(il postino delle sei) - stazioni, alberghi… no! Non è Monopoli, ma un pezzo della storia operaia di questo paese


Arrivai a Torino. Molti altri emigranti che venivano direttamente dal sud dormivano a casa di amici, di parenti oppure avevano qualche indirizzo di pensione o di alberghetto. Ma c'erano dei disgraziati che hanno dormito per tre o quattro giorni e molti anche per un mese nella stazione nella sala d'aspetto di seconda classe a Porta Nuova. E erano anche controllati dalla polizia che non lasciava che nessun giornalista li avvicinasse. Per entrare la notte nella sala d'aspetto di seconda classe a Porta Nuova uno doveva mostrare il tesserino Fiat se già lavorava alla Fiat oppure la carta della visita cioè la lettera della Fiat che ti dice di presentarti a passare la visita. Se no la polizia non fa entrare nessuno in questo dormitorio che aveva la Fiat gratis alla stazione a Torino.”

pochi hanno visto queste cose

alcuni le ricordano

molti saranno sorpresi

Un amico, in un bellissimo articolo, scrive che gli operai stanno quasi scomparendo, e ieri ne sono scomparsi altri due: uno colpito da un macchinario cui stava facendo assistenza (bisogna fare in fretta, non si fa più magazzino, e le riparazioni sono ormai dei rattoppi), l’altro portato al suicidio dalla maledizione della Thyssen e da un lavoro a lungo cercato e di nuovo perduto… solo un cenno d’assenso, solo un pensiero vi chiedo… per gli operai di ieri e di oggi.

26 commenti:

Lisa72 ha detto...

Che giorni tristi sono questi!
Un saluto in punta di piedi, Lisa

Anonimo ha detto...

E' incredibile la vera e propria rimozione che, a partire da un certa data (gli anni 80, i famosi "anni da bere"?) si è operata su quello che è stato questo paese. Sulla sua storia, costruita con il sangue il sudore e le lacrime di tanti settentrionali e una moltitudine di meridionali hanno costruito (con tutti i difetti che sappiamo) il "benessere" economico italiano.

Sembra questi che non siano non scomparsi, come ha detto il grande amico di cui parli, ma addirittura mai esistiti.

Forse il mito operaistico era un po' esagerato, ma questa rimozione che per taluni sembra essere quasi negazionismo bisognerà che ci decidiamo, una volta per tutte, a combatterla sul serio.

E non solo per onore e rispetto verso di loro, operai di ieri (e di oggi)

Ma per rispetto verso tutto il nostro paese.

^_^
C.

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Più che parole ci vogliono fatti. Rispetto e sostegno verso quelli che prima di tutto sono donne e uomini prima che operai.

Ma come sempre mi rendo conto di scadere in quello che molti "esperti" oggi definirebbero, forse, "vetero utopismo".

Oggi lavorare non è più un diritto, e se lavori, essere messo in condizioni di non morire per mano del tuo lavoro è un optional come quelli di certe auto...

Tutto questo non può essere più accettato.

Anonimo ha detto...

Due pensieri;il primo e' per la overa gente che muore di lavoro e il lavoro dovrebbe essere utile per vivere meglio;
il secondo e' per come venivano trattati i meridionali e questo ancora non ci basta per non applicarlo sugli extracomunitari;tristezza doppia;
e adesso commento bianco su Storace
:)
ciao Riccardo

Anonimo ha detto...

E cosa ci aspettiamo da un paese che ha votato(spero non lo faccia più,chissà...)l'UNTO(dall'olio di ricino),colui che ha osato consigliare ad una giovane donna di sposare suo figlio o un milionario come unica via per una vita decente...
Grazie cmq per le tue riflessioni, mi fanno sempre scoprire qualcosa in più.
Un abbraccio serale :)

riccardo gavioso ha detto...

@ lisa72: davvero giorni tristi!

un saluto notturno

riccardo gavioso ha detto...

@ comicomix: davvero incredibile! Ho cercato le foto degli operai che avevo visto in un bellissimo filmato, purtroppo senza trovarle: dormivano sui poggiabagagli in marmo che inframezzavano le biglietterie, stretti nei cappotti e coi cappelli calati sugli occhi.

una storia costata così tanto sudore e sangue credo meriti di essere raccontata... e sudore e sangue non sono finiti...

grazie per il tuo bellissimo commento

riccardo gavioso ha detto...

@ davide: solo chi ha vissuto quei giorni credo possa comprendere... chissà che delusione per come sono stati spesi i loro sacrifici.

riccardo gavioso ha detto...

@ daniele: e se l'utopia fosse solo giustizia... bisogna sentire chi conosce le ragioni di certi incidenti per capire a che distanza siamo dalla fatalità.

riccardo gavioso ha detto...

@ betty: cara Betty, se il diversamente alto continua con una gaffe al giorno, forse non è ancora detta l'ultima parola...

ricambio con un abbraccio notturno

riccardo gavioso ha detto...

@ loreanne: a volte basterebbe rileggere la Costituzione... che tristezza davvero!

un saluto notturno

Anonimo ha detto...

Già, magnifico. Non c'è assolutamente niente da aggiungere.

Un saluto a tutti e due.

riccardo gavioso ha detto...

grazie e un saluto a te

Anonimo ha detto...

Ricordare è una faccenda strana... chi c'era o vuole dimenticare o non riesce a dimenticare, io sono tra i secondi.

Essere operai, non fa bene oggi e non faceva bene neanche allora, solo per un brevissimo tempo ci fu l'orgoglio di essere tali e di combattere per diritti a salari migliori.

Oggi ai lavoratori si imputa di aver rovinato l'Italia, sopratutto a quelli che facevano i lavori più modesti, pensare che entrare alla Fiat era un sogno, la Fiat era un mito.

Oggi avere un lavoro sicuro è un lusso di pochi, non abbiamo più le valigie di cartone e le scarpe della festa dentro al cartoccio fatto col giornale, siamo ricchi ma molto più disillusi.

riccardo gavioso ha detto...

un bellissimo commento... c'è davvero poco da aggiungere, se non la rabbia di vedere i sacrifici di tanti gettati al vento per ingrassare i pochi.

un saluto altrettanto disilluso

Anonimo ha detto...

hai scritto tutto e non servono commenti aggiunti!triste storia di quest´Italietta!! :-(
Link permanente 2 punti 2 voti scritto da Profilo doc63doc63194

riccardo gavioso ha detto...

direi che hanno scritto loro, usando sudore e sangue, e noi ormai non sappiamo più nemmeno leggere.

grazie, come sempre

Anonimo ha detto...

Ricordare anche che ai "terroni" non veniva affitta casa nel nord d'Italia così come ora tocca agli immigrati exracomunitari un po' ovunque. Bel post ed una dedica per riflettere:

Quando i nazisti vennero per i comunisti, Io restai in silenzio; Non ero comunista.

Quando rinchiusero i socialdemocratici, Rimasi in silenzio; Non ero un socialdemocratico.

Quando vennero per i sindacalisti, Io non feci sentire la mia voce; Non ero un sindacalista.

Quando vennero per me, Non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

riccardo gavioso ha detto...

davvero molto bella, un invito a riflettere...

Crocco1830 ha detto...

Vite silenziosamente vissute sul filo del rasoio.
Vite da precari, senza più sogni da coltivare. Precarietà della vita, che costringere a svenderli quei sogni.
Vite cedute alla precarità.

Franca ha detto...

"l’altro portato al suicidio ... da un lavoro a lungo cercato e di nuovo perduto..."
Effetti collaterali della precarietà...

Sbirillina ha detto...

Un saluto e un cenno di assenso non sono un pò poco ? Sicuramente loro ringraziano...ma hanno bisogno di più, forse una mano tesa, tante mani tese potrebbero aiutarli meglio, ma come sempre è più facile parlare piuttosto che agire, lo so che parlarne serve a far prendere coscenza, il problema è che ho smesso da tempo di credere che esista ancora una coscenza nell'animo della gente

riccardo gavioso ha detto...

@ crocco1830: bisognerà imparare a fare anche sogni precari, o a sposare un miliardario ;)

riccardo gavioso ha detto...

@ franca: viviamo nel bel mezzo di effetti collaterali... qualcun altro ci muore

riccardo gavioso ha detto...

@ sbirillina: io oltre a scriverne, voto un operaio... se vi fa piacere, come suol dire un caro amico...

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