" L'ultimo saluto "

Il Maggiore dei Marines Steve Beck si prepara all'ispezione finale sul corpo del Tenente J. Cathey, solo pochi giorni dopo aver comunicato alla moglie di Cathey della morte del Marine in Iraq. Bussando alla porta egli perpetua una tradizione vecchia di due secoli; una tradizione basata sul motto: “Mai abbandonare un Marine”.

Alla vista della bara di suo marito avvolta dalla bandiera, Katherine Cathey scoppia in un pianto incontrollabile, trovando conforto fra le braccia del Maggiore Steve Beck. Quando Beck aveva bussato alla sua porta per comunicargli la morte del marito, la donna lo aveva aggredito verbalmente e aveva rifiutato di parlargli per più di un ora. Nei giorni successivi, egli l'aveva aiutata ad affrontare il suo dolore e la sua opinione nei confronti del Maggiore era cambiata a tal punto che, sul piazzale dell'aeroporto, di fronte alla bara del marito, non avrebbe voluto altri al suo fianco.

Dopo l'arrivo del corpo del Tenente James Cathey all'aeroporto di Reno, i marines salgono nella stiva dell'aeroplano e avvolgono la bandiera sulla sua bara mentre i passeggeri osservano la famiglia riunirsi sul piazzale. L'anno precedente, all'arrivo della bara di un altro marine al Denver International Airport, il maggiore Steve Beck descrisse la scena come una delle più intense dell'intera procedura: “ Vede le persone ai finestrini? Se ne stanno lì seduti nell'aeroplano, guardando quei Marines. Ti chiederai cosa passi nelle loro menti, sapendo di essere stati nell'aereo che lo ha portato a casa,” disse. “ Ricorderanno di essere stati su quell'aereo per il resto delle loro vite. Ricorderanno di avere portato quel Marine a casa. Ed è giusto che sia così.”

Poco dopo l'arrivo della bara del marito all'aeroporto Reno, Katherine Cathey si lascia cadere, affranta, sulla bandiera. Quando il Tenente James Cathey era partito per l'Iraq, le aveva scritto una lettera che diceva, fra l'altro: “Non ci sono parole per descrivere quanto ti amo e quanto mi mancherai. Ti prometto una cosa: tornerò a casa. Ho una moglie e un bambino di cui prendermi cura, e voi due siete la mia vita.”

Il Maggiore Steve Beck e un altro Marine si avvicinano alla casa dei genitori del Tenente James Cathey, preparandosi ad accompagnarli all'aeroporto per ricevere il corpo del figlio. Cinque giorni prima gli ufficiali preposti a questo compito avevano fatto lo stesso percorso per portare la notizia che nessuna famiglia di militare vorrebbe mai sentire. La bandiera con la stella dorata alla finesta sta ad indicare la morte di un proprio caro oltreoceano.


Jo Burns piange, aprendo, insieme al marito, i pacchi contenenti le uniformi del figlio, provenienti dal'Iraq che il Maggiore Steve Beck ha appena consegnato loro. “Per me, riavere tutta questa roba è una buona cosa,” ha commentato lei, qualche minuto più tardi. “Voglio ricordare. Non voglio smettere di ricordare, o di provare qualcosa.” Bob Burns ha stretto le mani della donna fra le sue. “Neanch'io voglio dimenticare,” ha commentato. “Solo, non voglio che questo peggiori le cose.”

Il sergente dei Marine Jeremy Kocher veglia il corpo del Caporale Evenor Herrera di Eagle, Colorado, mentre adulti e bambini porgono i loro omaggio alla salma. Come molti Marine di stanza nella base aerea di Bakley, Kocher sostiene che l'organizzazione del funerale è la più difficile missione a cui abbia partecipato. “Comincio a pensarci dal momento in cui mi sveglio. E' un compito molto importante. Non voglio assolulamente che qualcosa vada storto. Tutto deve essere perfetto.


Alcuni membri del 23°squadrone controllo aereo della Marina di stanza alla base aerea Bukley scortano la bara del Caporale Evenor Herrera al cimitero di Eagle Colorado. Fin dall'inizio della guerra, i Marines di Buckley hanno partecipato ai funerali di 16 Marines in servizio attivo; 12 morti in Iraq e quattro morti in incidenti stradali.

Blanca Stibbs, al centro, riposa poggiando la testa sulla spalla di suo marito, David Stibbs, mentre i Marines della Guardia D' Onore ripiegano la bandiera che ha avvolto la bara del figlio, il caporale Evenor Herrera, durante la funzione funebre al Cimitero Sunset View ad Eagle, Colorado. 19 agosto 2005.

Lori DeMille di Oceanside, California, carezza la lapide del Caporale dei Marines caduto Kyle Burns, al cimitero nazionale Fort Logan. Venerdi 29 aprile 2005. DeMille aveva assistito Burns (originario di Laramie, Colorado), mentre era di stanza a Camp Pendleton. Si trovava a Denver per partecipare alla cerimonia di sostegno ai Marine che operano in Iraq.

Durante la cerimonia solenne denominata “ Ricordando i coraggiosi”, vengono consegnate ai familiari dei Marines caduti le medaglie al valore. Il Maggiore Steve Beck si prepara a consegnare una medaglia.

Jo Burns di Laramie, Wyoming , al centro, conforta il caporale Dustin Barker, 22 anni, durante la Cerimonia in ricordo dei Marines caduti. Sabato 30 aprile 2005. Il figlio di Jo Burns, il caporale Kile Burns, è stato ucciso in Iraq durante un'azione di guerra, l'11 novembre 2004. Il caporale Barker era in servizio insieme al caporale Burns ed era con lui quando fu ucciso.

Il Capitano Chris Sutherland, a sinistra, il Sergente Maggiore Jeff Study, il Sergente Clifford Grimes e il Sergente di artiglieria Todd Martin si preparano a consegnare le medaglie al valore ai familiari dei Marines caduti. Durante la cerimonia solenne, denominata “Ricordando i coraggiosi,” hanno fatto anche dono alle famiglie di un vaso con delle rose gialle – una rosa per ogni anno di vita dei Marines caduti.

Katherine Cathey preme delicatamente il suo pancione sulla bara del marito, piangendo sommessamente. Al bambino, nato il 22 dicembre 2005, è stato dato il nome di James Jeffrey Cathey, Jr.

Il corpo di James Cathey è stato straziato dalla potente esplosione di cui è stato vittima, per cui, la sua salma è stata delicatamente ricomposta in un sudario dagli addetti funebri militari, e la sua uniforme è stata deposta sul suo corpo. Dato che Katherine Cathey aveva deciso di non vedere ciò che restava di lui, il Maggiore Steve Beck guida la sua mano, facendole esercitare una lieve pressione sull'uniforme. “Lui è qui” le dice con voce pacata. “Proprio qui...”

La notte precedente la sepoltura del marito, Katherine Cathey rifiuta di abbandonare la sua bara, chiedendo di poter dormire accanto al suo corpo per l'ultima volta. I Marines le preparano un letto proprio sotto la bandiera. Prima che si addormentasse, uno dei Marines le ha chiesto se avesse preferito che lui continuasse la veglia funebre. “Sarebbe meraviglioso se continuasse a farlo,” gli disse. “Credo proprio sia quello che lui avrebbe voluto.”

Per tre giorni di seguito, I Marines hanno vegliato il corpo del Tenente James Cathey, prendendosi solo brevi pause in una stanza vicina alla Camera Mortuaria, dove il Sergente Davis Rubio si sta stropicciando gli occhi dopo un breve riposo. Rubio era stato inviato a rappresentare i Marines alla Università del Colorado, dove aveva incontrato per la prima volta Cathey. “Non ho mai sopportato quel tipo di servizio,” aveva detto Rubio. “Quando stai in un college, sei completamente al di fuori da ciò che sta accadendo in Iraq... Più discutevamo dell'argomento, meno avevamo la sensazione che capissero.”

Il giorno prima del funerale del loro amico, il Tenente Jon Mueller, a sinistra, e il Tenente Matthew Baumann si esercitano per ore a ripiegare la bandiera, per essere certi di non compiere alcun errore il giorno successivo. “Sarà l'ultima volta che ripiegheremo questa bandiera,” gli aveva detto il Maggiore Steve Beck, mentre li istruiva. “Tutto deve essere perfetto!”

Il funerale del figlio si avvicina, e Jeff Cathey non riesce a smettere di piangere. Aveva spesso trovato conforto proprio negli uomini che vestivano la stessa uniforme del figlio. “Qualcuno mi ha domandato che cosa ho imparato da mio figlio,” racconta “Lui mi ha insegnato che nella vita si ha bisogno di più di un solo amico.”

Prima dell'inumazione del corpo di James Cathey, sopra la sua bara vengono posti i guanti bianchi dei Marines che lui aveva indossato, la sabbia che avevano portato dalle spiagge di Iwo Jima, e una rosa rossa.

il merito di quest'articolo che trova ospitalità sul mio blog, va integralmente attribuito all'amica Marilena (Macfeller) che si è dedicata con rara maestria al faticoso lavoro di traduzione. L'idea è nata dalla vergognosa constatazione che un articolo che aveva vinto due premi "Pulitzer", per il testo e la fotografia, e che è stato tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, dalla stampa italiana non è stato ritenuto degno della stessa fatica.

aggiungo questa foto, inviatami dall'amico Alberto, che credo possa essere un'ottima chiusura per quest'articolo



68 commenti:

Linea Gotica ha detto...

gran bell'articolo.
Anche se sono due storie completamente diverse, l'ho letto pensando ci fosse sotto una colonna sonora, quale Generale di De Gregori.

Cristina ha detto...

Straordinario. Grazie a te e a Macfeller.

Cris

riccardo gavioso ha detto...

@ nicola: ti ringrazio molto. E col "Principe" con me caschi sempre benissimo...

una buona serata

riccardo gavioso ha detto...

@ cristina: grazie a te e agli autori del "Rocky Mountain News".

una buona serata

Anonimo ha detto...

bandiere divise;e' impressionante l'etichetta davanti alla morte alla perdita al dolore che non lascera' mai piu';accidenti alle guerre e a Bush

Anonimo ha detto...

Il dolore di innocenti e persone semplici non ha bandiere.

Articolo davvero toccante.

Crocco1830 ha detto...

Semplicemente, grazie per l'articolo. Non saprei quali altre parole spendere.

Daniele Aprile ha detto...

“Lui mi ha insegnato che nella vita si ha bisogno di più di un solo amico.”
Un abbraccio commosso...

Anonimo ha detto...

Perdere un proprio caro è quanto di più assurdo possa capitare. Specie quando non è "naturale".
Non capita spesso di leggere pezzi di questo spessore.
Per questo, ringrazio te e ringrazio Marilena (o mcfeller) con un pizzico di groppo in gola, che spero m9i perdonerete..

Sbirillina ha detto...

Quando ho letto e osservato le foto di questo articolo non sapevo da che punto di vista dovevo valutarlo, pertanto separerò le mie osservazioni dividendole per argomento.
Valutato come un articolo esposto con maestria e minuziosità, allora la nota di merito è doverosa. Complimenti un bellissimo lavoro.
Passiamo al contenuto, a ciò che trasmette e soprattutto a quello che dovrebbe portare a riflettere:
Sappiamo perfettamente quanto orgoglio la marina militare americana ha della sua istituzione, e come questo orgoglio sia amplificato dagli stessi americani, non è casuale la frase del sergente Jeremy Kocher, in riferimento al funerale, “tutto deve essere perfetto”. Ma di fronte ad una morte avvenuta per un preciso dovere verso la patria e per la quale viene fatto giuramento, il mio pensiero è volato in una frazione di secondo alla morte che hanno fatto i lavoratori della Thyssen-Krupp i quali operavano in un’azienda che delle loro vite non aveva alcun interesse svolgendo il loro lavoro per sopravvivere e mantenere la propria famiglia , ho pensato alla morte tragica, brutale e atroce che hanno fatto i coniugi Pellicciardi a Gorgo il Monticano nella Provincia di Treviso martoriati e seviziati da feroci delinquenti e per i quali la patria è stata assente .Ora mi chiedo, visto e considerato che i Marines fanno una scelta di vita che comporta nell’esecuzione del loro lavoro anche la morte , dove nella stessa i famigliari vengono tutelati in modo totale con indennizzi e pensioni elevate mi chiedo quale sarà l’indennizzo per i famigliari dei coniugi Pellicciardi e di tutte le morti bianche che avvengono frequentemente nel nostro paese e per la quali pochi giornalisti hanno speso parole così toccanti . Siete convinti che ottengono giustizia ? Siete convinti che i loro funerali siano stati sontuosi e sovvenzionati dallo stato ? Ho i miei dubbi…

Mamma Simona ha detto...

Grazie per la tua visita che mi ha dato modo di conoscere il tuo bellissimo blog. Hai avuto il mio voto per lo Z-blog awards.

riccardo gavioso ha detto...

@ loreanne: infatti, è proprio il contrasto tra la disperazione e la rigidità dell'etichetta quello che colpisce e da la misura della follia.

un saluto dal cuore della notte

riccardo gavioso ha detto...

@ daniele: articolo di contrasti forti, come dicevo, in grado di farci riflettere.

un saluto senza bandiere

riccardo gavioso ha detto...

@ crocco1830: grazie a te... di cuore.

riccardo gavioso ha detto...

@ danielemd: ricambio l'abbraccio con amicizia

riccardo gavioso ha detto...

@ comicomix: grazie a te. Ben comprendo... un abbraccio.

GG ha detto...

Avevo visto le foto un annetto fa, quella del pnacione me la sono pure salvata....

Bravissimo, bell'articolo (ti ho votato!)

riccardo gavioso ha detto...

@ sbirillina: sul taglio e le intenzioni di chi ha scritto l'articolo si può molto discutere. Credo comunque che dia il senso di cosa significhi la guerra, e facendolo tiri acqua al mulino della pace.
Quoto le tue osservazioni altre morti, di altri tipi di guerre.

riccardo gavioso ha detto...

@ simona: devo dire che il tuo blog è stata davvero una piacevole scoperta di qualità. E grazie per il voto, che mi fa ben sperare, vista la tua notevole dimestichezza con i premi ;)

a presto, Riccardo

riccardo gavioso ha detto...

@ gg: in effetti, era tempo che attendevo una traduzione italiana e avevo perso le speranze, poi è venuta in soccorso Marilena.

grazie del voto... se mai vincessi, prometto di non abbuffarmi di cannoli ;)

Anonimo ha detto...

Brava Marilena, e bravo Rik. Non te la prendere per il no, a volta per certe persone la sensibilità è Un optional

riccardo gavioso ha detto...

hai ragione Valeria, ma visto che voleva danneggiare me e ha rischiato di danneggiare il lavoro di un'amica, ho fatto uno strappo alla regola pugilistica d'incassare.

grazie e te e una buona serata

Anonimo ha detto...

che dire... WOW può bastare?rende?

riccardo gavioso ha detto...

rende bene! grazie davvero :)

Anonimo ha detto...

Straordinario.

Grazie a te e a Macfeller.

riccardo gavioso ha detto...

grazie a te e agli autori del "Rocky Mountain News".

una buona serata

Anonimo ha detto...

davvero ottimo, grandi rick e macfeller! :)

riccardo gavioso ha detto...

grazie a te! Non trovi che sia davvero assurdo il fatto che non esista la traduzione italiana di un doppio Pulitzer. Aggiungerò quanto prima il link in inglese dove potete trovare tutto il materiale in pdf, compreso il testo che è più esteso di quello riportato qui.

una buona serata

Anonimo ha detto...

grazie a tutti e due,non semplice la visione e lettura senza pensare che ...forse....se.....potevano essere ancora con i loro cari,invece...;
che TUTTI riposino in Pace

riccardo gavioso ha detto...

forse qui si vorrebbe far parlare l'onore militare, ma a me sembra che urli la Pace. Vorrei però lasciarlo neutro e senza giudizi politici, in modo che ciascuno possa interpretarlo come ritiene più opportuno.

una buona serata

Anonimo ha detto...

Commovente!!!...provo ancora più disgusto per ogni forma di guerra, da qualsiasi parte arrivi...

riccardo gavioso ha detto...

condivido in toto: toccare con mano la guerra, anche solo in una foto, è una sensazione che rimane a lungo.

una buona serata

Anonimo ha detto...

Fa male quando la morte diventa estetica, queste immagini sono straordinarie, le parole sono una pelle di seta..... parlare e rappresentare in questo modo il dolore, l'esito di una guerra, l'onore, le ferite che non si rimargineranno.... fa male e fa riflettere.
Ci allontanano dal concetto di guerra? Non so...
Oppure rappresentare la dignità anche del lato più dolente, la perdita di un giovane padre, marito, figlio.... mi ispira accettazione, quasi un ricordo bello, quasi l'esaltazione dello spirito di corpo, del bello della democrazia.
Lo so sbaglio sempre, mi fa rabbia la dissociazione tra rappresentazione e rappresentato, tra significato e significante....
E' tutto bellissimo ma fa male, male, male e forse non per le ragioni esposte, forse perchè per me il dolore non si trucca mai, è confusione, non si veste nel moodo giusto, è abbandono, non è rappresentabile.
Grazie comunque per avermi fatto riflettere anche su questo.
Ross

riccardo gavioso ha detto...

come dicevo all'amico Adriano, non ho voluto mischiare l'articolo con delle valutazioni politiche, lasciando ad ognuno le proprie. Ma è chiaro che mi sento molto vicino alle tue.

p.s. le tue parole sul dolore sono bellissime

Anonimo ha detto...

Mamma mia, quanta retorica. Distribuita a spatolate, proprio. Pulitzer? Mah. "Mai abbandonare un marine". Ci stava bene la sigla di JAG, come colonna sonora.

riccardo gavioso ha detto...

forse non sei uso frequentare il mio sito e non hai ben compreso... ma non importa, va bene così.

però, prima d'inserire il tuo, gli altri commenti potresti anche leggerli

Anonimo ha detto...

Ho ben compreso, e ho letto gli altri commenti.
La mia opinione sull'articolo è e rimane assolutamente negativa.
Far riflettere sull'orrore della guerra evidenziandone i dettagli tragicamente privati, e contemporaneamente indulgere con malcelato orgoglio sui concetti di onore e spirito di corpo, è una operazione disonesta umanamente prima che intellettualmente. Per me.

(ah, non è che se per una volta qualcuno non apprezza un tuo contributo, allora non conosce il tuo sito, e non capisce, e dovrebbe leggere meglio i commenti di chi è d'accordo con te. No?)

riccardo gavioso ha detto...

allora, nella vita l'importante è provare a capirsi, poi se non ci si riesce, resta la soddisfazione d'averci provato:

1) evidentemente non conosci il mio blog: se lo conoscessi, avresti letto decine di articoli durissimi contro la guerra in Iraq e l'amministrazione Bush. Quindi accusare me di fare il gioco dell'orgoglio militare americano rasenta il ridicolo. Piuttosto dovresti comprendere che quelle immagini sono un boomerang per l'amministrazione americana, che ho cercato di tenere in aria il più possibile e fare arrivare fin qui. Postare un articolo non significa condividerne i contenuti, ma in questo caso la discussione sul taglio dell'articolo potrebbe essere molto lunga: dovessi fare pubbliche relazioni per il corpo dei marine non credo sceglierei le foto in cui fanno i "becchini".

2) la cosa è stata ben specificata in due commenti, quindi non hai letto i commenti

3) un articolo che vince due Pulitzer è degno di essere conosciuto e valutato nel nostro paese, o dobbiamo occuparci necessariamente dei cannoli di Cuffaro?

4) non immagini quanto il dramma della guerra possa essere incredibilmente privato... da una parte e dall'altra

5) ho sempre cercato il dialogo con chi non la pensa come me, al punto che nel mio blog non ho mai dovuto censurare un commento. Quello che non mi piace è che tu tenti di attribuirmi un divismo che non mi appartiene... ovviamente hai tutti i diritti di farlo e io quelli di replicare.

una buona serata

Anonimo ha detto...

É veramente un articolo toccante,in effetti non mi capacito del fatto che non sia arrivato prima,era cosí difficile tradurlo? o é meglio tradurre un film di Mr Been??

riccardo gavioso ha detto...

questo è proprio il punto che volevamo sottolineare... ma sicuramente Mr. Been incassa molto di più :(

una buona serata

Anonimo ha detto...

Inevitabilmente,il dolore della perdita violenta lascia sgomento e senso di smarrimento . Il pensiero perciò,di difesa corre verso quel bisogno che si chiama vita.
Ti lascio queste due righe di "riscatto", un abbraccio.

"Ci sono due modi di vivere la tua vita. Una e' pensare che niente e' un miracolo. L'altra e' pensare che ogni cosa e' un miracolo"
(Albert Einstein)

riccardo gavioso ha detto...

bellissima citazione, se poi uno pensa che a dire certe parole era uno scienziato...

un caro saluto

Anonimo ha detto...

Complimenti a tutti e due, questa è la migliore pubblicità che si può fare per chi entra per la prima volta su okno: trovare blog e siti bellissimi e che offrono ciò che anche le maggiori fonti di informazione trascurano; chissà che tra qualche giorno improvvisamente però non ci facciano una sorpresina, non sarebbe la prima volta che si cimentano in un... artattak
Ciao MT

riccardo gavioso ha detto...

sei davvero molto generosa, grazie! Mi sa che una bella letterina a "La Stampa" per chiedergli se sanno cos'è il Pulitzer... anche se è ovvio che non li riguardi da vicino :)

'sta storia delle lettere m'intriga: il sindaco mi ha perfino risposto sulla Thyssen, vi terrò informati ;)

una buona serata

Anonimo ha detto...

Caro Rick, se non ci fossi bisognerebbe inventarti.Grazie

riccardo gavioso ha detto...

lettori come voi bisognerebbe inventare... andrebbe decisamente tutto molto meglio

grazie, e un caro saluto

Anonimo ha detto...

come al solito in Italia su certe cose è meglio dribblare (vedi Darfur e simili) parlandone il meno possibile. Comunque grazie

riccardo gavioso ha detto...

il dribbling in italia è arte... diciamo che abbiamo giornalisti fantasisti.

grazie a te

Anonimo ha detto...

ciao Ric,

ho provato a votarti, ma non ho capito se l'ha accettato, spero di sì...
problemi di connessione oggi uff... ciao!

riccardo gavioso ha detto...

non ti preoccupare, e grazie per la lettura

una buona serata

Anonimo ha detto...

Caro Rick..
a fine giornata riesco a leggere OKNO e devo dire che il tuo post è davvero meritevole.
Ho già scritto che questo paese sta diventando sempre più provinciale e l'atteggiamento dei mass media ne è davvero la prova.
Ciao Audrey

riccardo gavioso ha detto...

grazie Sara,

in effetti il problema è proprio quello del provincialismo, ecco perchè ho aggiunto quelle righe in corsivo, oltre che per ringraziare Marilena.
Sul taglio dell'articolo si può discutere - anzi ho appena finito di litigare - ma un Pulitzer meriterebbe comunque una traduzione, come è avvenuto in tutti gli altri paesi.

un caro saluto

Anonimo ha detto...

Grazie,Riccardo,come dice MT,a proposito del perchè valga la pena di fare un'escursione qui su OKNO;rafforzerei il suo pensiero con un'ulteriore riflessione sull'argomento che hai trattato:le guerre odierne,che sono tante davvero,troppe da ricordare qui,ora,stanno anestetizzando le coscienze dei media in generale,forse perchè il numero è di portata colossale.Purtroppo.

Ogni guerra ha campi di battaglia sui quali,quando un essere ci perde la vita,con sè porta via una parte di quella che appartiene ai suoi cari e un poco anche a noi tutti.Una disfatta totale per l'umanità tutta.

Caro Riccardo,noi non ci lasciamo anestetizzare,mai.

riccardo gavioso ha detto...

in effetti parliamo di una guerra molto conosciuta... almeno fino a qualche mese fa. Ora è calato un silenzio tombale... forse stiamo facendo la pausa riflessiva sulle primarie americane... in fondo, cosa non si fa per un alleato ;)
Poi, come giustamente ricordi, ci sono guerre dimenticate, e guerre mai conosciute. Credo che la guerra sia la sconfitta di tutti noi, non importa chi vinca e quanto distante la si combatta.

grazie di cuore

Anonimo ha detto...

Ciao, Riccardo,
sono io che ringrazio te perché con questa traduzione ho capito ancora una volta quanto possano essere potenti le immagini per trasmettere concetti e provocare reazioni.
Tutto questo viene amplificato dai commenti che fanno da didascalie alle foto.
Quello che mi ha più colpito è che qui, finalmente, si cessa di parlare di numeri e finalmente si parla di persone ripetendo quasi ossessivamente il nome di tutti i protagonisti della vicenda. Alla fine si ha quasi la sensazione di conoscerli personalmente.

Sono stata molto felice di collaborare con te.

Un caro saluto.

riccardo gavioso ha detto...

un immagine, se bella, è dotata di una grandissima forza d'impatto. Ma se gli si associano le parole, basta poco per rovinare tutto. Il tuo grande merito è di essere riuscita a fare delle parole la continuazione delle immagini... cosa davvero difficile!
Ne risulta una sensazione antitetica, un ghiaccio bollente, che è quella che ha fatto grande questo articolo. Il gelo della morte, che ingloba e tronca con violenza la sensazione di apparente familiarità cui facevi riferimento.

Il piacere di darti un piccolo aiuto è stato tutto mio.
Un caro saluto anche a te.

Isabel Green ha detto...

questo articolo è bellissimo e ci fa capire quanto sia stupida e inutile la guerra

Franca ha detto...

L'articolo è molto bello e ci fa riflettere, se ce ne fosse ancora bisogno, sulla stupidità della guerra ma anche sullo spirito di corpo che è un aspetto apprezzabile pur distinguo necessario quando si parla di corpi militari.
Per il resto, il voto l'ho dato!

GattaNera ha detto...

Grazie ad entrambi per il lavoro... riuscito talmente bene da lasciare un brivido freddo lungo la schiena.

Buon weekend...

Paola

GG ha detto...

p.s.

sul mio blog ti ho assegnato il premio "Dieci e lode".

Se ti va fai un salto per vedere di cosa si tratta, magari ti viene voglia di passarlo a qualcuno!

GG

zefirina ha detto...

di nuovo ..ho le lacrime agli occhi, leggendo mi sono venute in mente le immagini del film di michael moore Fahrenheit 9/11

Unknown ha detto...

Quando si parla di marines si parla di strumenti di morte.; si parla e si osservano stereotipi; si traducono le parole lette e le immagini, che si implementano con svariati film sul genere, esono stereotipi, visti sempre dal punto di vista, più che patriottico, specificatamente di corpo, come se il corpo dei marines fosse un pianeta a sé stante, che si mette in moto, fa la guerra, piange e veglia e i suoi morti e occorre anche dargliene atto. I marines, promanazione di un orgasmico concetto di potenza squisitamete, a cosa credono quando vanno a guerreggiare e morire eroicamente altrove e mai sulla loro terra? Trasparirà forte il mio antiamericanismo, ma non si tratta di questo: è forte solo il desiderio di antimilitarismo.
Un bel pezzo, comunque, che val la pena di leggerlo. Complimenti per averlo postato.

riccardo gavioso ha detto...

@ isabel: la guerra sicuramente è stupida, ma purtroppo è inutile "quasi" per tutti.

grazie, e una buona serata

riccardo gavioso ha detto...

@ franca: come ho già scritto, credo che nulla come il contrasto tra l'anarchia del dolore e l'ordine dell'etichetta, ci restituisca l'assurdità della guerra.

grazie del voto, e una buona serata

riccardo gavioso ha detto...

@ gattanera: hai ragione, l'algida bellezza che è proria di queste le foto, scarica a terra con un brivido l'avversione a tutto questo.

grazie, e una buona serata

riccardo gavioso ha detto...

@ gg: devo dire che questi piccoli bottoncini, danno grandi soddisfazioni quando arrivano da persone che apprezzi e stimi.

grazie di cuore, e domattina vediamo di fare un bel lavoro per continuare la catena

riccardo gavioso ha detto...

@ zefirina: ricordo un'altra foto che, ancora più di queste, restituisce l'ipocrisia della guerra: quella delle lucide e impeccabili scarpe nere di Bush accanto a quelle da ginnastica che calzavano gli arti artificiali di uno dei reduci.

un buon fine settimana

riccardo gavioso ha detto...

@ riverinflood: se all'antiamericanismo daranno la denominazione d'origine, il mio non solo prende la DOC, ma arriva alla DOCG. Si può discutere a lungo su quali fossero gli intenti dell'autore dell'articolo, molto meno sul risultato ottenuto: la quasi totalità dei lettori - almeno dalle nostre parti - focalizza l'immane follia della guerra. E questo credo sia quel che conta...

grazie, e un buon fine settimana

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