uso politico della grammatica italiana – il paradosso



questa settimana avevo deciso di parlarvi dell’ “ antonomasia “, ma improvvisamente si è presentato uno dei miei fornitori con un “ paradosso “ fresco fresco, appena pescato nel mare dell’informazione. L’occhio brillante e le dimensioni davvero fuori dal comune, mi hanno convinto che sarebbe stato un delitto non cucinarvelo.

L’etimologia è molto semplice e, tanto per cambiare, viene dal greco: para (oltre) e doxa (opinione).
Quindi parliamo di qualcosa che travalica l’opinione comune. In altre parole, la definizione classica che ritroviamo anche su Wikipedia, cita Sainsbury: “ Una conclusione apparentemente inaccettabile, che deriva da premesse apparentemente accettabili, per mezzo di un ragionamento apparentemente accettabile “. Ma in realtà l’accezione comune tende a semplificare e modificare il concetto: “ Una conclusione inaccettabile, che deriva da un ragionamento apparentemente accettabile “.
Iniziate ad essere abbastanza confusi e state pensando di abbandonare l’articolo? …vediamo di complicarvi ulteriormente le cose.
In realtà i tipi fondamentali di paradossi sono tre: affermazioni che sembrano vere ma che in realtà sono contraddittorie; affermazioni che sembrano contraddittorie ma che in realtà sono vere; affermazioni corrette che portano a conclusioni contraddittorie.
Qualche esempio potrà trattenere i pochi che sono rimasti.
Il paradosso nasce nel VI secolo a.c. per mano del cretese Epimenide, che pare aver detto: “ i cretesi sono bugiardi “, affermazione innocua che però fu subito mutata in “ tutti i cretesi dicono sempre il falso “. Ed ecco che la cicogna ci ha recapitato il primo paradosso, ma è talmente facile che non intendo darvi neppure un aiutino. A questo paradosso fu dato il nome di “ paradosso del mentitore “ e venne rielaborato di continuo in una miriade di varianti.
Restiamo in Grecia e veniamo a quello che diventerà il paradosso per antonomasia - visto che sono riuscito a sbolognarvela lo stesso l’antonomasia? - Parliamo di Zenone di Elea e della sua famosissima tartaruga. Achille corre a una velocità dieci volte superiore a quella della tartaruga, la quale parte con un vantaggio di 100 metri. Nel momento in cui Achille raggiunge il punto da cui è partita la tartaruga, questa si sarà spostata in un punto più avanti. Rapidamente Achille raggiungerà questo punto, ma la tartaruga si sarà spostata in un altro più avanti, e così via all'infinito. Se ne conclude che Achille non raggiungerà mai la tartaruga.
Poi Zenone ci prese gusto e iniziò a vaneggiare di frecce e altri ammennicoli, ma noi salteremo una bella manciata di secoli e arriveremo al famoso barbiere di Russel: un villaggio ha tra i suoi abitanti un solo barbiere, uomo ben sbarbato. Sull'insegna del suo negozio è scritto: “ il barbiere rade tutti, e unicamente, coloro che non si radono da soli “. La domanda a questo punto è: chi rade il barbiere? La risposta che siamo portati naturalmente a dare è: “ il barbiere si rade da solo “. Ma in questo modo violiamo una premessa: il barbiere rasandosi non raderebbe unicamente coloro che non si radono da soli. Allora viene spontaneo pensare che il barbiere sarà raso da qualcun altro, ma ancora una volta si viola una premessa: che il barbiere rade tutti coloro che non si radono da soli (per dirla in altre parole, il barbiere se si rade da solo non dovrebbe radersi, se non si rade da solo dovrebbe radersi). Eppure il barbiere è ben sbarbato...

Siccome vi voglio bene, vi risparmierò l’intero catalogo di paradossi matematici e filosofici che si sono succeduti nei secoli - ditemi almeno un grazie, però! – e concluderò col paradosso politico che ha dato origine a questa colossale confusione.
Un Ministro della Giustizia viene iscritto nel registro degli indagati in un’inchiesta per i reati di associazione a delinquere, corruzione, violazione della legge sulle associazioni segrete, truffa, finanziamento illecito ai partiti. La cosa è già paradossale e potremmo benissimo chiudere qui. Ma il Ministro vuole battere Epimenide: tenta di sottrarre l’inchiesta al pubblico ministero e, non essendoci riuscito, ci riprova, sostenendo che il magistrato non può più giudicare serenamente del caso, avendo lui stesso tentato di sottrarglielo. Il procuratore generale, che ha studiato, e sa con certezza che Achille mai raggiungerà la tartaruga, stabilisce la fondatezza del ragionamento del ministro e dispone l’incompatibilità ambientale del pubblico ministero, sottraendogli l’inchiesta.Parola “ fine “ a secoli di storia del paradosso… sarà impossibile far meglio di così.

4 commenti:

riccardo gavioso ha detto...

In effetti sarebbe davvero necessaria un'inversione di tendenza. Peccato che la politica sia l'unica macchina stupida che non possiede il tasto " reset ".
Una buona settimana anche a te, Riccardo.

Anonimo ha detto...

Di Pietro ministro infrastrutture e non ministro della giustizia è un bel paradosso...
Ciao
Daniele

riccardo gavioso ha detto...

indubbiamente la politica italiana è humus ideale per i paradossi: ottimo il tuo!
Se gli amici vogliono darci una mano a creare un catalogo...

Ciao.
Riccardo

riccardo gavioso ha detto...

Mastella sostiene che "De Magistris dice il falso", e De Magistris ribatte che "Mastella dice il vero".

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