un sottile filo bianco unisce il Mississippi al centro di Milano.
Barak Obama è passato dallo stato del grande fiume a raccogliere a piene mani il voto nero, come in passato i suoi avi avevano fatto con i bioccoli di cotone, e la memoria di tutti è andata ai fuochi del Mississippi che avevano bruciato la vita degli attivisti per i diritti civili, storia che ben conosciamo grazie al famoso film.
Io invece vorrei parlarvi di Dorothy Counts, che vedete ritratta nella foto, e che fu la prima ragazza di colore a varcare il cancello della Harding School in North Carolina.
Si era appena conclusa la vicenda di Rosa Parcks, la sarta di colore che si era rifiutata di alzarsi per cedere un posto riservato ai bianchi sul bus, e mancava ancora una manciata d’anni al momento in cui Martin Luther King avrebbe deciso di spezzare il suo sogno e dividerlo con noi. Nove studenti neri dovevano varcare la soglia di quel liceo, ed erano decisi a farlo nonostante le minacce ricevute dal Ku Klux Klan e dalle famiglie degli altri studenti. Erano decisi a farlo nonostante il governatore avesse deciso di far scendere in campo la Guardia Nazionale per salvare il liceo da questa “invasione”. Eisenhower reagì duramente, fornendo ai ragazzi una scorta militare e arrivando a sottrarre il controllo della Guardia Nazionale al governatore, quando, due anni dopo, questo spregevole individuo di nome Faubus, ordina la chiusura di tutte le scuole dello stato. I ragazzi entrano nel liceo sotto una pioggia di sassi e di sputi, e un fotografo ritrae il viso contratto di Dorothy e lo consegna alla storia.
Il tempo passa.
A Rosa Parks fu assegnata la medaglia d’oro del Congresso e le sue spoglie accolte in Campidoglio come quelle degli eroi nazionali. Il razzismo pare lontano, mentre sono lontane ancora la tolleranza razziale e sociale che ci vengono narrate nel film “La ricerca della felicità”… per la maggior parte degli afroamericani la ricerca della felicità è cosa possibile, ma tutt’altro che facile.
Anche noi siamo lontani, nel tempo e nello spazio, da quelle vicende, eppure anche da noi il razzismo ha smesso gli immacolati cappucci di ruvido cotone per indossare la gradevole seta dei guanti. Un razzismo amministrativo che cela dietro le ordinanze del Comune di Milano contro l’accoglimento nelle scuole materne dei figli degli extracomunitari, o quelle di qualche sindaco padano, che, novello Abbondio, vorrebbe vietare matrimoni tra cittadini italiani e extracomunitari non in possesso di permesso di soggiorno.
Un razzismo che cela sue le fattezze dietro ordinanze e regolamenti, dietro risibili giustificazioni burocratiche, è, e resta, un razzismo tenace, vigliacco e mascherato come quello dei cappucci. E non facciamoci troppe illusioni sul fatto che sia meno pericoloso.
Barak Obama è passato dallo stato del grande fiume a raccogliere a piene mani il voto nero, come in passato i suoi avi avevano fatto con i bioccoli di cotone, e la memoria di tutti è andata ai fuochi del Mississippi che avevano bruciato la vita degli attivisti per i diritti civili, storia che ben conosciamo grazie al famoso film.
Io invece vorrei parlarvi di Dorothy Counts, che vedete ritratta nella foto, e che fu la prima ragazza di colore a varcare il cancello della Harding School in North Carolina.
Si era appena conclusa la vicenda di Rosa Parcks, la sarta di colore che si era rifiutata di alzarsi per cedere un posto riservato ai bianchi sul bus, e mancava ancora una manciata d’anni al momento in cui Martin Luther King avrebbe deciso di spezzare il suo sogno e dividerlo con noi. Nove studenti neri dovevano varcare la soglia di quel liceo, ed erano decisi a farlo nonostante le minacce ricevute dal Ku Klux Klan e dalle famiglie degli altri studenti. Erano decisi a farlo nonostante il governatore avesse deciso di far scendere in campo la Guardia Nazionale per salvare il liceo da questa “invasione”. Eisenhower reagì duramente, fornendo ai ragazzi una scorta militare e arrivando a sottrarre il controllo della Guardia Nazionale al governatore, quando, due anni dopo, questo spregevole individuo di nome Faubus, ordina la chiusura di tutte le scuole dello stato. I ragazzi entrano nel liceo sotto una pioggia di sassi e di sputi, e un fotografo ritrae il viso contratto di Dorothy e lo consegna alla storia.
Il tempo passa.
A Rosa Parks fu assegnata la medaglia d’oro del Congresso e le sue spoglie accolte in Campidoglio come quelle degli eroi nazionali. Il razzismo pare lontano, mentre sono lontane ancora la tolleranza razziale e sociale che ci vengono narrate nel film “La ricerca della felicità”… per la maggior parte degli afroamericani la ricerca della felicità è cosa possibile, ma tutt’altro che facile.
Anche noi siamo lontani, nel tempo e nello spazio, da quelle vicende, eppure anche da noi il razzismo ha smesso gli immacolati cappucci di ruvido cotone per indossare la gradevole seta dei guanti. Un razzismo amministrativo che cela dietro le ordinanze del Comune di Milano contro l’accoglimento nelle scuole materne dei figli degli extracomunitari, o quelle di qualche sindaco padano, che, novello Abbondio, vorrebbe vietare matrimoni tra cittadini italiani e extracomunitari non in possesso di permesso di soggiorno.
Un razzismo che cela sue le fattezze dietro ordinanze e regolamenti, dietro risibili giustificazioni burocratiche, è, e resta, un razzismo tenace, vigliacco e mascherato come quello dei cappucci. E non facciamoci troppe illusioni sul fatto che sia meno pericoloso.
16 commenti:
Molta acqua è passata sotto i ponti, ma molta ne resta. La cosa "buffa" (passami l'espressione) è che una volta si riusciva a giustificare l'abominio con degli pseudo ideali (aberranti)
Adesso, è rimasta solo la grigia burocrazia ipocrita. Non si ha neppure il coraggio di sostenere opinioni sbagliate, e ci si affoga nel cavillo o peggio, nei provvediemnti burocratici.
Comuqneu, niente paura. LI sommergeremo del nostro amore. Ne sono certo!
Ciao!
C.
comix, l'umano è sempre "troppo" umano. E la paura sta prendendo il sopravvento. Quando vengono meno le certezze e le istituzioni vacillano, il non classificabile spaventa e si rovista nei pochi propri assiomi per tirare avanti.
da Letizia Moratti e dai sindaci padani possiamo aspettarci tutto perche' sappiamo chi sono;pero'abbiamo il dovere di contestarli
lo stai facendo tu e anche noi abbiamo segnalato tante volte il loro razzismo;
si vergognino
ciao Riccardo
Veronica e
Lorenzo & Anne
Caro Riccardo, non c'è bisogno di andare indietro fino a Don Abbondio e al 600 manzioniano.
Il razzismo italiano è storia recente, talora contemporanea.
Sotto il fascismo la "Carta della razza" stabilì "il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi
appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non
ariane" e "il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici –personale civile e militare – di contrarre matrimoni con donne straniere di qualsiasi razza".
Ma a quanto pare in Italia la storia non è magistra vitae
@ lisa72: guarda, il razzismo non è cosa innata, e proprio i bambini sono li a testimoniarcelo... se hanno avuto la fortuna di avere genitori attenti, saranno infinitamente migliori del mondo che hanno trovato.
un caro saluto anche a te... e alla tribù
@ comicomix: come sempre, hai colto perfettamente lo spirito del post, e il tuo commento è perfetto... posso solo quotarlo, e aggiungere che l'ipocrisia taglia come un rasoio di una volta... attenzione!
ciao Carlo :)
@ umanoideus: l'analisi è perfetta, ma che assiomi tristi e datati...
grazie della visita
@ loreanne: sarà più razzismo o egoismo? ...nel dubbio noi continuiamo a metterli alla berlina ;)
un caro saluto a tutti voi
@ francesco: caro Francesco, hai ragione, la storia è tragica e recente. Ma in questo paese spesso non è neanche questione di dimenticarla... e che non la conoscono proprio.
un saluto notturno
Forse ancora più degli europei, gli americani si sono curati, di una malattia severa di razzismo, certamente per quanto riguarda i neri, a diventare un paese multi-etnico esemplare in generale. Mentre in Europa da qualche anno, c'è una nuova crescenza di razzismo, ci inclusa perfino un'antipatia per gli americani..
questa è una trappola :)
apprezzo il tuo giudizio sul razzismo, ma ricordo che se il giudizio è politico, come nel mio caso, anche se fortemente negativo non può rientrare nella categoria del razzismo ;)
un saluto non prevenuto
Beninteso una piccola trappola dell'avvocato di diavolo. So che tu rispetti i principi della democrazia. Un'amministrazione eletta condannata, un popolo intero condannato.
Un saluto anche a te. Buona serata
no caro Rick mi dispiace, ma la legalità è un concetto diverso dal razzismo... Milano è una delle città dove gli immigrati si integrano meglio. qui si parla di legalità, mandiamoli pure a scuola i ragazzini, però denunciamo i genitori (come prescrive la legge...) allora... la denuncia presuppone poi un decreto di espulsione... molta gente si nasconde dietro a questa "burocrazia", come la chiami tu, per rimanere nellì'illegalità in Italia... a me non sta bene, e non sono certo razzista
i bambini, in quanto tali hanno solo diritti... in particolar modo quello di asilo. Mi sembra che si voglia fare a livello locale, quello che la maggior parte del paese ha rifiutato a livello nazionale.
Serve, davvero con "necessità e urgenza", un'altra forma di tolleranza zero. Quella contro chi parla di "bestie", o invoca i metodi nazisti. Non è questione di norme. Bisogna chiudere "la fabbrica della paura". E' il compito di una politica degna di questo nome, di una cultura civile di cui è sempre più arduo ritrovare le tracce. Un'agenda politica ossessivamente dominata dal tema della sicurezza porta inevitabilmente con sé pulsioni autoritarie. Ricordiamo una volta di più che la democrazia è faticosa, ma è la strada che siamo obbligati a percorrere
(M. Rodotà)
@ franca: la sicurezza è il vecchio spauracchio di sempre. Quanto alla democrazia, in Italia mi sembra "...una strada con molti tornanti, e i cani ci girano introno con le bocche fumanti"
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