarsi a tavola per la cena di gala, ma le mani restano dello stesso colore del Chateau Latour con cui pasteggeranno (375 euro alla bottiglia, per la cronaca).

un saluto mesto, caro amico

Anonimo ha detto...

Un saluto mesto anche a te

:-(

riccardo gavioso ha detto...

@ jeneregretterien: con il bravissimo Maggiani sono rimasto fermo a "Il coraggio del pettirosso"... vedrò di rimediare.
Grazie per il prezioso contributo.

e un buon fine settimana

Anonimo ha detto...

È di drammatica e impellente attualità il tuo denso post. Tendiamo a rimuovere, ma ciò che è accaduto in quelle terre può nuovamente succedere, anche sotto il portone di casa nostra. Niente libertà e vita serena senza consapevolezza e memoria... quella che forse manca a quei macellai. Purtroppo la libertà, invece, ce l'hanno ancora tutta.

riccardo gavioso ha detto...

e a giudicare dai voti si direbbe che c'è qualcuno che ha la coda di paglia, e una gran voglia di dimenticare...

Anonimo ha detto...

che tristezza. :((

riccardo gavioso ha detto...

tra l'altro, credo che le foto della Reuters restituiscano la quantità e la qualità della disperazione che segue l'orrore

Bastian Cuntrari ha detto...

Caro Riccardo, grazie per aver postato su quest'orrore che mi riapre una ferita antica: l'ho immaginata - più che vissuta - attraverso gli occhi di Peter, un bimbo di Srebrenica che all'epoca aveva 5 anni.

Ho trovato poco sui blog e dunque oggi, obtorto collo, ne parlo, anche se, vigliaccamente, forse per auto-difesa, per chiamarmi fuori da quell'orrore, avrei voluto non farlo.

Un abbraccio più forte del solito.

Joe ha detto...

Io mi continuo a chiedere come mai le etnie che si odiano cosi' tragicamente e crudelmente nei loro paesi natali, diventino amiche in un territorio neutrale come il Canada.
Come puo' il desiderio di controllare un pezzo di territorio trasformare esseri umani in mostri con odio sconfinato? Come mai non riusciamo a risolvere pacificamente le nostre differenze e continuiamo ad accettare di essere governati da guerrafondai?
Molto deprimente....
Grazie per averci raccontato questa tragedia che a molti farebbe piacere seppellire per sempre.

Anonimo ha detto...

La risposta al tuo commento sul ricomparso schiavismo nel nostro paese.

Riccardo,esistono epoche assai virtuose,queste sono alle nostre spalle,la realtà sociale di questi ultimi tempi è preoccupante,purtroppo quando si inverte la rotta su questi temi,è molto difficile riprendere la via maestra,perlomeno ci vorrà un lasso di tempo discretamente lungo.

Ho inserito sul drammatico anniversario di Srebrenica che ho voluto trattare anch'io,la stringa della testimonianza che hai postato.

Buon pomeriggio-sera,Ivo

DS ha detto...

io ci sono stato e le tue parole descrivono con lucidità tutto ciò che ho visto e provato, oltreché immaginato.
Grazie per questo articolo, in attesa che anche io possa raggiungere l'equilibrio per farne uno.
tommi

riccardo gavioso ha detto...

@ bastian cuntrari: come avrai visto, ho letto la tua meravigliosa storia, e invito tutti a fare altrettanto.

un abbraccio, Riccardo

riccardo gavioso ha detto...

@ joe: io credo ci siano paesi che abbiano una grande tradizione di tolleranza e di accoglienza (ho letto nel blog di un'amica come tu stesso abbia fatto tantissimo), e credo che questo venga recepito da chi ha la fortuna di arrivarci. Purtroppo vale anche il contrario, e l'Italia si sta portando velocemente dalla parte sbagliata... forse è necessario capire che il suolo che calpestiamo ci è stato solamente dato in uso, ma è di tutti.

una buona settimana

riccardo gavioso ha detto...

@ ivo: distruggere, specie la civiltà, è infinitamente più facile e rapido che costruirla. Molto difficile anche controllarne la demolizione... tra il mio post è il tuo vi è uno stretto rapporto, anche se molti fingono di non vederlo.

una buona settimana

riccardo gavioso ha detto...

@ tommi: non ci può essere un complimento più bello del tuo: grazie di cuore. E restiamo in attesa della tua testimonianza...

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